Dall’introduzione di Salvatore Proietti si legge: “Trattandosi di romanzi SF e non di realismo psicologico, ancora più importante dello scavo intimo dei protagonisti è che attraverso di loro, con loro, scopriamo l’intricata complessità degli universi in cui si muovono. In questi mondi, in tanta parte alieni, le soggettività di queste umanità future ci costringono a chiederci cosa è naturale, cosa è umano o disumano, morale o immorale, giusto o ingiusto e in che modo questi concetti si possono ridefinire nell’intreccio fra scienza, tecnologia, politica e sentimento.” Tu sei laureata in psicologia. Quanto i tuoi studi ti hanno aiutata e ti aiutano nella costruzione di questi complicati intrecci fra caratterizzazione dei personaggi e sviluppo della trama?
Più che i libri o la psicologia, mi è d’aiuto osservare le persone. Quando scrivo mi succede che si ripresentino caratteri e personalità conosciute in passato, piccoli gesti, modi di parlare, certe frasi che svelano il modo d’essere dell’individuo, io uso tutto, dopo averlo passato al setaccio letterario. La trama viene da sé, sulla base dei caratteri dei personaggi. A ripensarci però Nessun uomo è mio fratello è diviso in tre parti, ognuna delle quali richiama le tre età dell’uomo, secondo l’indovinello della Sfinge di Edipo e devo ammettere che Enki ha un bel complesso di Edipo!
Sei anche arrivata seconda alla terza edizione del premio Robot col racconto L’eroe dei mille mondi, uscito su Robot 56. Hai vinto il premio Oltrecosmo nel 2007 con La consistenza delle idee. Tuoi racconti sono raggiungibili attraverso il web, fra cui Dialogo Diabolo, su Fantasy Magazine. In tutti c’è una costante: l’accostamento alla fantascienza di riferimenti per “palati fini”, dalla musica all’alchimia, che però riescono a raggiungere anche un pubblico non necessariamente informato sugli argomenti in questione. Con cosa ti sei divertita a “giocare” stavolta?
Con le atmosfere, i luoghi, le parole. C’è molta Sardegna, nascosta nelle risaie e nelle città di questa storia. Credo sia più facile cogliere i riferimenti se si conosce l’isola, Salvatore Proietti li ha notati, ciò non toglie che ciascuno possa ritrovarci qualcosa di sé; la prima parte evoca l’infanzia, la seconda la giovinezza, la terza la maturità.
È difficile trovare uno scrittore che non abbia un rapporto simbiotico con la musica. È uno scambio di ispirazioni. Niente si crea e niente si distrugge. Credo non sia un caso che Rupes Recta fosse strutturato sui tempi delle forme musicali della musica colta. In molti hanno apprezzato nel romanzo la contaminazione fra i generi, tanto da definirlo crossover. Per accostarsi ancora di più al rock, io lo definirei più Industrial: sano vecchio metallo mischiato a elettronica alternativa. Oppure progressive, col suo intreccio fra rock e colta. Quale rapporto hai con la musica sia colta che pop/rock e quali sono stati i tuoi maggiori ispiratori nel corso degli anni? Cosa troveremo di musicale in Nessun uomo è mio fratello?
Mi dispiace deluderti. Nessun uomo è mio fratello è una lunga, lunga pausa nello spartito. La seconda parte inizia proprio con il protagonista che descrive il silenzio e credo che l’assenza di suono caratterizzi l’intero romanzo. Stavolta, mentre scrivevo, non avevo un sottofondo musicale, perché il silenzio avvolge le vittime.
Da un punto di vista strettamente letterario, quali sono gli autori e i romanzi di fantascienza che hanno segnato il tuo cammino nella ricerca di uno stile personale?
Lem, senz’altro. Solaris, senza dubbio. Solaris è un Moby Dick fantascientifico, ogni volta che ci si tuffa dentro si riemerge con qualcosa di nuovo, qualcosa che in precedenza era sfuggito. Pur non apprezzando del tutto i suoi romanzi, trovo che Dick abbia uno stile modernissimo, ancora attuale.
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