Un'astronave nello spazio profondo. Cunicoli lunghi e bui. Rumori strani. E grossi mostri cattivi. Se Pandorum fosse un giocatore di golf, partirebbe con un handicap abissale. Invece è un film. E si deve perciò confrontare con il capostipite del genere, ovvero Alien. A trent'anni dalla sua uscita nei cinema, il film di Ridley Scott continua a generare imitazioni più o meno fedeli. Ecco un'altra variante: Bower (alias Ben Foster) si risveglia dal sonno indotto e non si ricorda nulla. La nave spaziale su cui viaggia sembra deserta, eppure c'erano sessantamila persone a bordo. Ma qual'era la missione? Per fortuna ritrova Payton (Dennis Quaid), suo diretto comandante, anche lui vittima dell'amnesia. Bower decide allora di avventurarsi lungo i corridoi oscuri per capirne di più. Ed ecco le sorprese: la nave è popolata da feroci guerrieri tribali (sembrano usciti da Resident Evil, si capirà poi perché...). Costoro però non sono la vera minaccia, perché qualcosa di ben più terribile si aggira nelle tenebre. E non sembra essere umano. Oppure è tutta una finta. Non è che Bower e Payton stanno sviluppando una forma di ossessione generata dal contesto claustrofobico?
Scritto da Travis Milloy (sconosciuto sceneggiatore Usa, per la verità non molto prolifico) insieme al trentacinquenne tedesco Christian Alvart, ques'ultimo anche regista (nel 2005 ha girato il thriller Antikorper, e poco di più), Pandorum è costato circa quaranta milioni di dollari, cifra che sta facendo fatica a recuperare (al quattro ottobre aveva incassato poco sotto gli otto milioni di dollari).
Non l'aiuta il gioco al massacro in cui si sono scatenati i critici Usa, dove il film è uscito da un paio di settimane. Qualche citazione: “Pandorum non ha senso. Bisogna dirlo subito, a scanso di equivoci e per sgomberare il campo da illusioni, se mai qualche lettore ne possa avere. Sicuramente regista e sceneggiatore non ne avevano.” (Simon Abrams, New York Press); “Un Quaid brizzolato e un intenso Foster ce la mettono tutta per rimanere seri, ma non sarà di certo un film che finirà in cima ai loro curriculum […]. Potremmo dire che il claim del film, già sentito, è 'Nello spazio, nessuno ti può sentire urlare.' Ma in questo caso tutti ti possono sentire russare...” (Franck Scheck, Hollywood Reporter); “Nelle note per la stampa, Pandorum è definita 'Sindrome Orbitale Disfunzionale'. Ancor prima che finisse il film, ero convinta di averla contratta...” (Jeannette Catsoulis, New York Times).
Passato giusto qualche giorno fa oltreoceano, il ritornello non è cambiato per Pandorum: “Il film è ambientato su un'enorme astronave spaziale che porta in giro gli ultimi sopravvissuti del genere umano e, per la verità, anche un carico di cliché e ingredienti presi all'ingrosso da altri film di fantascienza e azione.” (Edward Porter, Times Online). E così via. Insomma, non è certo musica per le orecchie di Paul WS Anderson, produttore del film e a sua volta regista di lungometraggi fantascientifici come Resident Evil (l'ultimo della serie, Afterlife, è atteso per l'anno prossimo) e del poco acclamato Alien vs Predator.
A onor di cronaca si è invece levata qualche voce a favore, come nel caso del sito Scifi Wire: “Alvart è un buon regista. Pur con qualche punto debole nella trama, il film da la sensazione di essere proiettato costantemente in avanti, come una gara di Nascar, mentre vengono ordinati i tasselli del puzzle. Proprio nel modo con cui vengono offerti gli indizi su cos'è andato storto sta il punto di forza del film.”
Bisognerà attendere che qualcuno decida di portare Pandorum in Italia per giudicare in prima persona. Al momento non ci sono date all'orizzonte, per cui accontentiamoci del trailer.
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