Potremmo definire E E-DOLL un thriller fantascientifico. Abbiamo una serie di misteriosi omicidi ai danni degli “androidi” richiamati dal titolo, un investigatore sulle tracce dell’assassino ed entità sulla soglia tra l’umano e il transumano che si aggirano per le strade di una metropoli trasfigurata. Quali sono state le tue influenze e quali i modelli (libri, film, fumetti) verso cui ti senti maggiormente debitore?
In realtà, in E-DOLL, il thriller funge da McGuffin, da elemento narrativo per cui l’attenzione del lettore viene sviata e spostata sull’azione o su un evento con lo scopo di mandare avanti la storia. Questo perché la vera vicenda ruota attorno a ben quattro storyline che s’intrecciano di continuo su questioni personali e familiari. Per quanto riguarda le mie influenze, devo riconoscere un debito immenso a due pensatori francesi, Georges Bataille e Jean Baudrillard che mi hanno ispirato molte riflessioni sui meccanismi della seduzione e sul desiderio di proiettare sugli oggetti le nostre frustrazioni irrisolte. Devo parecchio anche a quegli illustri scrittori della tradizione letteraria russa che si sono cimentati con il genere del fantastico, tra cui Michail Bulgakov e Viktor Pelevin con le loro derive fiabesche e surreali in cui l’elemento di trasfigurazione è strumentale a un’analisi ad ampio raggio sia dei costumi locali che dell’umanità nel suo complesso. Ma il testo che più mi ha affascinato è lo splendido saggio L’io della mente di D. Hofstadter e D. Dennet, un vero e proprio gioiello di logica composto da una serie di racconti che consiglio senza riserve a chiunque voglia approfondire il tema della natura della coscienza. Più che dai film, E-DOLL è stato ispirato dalla musica. Da brani classici come il Principe Igor di Alexandr Borodin, il Jazz Suite nr. 2 di Dmitry Shostakovich, l’Opera 3 in C minore di Rachmaninov e l’Adagio di Albinoni fino ad album moderni quali Origin of Symmetry dei Muse e Kid A dei Radiohead. Il mio consiglio è di leggere il romanzo con questo sottofondo musicale per trarne il massimo grado di coinvolgimento. Con me ha funzionato... ;;;;
Personalmente, non trovo fondamentale – per quanto esplicito – il richiamo a Blade Runner, che si avverte nella rappresentazione delle E-DOLL come bambole di piacere e nella scelta programmatica di ricalcare la numerazione dei modelli sui Nexus della Tyrell. Per esempio, vi ho trovato echi di Richard Calder (lo scrittore inglese autore della cosiddetta trilogia dei Morti – Dead Girls, Dead Boys, Dead Things – approdata da noi solo con il primo titolo della serie, Virus Ginoide, e una manciata di racconti per la Nord). Penso alla centralità del sesso nell’esplorazione della linea di confine tra la dimensione umana e quella meta-umana, come interfaccia tra due mondi antitetici eppure forse destinati a compenetrarsi. Qual è la tua opinione in proposito? Che ruolo gioca il sesso, secondo il tuo parere, nel meccanismo drammatico di E-DOLL?
Sì, hai ragione, ogni androide ci richiama alla mente i celebri Nexus 6 della Tyrell Corporation ma in E-DOLL i destini dei robot sono capovolti. Non si tratta infatti di vivere qualche anno di più, bensì di dare un senso a un’esistenza immortale. Un fatto molto complesso da ottenere, non solo in una macchina ma oserei dire in qualsiasi essere senziente. Per questo ho voluto spostare l’attenzione su che cosa significasse essere “vivi” e se tale condizione fosse una prerogativa esclusiva del genere umano o meno. Attorno agli E-DOLL infatti ruotano numerosi personaggi che pur essendo animati per nascita dalla scintilla della vita umana, non si sentono affatto vivi e usano il sesso, in tutte le sue forme e declinazioni, per darsi un’identità, uno scopo, un piacere. Ė proprio questa abilità del sesso di fungere da controvalore assoluto che mi interessava mettere in luce, una funzione che percorre il nostro passato più remoto e che avrà una sua valenza anche in futuro. Almeno finché la nostra riproduzione si baserà sugli stessi principi biologici di sempre. Il sesso è il motore della nostra razza, è l’elemento cardine della nostra psicologia, è la forza e allo stesso tempo la debolezza dell’umanità. In molti prevedono un azzeramento della fuzione sessuale (cfr. Le possibilità di un’isola di Michel Houellebecq), un ermafroditismo diffuso, per cui uomini e donne abdicheranno dal loro potere seduttivo per ambire a valori considerati più degni e attuali, ma io non la penso così. Credo, al contrario, che la sessualità sia l’energia più pura, nel senso letterale del termine, l’unica in grado di caratterizzare la nostra felicità. Le altre sono tutte mediate, derivate, frutto di evenienze e possibilità. In ciò, i personaggi di Grigorij Kursilov e Igor Gankin incarnano i due aspetti antitetici di questa pulsione totalizzante.
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