La contaminazione dell'arte da parte dell'arte della comunicazione, questa potrebbe essere una semplicistica definizione di cultura AvantPop. L'AvantPop non è una contaminazione artistica nuova, o almeno non del tutto: Andy Warhol già nel 1968 aveva consegnato se non alla storia della letteratura americana, almeno ai suoi contemporanei un romanzo dal titolo non tanto enigmatico ma almeno "ambiguo". "A" significherebbe infatti Anfetamine, almeno secondo l'opinione di alcuni amici di Andy: non è difficile appoggiare questa tesi, infatti il romanzo è il resoconto di un gruppo di artisti, divi, drogati e freaks che invadono e costituiscono le molteplici realtà contraddittorie di una Manhattan anni Sessanta. Quando uscì nel 68, il New York Times Book Review lo bollò come pornografia pura, mentre il Newsweek subito disse che non poteva non trattarsi dell'opera di un genio. "A", all'inizio, era costituito da 4 sessioni registrate su nastro e lunghe approssimativamente dalle dodici alle ventiquattro ore ognuna, registrazioni che furono effettuate dall'agosto del 1965 fino al maggio del 1967. In seguito i nastri furono affidati alle cure di Maureen Tucker (batterista dei Velvet Underground), Susan Pile (operaia part-time alla Fabbrica e studentessa universitaria) e ad altre due ragazze raccolte dai campus universitari. Il Loro compito fu quello di trasporre su carta il contenuto delle 4 sessioni registrate: fu lavoro lungo e difficile, soprattutto per l'impazienza di Warhol. Alla fine le ragazze trascrissero tutto ignorando e la grammatica e i refusi; Warhol rimase affascinato da tutti gli errori contenuti nella prima bozza di "A" e decise di mandarlo in stampa con tutti i suoi errori cambiando solo alcuni nomi di personaggi e qualche battuta. Con questo romanzo l'arte Pop non era più esclusivo territorio dell'immagine: la letteratura diventava oggetto artistico da "manipolare". La tecnica del cut-up, sotto l'influenza di Warhol e dei suoi emuli, diventò subito un mezzo espressivo anche nella musica. Se la Beat Generation aveva scritto seguendo le regole del Jazz, dell'improvvisazione, Warhol si era spinto oltre negando ogni regola letteraria e grammaticale. Questo incipit non è stato scritto a caso: oggi una nuova corrente di pensiero, un vero e proprio manifesto è stato promulgato da una nuova generazione di scrittori, che si definiscono "seguaci dell'AvantPop": Paul Auster,. Robert Coover, Don DeLillo, William Gibson, Mark Leyner, Bruce Sterling, sono solo alcuni nomi tra i più famosi del nuovo panorama letterario e artistico dell'AvantPop. Ognuno di loro si pone interrogativi del tipo: Esistono ancora i generi letterari? Si può ancora affermare che la fantascienza, il giallo, l'horror, il noir siano razze minoritarie della grande specie del romanzo? Ed esiste davvero, oggi, una letteratura mainstream? Una scrittura che possa mantenersi incontaminata dalla tecnologia, dalla violenza, dal mistero di una realtà che ci viene sempre più presentata come puro intrattenimento?... E' letteratura al limite dell'impossibile, dove il cyberpunk, la fantascienza, il giallo, si esprimono per mezzo di cliché di massa attentamente manipolati: i titoli di coda di un film diventano la base per scrivere un racconto surreale, una vetrina di un negozio si trasforma in una paradossale "vetrina escatologica" che nega il futuro come tempo razionale, ecc.
