A volte può essere la realtà a fornire ottimi spunti per sceneggiature sci-fi di successo. Se per esempio immaginassimo che una galassia tanto vicina da essere visibile a occhi nudi, fosse in realtà una gigantesca entità cannibale e che stesse puntando dritto contro di noi, chi non acquisterebbe i diritti per un'eventuale lungometraggio, adesso che vanno tanto di moda i disaster movies? Non ce ne sarà bisogno, perché è tutto vero. Un recente studio condotto dal Herzberg Institute of Astrophysics di Victoria (British Columbia, Canada) ha scoperto che Andromeda, situata ad “appena” due milioni e mezzo di anni luce dalla Via Lattea, è una sorta di predatore spaziale. Stelle e perfino piccole galassie che le si avventurano troppo vicino sono destinate a essere “mangiate”.
Non è uno scherzo. I risultati sono appena stati pubblicati sul serissimo periodico scientifico Nature e testimoniano dell'esistenza, nelle zone periferiche di Andromeda, di relitti appartenenti a galassie minori. Alan McConnachie, ricercatore responsabile del progetto, dichiara: “Si tratta di una spiazzante dimostrazione di quanto le galassie siano in realtà molto più vaste di quanto credessimo. Fino a oggi, nessuno avrebbe creduto possibile trovare oggetti così lontano dal centro di una galassia. Ora siamo anche testimoni di fenomeni paragonabili al cannibalismo, dove chi è più piccolo soccombe e viene come digerito.” “L'ironia – prosegue Thomas Puzia, altro ricercatore – è che la formazione delle galassie sembra accompagnarsi a stretto giro alla loro distruzione. Abbiamo osservato che Andromeda sta interagendo ora con la vicina galassia Triangulum, per cui è possibile che finiscano per fondersi in una sola entità stellare.”
A ben vedere, le galassie non sono altro che insiemi di stelle e altra materia tenuta insieme dalla forza di gravità. Ognuna di esse si evolve e cresce assorbendo ciò che la circonda, per cui niente di nuovo, almeno in teoria. Ma le immagini fornite dal Herzberg Institute attraverso il CFHT (Canada-France-Hawaii Telescope) sono senza precedenti in termini di dettaglio, profondità e ampiezza (è stata presa in considerazione un'area di mezzo milione di anni luce intorno ad Andromeda). In pratica, spiegano i ricercatori, “per la prima volta abbiamo visto con i nostri occhi l'evidenza di una teoria che pur veniva propugnata da decenni”. Per cui ora potrebbe aprirsi una nuova fase di studi sulla storia della formazione e dello sviluppo della galassia spirale più vicina alla nostra.
E magari gli scienziati potranno dirci qualcosa in più su un evento potenzialmente catastrofico, ovvero lo scontro fra la Via Lattea e Andromeda. Attualmente le due galassie si avvicinano a una velocità di circa centoventi chilometri al secondo. “Quando finalmente entreranno in rotta di collisione – spiega McConnachie – è difficile stabilire cosà accadrà: potrebbe verificarsi un semplice rimescolamento della volta celeste oppure potrebbe nascere una nuova e più grande galassia.”
Chi fosse già in allarme sappia che c'è tempo per fare le valigie, perché il meeting intergalattico è fissato fra almeno tre miliardi di anni.
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