"Recreational sex, recreational drugs, random murder".
Questo è il motto con il quale è stato pubblicizzato baldanzosamente Trinity dal canale britannico ITV2. Il telefilm è ambientato nell’università fittizia di Bridgeford, una scuola che per novecento anni è stata la culla di un’elite di persone estremamente ricche e privilegiate e che per la prima volta apre le sue porte a classi meno abbienti e a persone di razze diverse. Trinity viaggia su due piani, uno di superficie dove si narrano le intricate vicende legate alla libertina e turbolenta quotidianità degli studenti universitari, e un altro piano sotterraneo dove si sviluppa una trama - in questo pilot veramente minima - legata ai misteriosi segreti celati nei meandri dell’università, che lascia presagire la presenza di società occulte, esperimenti misteriosi e possibili fantasmi.
L’episodio inizia con una chiesa avvolta nella nebbia nell’oscurità della notte. Un prete esce, si incammina e incontra un uomo misterioso. L’uomo misterioso lo uccide. Una scena vista e rivista, ma proprio per questo rassicurante per chi è alla ricerca di quel genere di atmosfera, piena di promesse di occulti e intriganti misteri. Ma ahimè la cosa finisce lì, perché d’improvviso lo spettatore viene strappato alla sua confortevole sicurezza e catapultato in un college inglese, il Trinity appunto, che si rivela nient’altro che un microcosmo di caricature post-adolescenziali, nessuna delle quali permette di identificarsi in alcun modo, nessuna divertente, nessuna simpatica. E lì si rimane per un’ora. L’aggancio alla scena iniziale è rappresentato dalla figlia del prete ucciso che inizia i suoi studi proprio in quel college, dove suo padre aveva lavorato per molti anni prima di andarsene all’improvviso, e del quale tra i docenti si parla sottovoce.
Fine del mistero per ora, per il resto si susseguono le vicende dei primi giorni di scuola di tutti gli stereotipi immaginabili, dalla coppia di scemi fumati alla ricca bellissima ninfomane, passando per l’arrogante nobile annoiato, l’umile ragazzo nero e studioso, il gruppo di fanatici religiosi imbranati e la simpatica ragazza sbadata che fa cadere i bagagli.
Almeno in questo pilot il motto tanto sbandierato da parte della ITV2 viene parzialmente disilluso. È vero che c’è sesso ricreativo con tanto di scabrosi incesti, è vero che ci sono droghe ricreative, e fa pure capolino un omicidio apparentemente abbastanza casuale, ma il tutto è inserito in un contesto talmente macchiettistico, piatto e “nullifluo” (concedetemi il neologismo) da rendere la visione pateticamente noiosa ai limiti dell’irritazione. Mi chiedo ad esempio come sia possibile scrivere una sceneggiatura nella quale si indugia per oltre dieci minuti su un singolo personaggio senza riuscire ad arrivare a scalfirne nemmeno lontanamente la psicologia.
Nel nulla più totale di azione e introspezione dei personaggi brilla comunque la recitazione di un navigatissimo attore come Charles Dance (Gosford Park, Last Action Hero, Alien3) che nel ruolo del preside, Dott. Edmund Maltravers, sfoggia un’interpretazione di scaltrezza luciferina in grado di fornire un certo tono all’episodio. Da segnalare anche la presenza di Christian Cooke (Doctor Who, Echo Beach, Demons) che nel ruolo del depravato e decadente Dorian Gaudain si barcamena in maniera un po’ più disinvolta e meno dilettantesca rispetto al resto del cast adolescenziale.
I motivi plausibili in grado di spingere un telespettatore a seguire questa serie possono essere legati solo a una sorta di morbosa curiosità sul come possa essere scritto e recitato male un telefilm, oppure a una parentela con gli attori.
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