La peculiarità dell'antologia curata da L. McCaffery è che ci mostra una America assai diversa da quella che si è soliti vedere interpretata al cinema o illustrata da novelli sedicenti hemingway di serie B; McCaffery specifica che "l'AvantPop associa l'attenzione della Pop Art sui beni di consumo e sui mass media allo spirito sovversivo e alle radicali innovazioni formali dell'avanguardia... La grande attenzione dell'AvantPop per le strategie di cooperazione è la ragione della sua differenza rispetto all'avanguardia. Al pari di quest'ultima, l'AvantPop si fonda spesso sull'impiego di soluzioni estetiche radicali per disorientare, confondere, sorprendere, provocare... Sulla base di ciò che offre in termini di varietà di voci autoriali e di innovazioni stilistiche, eterogeneità e ambizione dei temi affrontati, e abilità nell'usare le forme e gli archetipi della cultura pop per esaminare le condizioni della vita e della letteratura nell'America contemporanea, credo che questa raccolta sia una prova schiacciante delle ritrovate virtù di ottimismo, fiducia e spirito d'avventura di chi Robert Hughes lamentava l'assenza nello scenario seguito al modernismo....". Stando alle dichiarazioni del curatore, l'antologia è un vero è proprio manifesto di una America diversa da quella platinata di Time.
L'AvantPop affonda le sue radici nelle idee e nelle armonie (o disarmonie) di scrittori come J.G. Ballard (Crash e La mostra delle atrocità, sono due titoli fondamentali per approfondire l'argomento), Philip K. Dick (forse il più allucinato scrittore di SF - si veda La svastica sul Sole); ma anche la Televisione ha influenzato l'AvantPop (Twin Peaks, I Simpson, Beavis and Butthead sono degli ottimi esempi); e non va dimenticata neanche la musica di artisti come Sonic Youth, Velvet Underground, Bruce Sprinsteen, Patti Smith, ecc... e poi il grande cinema di Fritz Lang (come dimenticare Metropolis!), Stanley Kubrick (basti citare Il dottor stranamore e Odissea 2001), Ridley Scott (indementicabile con il suo Blade Runner tratto da un romanzo di Philip K. Dick), Quentin Tarantino (chi non ha visto Pulp Fiction?). In questi recipienti 'culturali' l'AvantPop ricerca la verità e la mette a nudo, una nudità che sorprende per la sua crudezza, la sua spietata affannosa ricerca di una immagine che non sia immagine ad uso e consumo del dandy e del borghese medio.
La SF si mescola al cyberpunk, alla cultura del 'telecomando' e a quella underground: il risultato è di sicuro interesse e di forte impatto emotivo. Perdere un libro come questo significa perdere davvero qualcosa, forse l'America stessa, quella vera che non ci viene raccontata se non con i soliti abusati cliché. I cliché usati a fine creativo dai seguaci dell'AvantPop hanno tutto il gusto della provocazione, inducono a pensare al mondo così come l'abbiamo creato, sono un mero atto di accusa: l'accusa è precisa, ovvero quasi tutto non funziona come dovrebbe. Improvvisamente il lettore scopre che la fantascienza che solitamente è abituato a leggere nei romanzi non è poi tanto fantascienza, bensì una realtà che già sta vivendo... ci si accorge ben presto che il futuro non può essere più un qualcosa di razionale se uni ci è già dentro fino al collo, un futuro che coincide con il presente della realtà. Questa scoperta da parte del lettore è già motivo di profonda inquietudine, ma c'è dell'altro, c'è lo specchio di noi stessi come prodotti della grande catena industriale e sociale in ogni racconto presente nella bellissima antologia curata da Mc Caffery. Inoltre, pregio non da poco del volume, è quello di presentare ogni autore con una breve scheda bibliografica, uno strumento indispensabile per comprendere appieno i messaggi lanciati attraverso i 28 racconti presenti in Schegge d'America.
Chiunque ami la SF e la letteratura che non racconta solo per il gusto di raccontare e vendere in libreria il più possibile (ormai credo che molti siano stanchi di leggere la solita solfa a buon mercato - si fa per dire, usando un po' di velenosa ironia, giacché il mercato editoriale propone al pubblico titoli e autori sempre uguali ma sempre più cari sul prezzo di copertina), troverà sicuramente in Schegge d'America non pochi motivi di riflessione e approfondimento della nuova cultura che l'America (America Latina inclusa) sta partorendo con dolore, ottimismo in/volontariamente addizionato con un pessimismo scientifico. L'antologia è un buon inizio per cominciare a disintossicarsi dai veleni della società moderna, insomma da noi stessi sempre troppo partecipi ed inclini ad accettare le nuove strade della comunicazione senza comprenderne i meccanismi.
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