Il romanzo si muove su queste due linee parallele: i ricordi di quand’era fanciullo e la visita al paese natio, accompagnato dal vecchio amico Nuto.I due romanzi hanno senza dubbio in comune l’ambientazione, l’amore per il mondo contadino ed un certo modo di vivere ormai perso per sempre, l’essere in parte autobiografici, ma anche una certa comunanza fra i due personaggi principali: Anguilla e Arno. Entrambi sono alla ricerca di una propria identità. Anguilla la cerca con il lanternino della nostalgia, ripercorrendo la sua esistenza da ragazzo, vita che non rimpiange perché dura, ma da cui sembra non essersi definitivamente distaccato neanche adesso che si è evoluto socialmente ed economicamente – chiara metafora dell’Italia del dopoguerra. Anche Arno è alla ricerca di una propria identità, ma tenta innanzitutto di scrollarsi di dosso quella che la società gli ha cucito nell'animo. La sua dunque – e qui sta la differenza fra i due romanzi, a vantaggio dell’opera di Aldani – è una scelta, una fuga consapevole, una rivoluzione individuale, preludio alla rivoluzione sociale (e marxiana). Arno è la prova che un uomo alienato dalla società è in grado di ribellarsi e cercare un’esistenza per nulla inquadrata.In entrambi i romanzi è presente una profonda riflessione politica, ma mentre quella di Pavese è amara, in cui c’è la consapevolezza che lo stato delle cose sembra immutabile ed in cui l’unico modo per sfuggire e rinchiudersi nel passato, o rifugiarsi nel sogno americano, solo apparentemente liberatorio; Aldani, invece, intravede con Quando le radici la possibilità di costruire una società diversa, un modo di vivere alternativo, rappresentato sia da Arno stesso sia dalla comunità di zingari a cui Arno decide di unirsi. Concludendo il capitolo dedicato allo scrittore di San Cipriano Po, nel saggio Le Frontiere dell’Ignoto. Vent’anni di fantascienza italiana (Editrice Nord, 1977), Vittorio Curtoni ha scritto che: “Fra tutti gli autori italiani di science-fiction, Lino Aldani è quello che con maggior coerenza ha saputo costruire un discorso d’intelligente critica alle nostre strutture sociali. Assumendo come base di discussione una precisa ideologia politica, egli l’ha seguita sino in fondo, in una continuità d’ispirazione che non conosce vuoti o ripensamenti. I suoi drammatici futuri sono veri e credibili perché nascono dall’osservazione diretta dei fatti del nostro tempo e ne sono il logico sviluppo. Il suo interesse va tanto al singolo individuo che alla società nel suo insieme; sicché i diversi protagonisti dei racconti, pur nel realismo delle connotazioni psicologiche, non assumono mail il valore di casi limite, ma sono altrettante esemplificazioni di malattie che interessano la totalità dell’ambientazione sociale. Il tema di fondo dei suoi lavori, e cioè l’alienazione, offre lo spunto ad un’indagine globale sui mali della nostra epoca e sfocia in proposte apertamente rivoluzionarie, corollari imprendi scibili del suo metodo d’analisi.”
Quando le radici è un romanzo contemporaneo e sulla contemporaneità, poco importa se è stato scritto tra il 1966 ed il 1977, se è stato pubblicato nel 1977, se è ambientato nel 1998 e se è stato ristampato nel 2009. È un romanzo di fantascienza italiana, originale, molto personale, al limite dell’autobiografia. Un romanzo che non può mancare nella biblioteca dell’appassionato di fantascienza e non solo.
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