– Sì, ho qualche reminiscenza – convenne il professore, con un po’ di perplessità, – ma non capisco cosa c’entri con il satellite.– Beh, quel satellite in realtà è una macchina elettrica. Rotante, per la precisione – spiegò l’altro.

Marler non potè trattenere un leggero grugnito. Rivide nella propria mente la carcassa metallica del satellite e quell’improbabile corona cilindrica rotante.

– Incomincia a comprendere – osservò Li-Ang, tradendo una vena di compiacimento. – In realtà non ci importava nulla di monitorare l’Afghanistan: quello era solo un motivo di facciata per poter spedire in orbita la macchina senza ostacoli da parte della NASA o delle Nazioni Unite.

– E a quanto pare ci siete riusciti.

Li-Ang annuì. – Perché non sapevate cosa cercare – disse. – Vi eravate assicurati che a bordo del satellite non ci fossero detonatori nucleari o mine batteriologiche, ma il sistema funzionava diversamente. Era suddiviso in due sezioni: una statica, detta statore, e l’altra rotante, detta rotore.

Il rotore, già. Quello che in teoria avrebbe dovuto essere il supporto per il sistema di monitoraggio sul quale andavano montati i puntatori ottici al fine di intercettare l’obiettivo secondo angoli leggermente diversi…

– Lo statore è sede di tre tensioni sfasate di centoventi gradi che generano un campo magnetico, il quale viene indotto al rotore attraverso il traferro. In questa maniera si crea una coppia di forze che fa ruotare il rotore e che dipende da parametri come il numero di coppie polari, la velocità relativa del rotore rispetto al campo magnetico rotante e così via.

– Mi sta dicendo che è bastato far girare un grosso motore a qualche decina di chilometri dalla Terra per provocare uno tsunami? – domandò Marler.

– La rotazione del rotore ha generato dei flussi dispersi, che si sono combinati con il campo magnetico terrestre causando una sorta di strappo nella regione più vicina al satellite – continuò Li-Ang. – Come sa, l’Afghanistan è una zona particolarmente sismica, per cui l’interazione magnetica è bastata per dare origine a un terremoto di magnitudo superiore a nove nella scala Richter.

Il professore serrò le mascelle, stizzito.

– È assurdo – dichiarò. – I flussi dispersi sono troppo deboli per disturbare il campo magnetico terrestre e tendono ad aprirsi a ventaglio, impedendone di fatto il controllo.

L’altro fece un cenno di assenso. – In un comune motore sì – ammise, – ma il nostro satellite è stato dimensionato in maniera molto differente dai comuni motori. Abbiamo cercato di massimizzare i flussi dispersi, anziché di ridurli quanto più possibile come si fa di solito. È bastato agire sui lamierini statorici, sugli avvolgimenti e sui parametri di macchina. Senza dimenticare la forma e le dimensioni delle cave, naturalmente, dove avevamo alloggiato i puntatori ottici, che in realtà erano soltanto degli induttori camuffati.

Marler rimase ammutolito. Ora gli era tutto tremendamente chiaro, o quasi. Come facevano Li-Ang e gli altri artefici del massacro a giustificarsi per tutta quella crudeltà? Fino a dove la consapevolezza delle loro ragioni poteva mettere a tacere le loro coscienze?

– Avete ucciso migliaia di innocenti per liberarvi di poche decine di uomini – disse.

Li-Ang allargò un sorriso maligno e raggelante.

– È questo il problema di voi Occidentali – asserì. – Pretendete di ottenere dei risultati senza fare fatica né sacrifici. Volete guadagnare duemila dollari al mese lavorando solo quaranta ore settimanali e sperate di vincere una guerra senza sporcarvi le mani. Non c’è da sorprendersi che la vostra civiltà sia in declino.