La storia è stata scritta dello stesso Duncan Jones che per la stesura dello script si è avvalso della collaborazione dello scriptwriter Nathan Parker. La trama del film ruota intorno alle vicende di Sam, custode della base mineraria lunare adibita all’estrazione del prezioso Elio 3, un gas in grado di sopperire al fabbisogno energetico terrestre. L’uomo è alla fine del contratto triennale che lo lega alla compagnia mineraria e attende di tornare dalla moglie Tess e dalla figlia Eve. Sam, però, s’ammala, ha delle visioni e provoca un incidente durante un uscita con il suo rover lunare, incidente nel quale resta gravemente ferito. Getry, il placido computer della base lunare, lo rimpiazza con un clone, ma quando il vero Sam comincia a riabilitarsi, lo scontro con il suo alter ego diventa inevitabile. Entrambi sono tuttavia vittime degli inquietanti retroscena messi in atto dalla Lunar Industries Lmt., la compagnia mineraria per cui lavorano, e insieme pianificano una via di fuga da quell’infernale situazione… Le citazioni ai film di fantascienza degli anni Settanta, Ottanta, sono esplicite per ammissione dello stesso Jones: il ricordo va a pellicole come Blade Runner, Alien, Atmosfera zero e 2001 Odissea nello spazio, dal quale Jones ha tratto la figura del computer di bordo Hal 9000, che in Moon ha le vesti del rassicurante Gerty. Tuttavia non si ha mai la sensazione di un plagio. Il film ha una certa personalità e una regia molto sapiente e sorprendentemente matura per un esordiente, suggerisce che forse siamo di fronte ad un autore destinato a lasciare il segno. Per la scenografia dell’ambiente lunare, Jones ha optato per la creazione di modellini e di un plastico di circa 25x20 mt che riproduceva la base lunare, la torre di trasmissioni dati e i magazzini. I modellini in scala delle strutture - unitamente i rover, i famosi veicoli lunari - sono stati poi rifiniti con effetti speciali in CGI dalla famosa e pluripremiata Cinesite di Londra che si è occupata essenzialmente di creare le polveri alzate dallo spostamento del veicolo, delle tracce lasciate dai grandi pneumatici sul suolo lunare e del composing degli scenari esterni mostrati dai parabrezza del rover.
Jones ha affermato di aver usato questa tecnica mista non solo per contenere le spese di budget, ma anche per dare un look diverso e un po’ retrò alle ambientazioni. Pertanto, il plastico e i modellini in scala sono stati illuminati e ripresi con la macchina da presa direttamente secondo dei procedimenti che ricordano le procedure dello staff di George Lucas al lavoro sui primi episodi di Star Wars. D’altra parte, con certi trucchi del mestiere Jones ha avuto a che fare durante le sue esperienze pubblicitarie per campagne promozionali di gran richiamo (Heinz, Campbell) dove fu abbondante l’uso di effetti speciali. Sempre in studio (negli hangar della Shepperton Studios, dove fu girato anche il primo Alien) sono state costruite le location degli interni della base lunare, in modo da risparmiare notevolmente sulle spese: in pratica le riprese sono avvenute in un solo posto nell’arco di 31 giorni di girato.
Il film, prodotto dalla compagnia indipendente inglese Liberty Films, è costato 5 milioni di dollari ed uscirà in Italia il prossimo 4 dicembre. Si vocifera che sia il film dell’anno, almeno nel genere fantascienza; sembra, in effetti, che ci siano tutti gli ingredienti per essere una pellicola più che pregevole. Dopo il debutto di Neill Blomkamp con il suo innovativo e originale District 9, il 2009 ci consegna con Duncan Jones un altro talentuoso esordiente che speriamo mantenga le promesse enunciate in questo film.
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