Dovrò tornarmene a casa con la coda tra le gambe. E perdo anche questo lavoro. Mi crederanno, quando racconterò? Ma almeno lì non respirerò quest’aria fetida. Stasera io…Prendo il cellulare. — Pronto… Snješka?
— Ciao! Come stai? Come mai mi chiami?
— Come sto… poi te lo dico. Senti: sei libera stasera?
Domani intendo partire, ma almeno venire fin qui non sarà stato inutile.
— Stasera, dici? Ci devo pensare un bel po’. — L’ascolto ridacchiare, poi: — Direi di sì… Sì, guarda caso sono libera.
Ci diamo appuntamento.
Termino di scendere la scalinata dell’edificio. Il vociare continua a stordire, e tuttavia allontanandomi definitivamente percepisco con chiarezza una frase. Stavolta è in italiano: — Fanculo, sporco negro.
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