Francesco Verso è il vincitore del premio Urania 2008, con il romanzo E-DOLL, definito “un ottimo thriller cibernetico ambientato in un mondo futuro realistico e ben delineato, in cui l’azione densa e ritmata nulla toglie agli scrupoli morali e alla consapevolezza analitica di una vivace riflessione sull’erotismo”.
Verso è nato nel 1973 e dopo essere stato un Dj per dieci anni, uno studente Erasmus ad Amsterdam e un IT Specialist per una Multinazionale, attualmente vive e lavora a Roma. Ha al suo attivo, oltre ad alcuni racconti, anche il romanzo Antidoti umani (Edizioni Diversa Sintonia, 2009). Lasciamo ora la parola al neo vincitore, il cui romanzo è appena uscito su Urania.
Ciao Francesco, seconda intervista per Delos nel giro di brevissimo tempo. E se ci ritroviamo ancora una volta qui a parlare di un tuo lavoro, possiamo dire che il 2009 ha saputo dimostrarsi veramente un anno ricco di soddisfazioni per te. Ti va di raccontarci cosa c’è dietro? Quanto lavoro, quanta preparazione, quanto sacrificio?
Ciao Giovanni, in effetti nel 2009 ho raccolto molti dei frutti di quasi otto anni di lavoro. Otto anni di cui la metà trascorsi a scrivere Antidoti umani mentre i rimanenti su E-DOLL. E non è stato facile perché prima di scrivere una parola, leggo decine di libri, scarico documenti dal web e approfondisco la materia oggetto del romanzo. Antidoti umani ;;;;;è nato addirittura senza trama per cui è stato molto dispendioso mettere assieme i tanti pezzi che vagavano nella mia mente. D’altra parte la fantascienza fa dello scenario un elemento fondamentale che la caratterizza quasi quanto il romanzo storico. Fallire in questo, non rendere cioè l’ambientazione credibile, significa minare ogni speranza di buona riuscita del romanzo. Aggiungo inoltre che i sacrifici, oltre a essere legati alla scrittura, sono stati anche di natura pratica. A ottobre dello scorso anno, ho deciso di intraprendere la strada dello scrittore, una passione che brucia dentro di me da più di dieci anni e che veniva tenuta sopita e imbrigliata dal classico lavoro mediocre ma a tempo indeterminato che in Italia è quasi più una condanna che una salvezza. Conosco tanta gente che non osa seguire la propria passione per ovvi motivi di sopravvivenza. Nel mio caso il destino ha voluto che fossi messo in mobilità e che quindi mi decidessi a fare questo salto nel buio. Ora vivo così, con meno sicurezza economica ma facendo ciò che mi rende felice e mi appaga più di ogni altra cosa. A parte le mie donne, Elena, la mia compagna e la piccola Sofia di un anno e mezzo.
Parliamo più da vicino del tuo romanzo vincitore del Premio Urania 2008, pubblicato nel n. 1552 della storica collana Mondadori con il titolo di E-DOLL. Qual è stata la genesi del libro?
Spesso è la nuda realtà della cronaca a ispirare la nascita dei miei personaggi e gli sviluppi della trama. Non mi avvalgo di un sistema tipo I Ching alla Philip K. Dick, ma com’era già avvenuto per Antidoti umani, con un articolo sul cibo che si adatta ai gusti del consumatore, E-DOLL è scaturito da una riflessione fatta in seguito all’ennesimo servizio sugli stupri di gruppo, la violenza casalinga e gli abusi perpetrati ai danni di donne e bambini. Da lì è nata l’idea di creare degli esseri artificiali che fungessero da “sfogatoi”, come li chiama un personaggio del romanzo, un termine quanto mai cinico e crudo ma come definire altrimenti l’aggressività e la frustrazione che si riversano così spesso sui più deboli? Inoltre mi piaceva il fatto di ribaltare l’idea che ci hanno sempre inculcato sui robot, oggetti cioè utili ma inanimati i quali restano soprattutto dei pericolosi compagni di vita, entità spesso minacciose e di cui avere un certo timore. In E-DOLL invece avviene l’esatto contrario.
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