Il regista di The Crow e I, Robot torna al fantastico e alla fantascienza con Segnali dal futuro – Knowing, interpretato da Nicolas Cage e Rose Byrne impegnati, rispettivamente, nei ruoli di uno scienziato e della figlia di una donna che, bambina negli anni Cinquanta, in occasione di un saggio scolastico aveva immaginato un futuro di morte e distruzione per l’umanità.
Molte delle sue profezie, scoperte diversi anni dopo, e tirate fuori dal luogo dove erano state, in un certo senso, ‘seppellite’ si sono rivelate vere. La più grande e pericolosa, però, è ancora di là da venire e qualcuno deve provare a cambiare il corso della storia in un percorso sospeso tra scienza e fede, tra razionalità e mistero. “Il film si pone la domanda ‘credi in Dio?’: all’inizio della storia il personaggio interpretato da Nic è uno scettico, poi, pian piano iniziamo a percepire un cambiamento dentro di lui.”
Osserva Proyas “Una storia perfetta per un agnostico come me che si trova a metà di questo percorso tra razionalità e fede. Segnali dal futuro è un’esplorazione di questo tema senza volere prendere una posizione definita che, per me, è impossibile da accogliere in quanto, se così fosse, starebbe a significare che sono più intelligente di quanto io stesso creda. Per me il finale di questo film deve restare enigmatico.”
Perché ha scelto il finale che il pubblico vedrà in sala?
Perché Segnali dal futuro per me ha sempre riguardato soprattutto il tema della speranza e della continuazione. La vita è un ciclo così come spieghiamo nel film dove vediamo un padre e un figlio. Il tema del passaggio del testimone era molto importante. Del resto il mio cinema è sempre fondato sull’idea di mistero e sugli enigmi.
Come si spiega il fatto che, spesso, Hollywood viva spessissimo una sorta di fascinazione nei confronti della possibilità dell’Apocalisse: il suo film, ad esempio, sarà seguito da 2012 di Roland Emmerich…
Credo che il cinema sia un riflesso delle nostre inquietudini: soprattutto adesso con un tema forte come quello del riscaldamento terrestre, siamo tutti angosciati riguardo al nostro futuro. Tutti quanti speriamo di non avere ancora superato il fatidico ‘punto di non ritorno’, ma, probabilmente, ci siamo finiti vicini. E’ un pensiero spaventoso che ci tocca nel profondo e si riflette nel cinema che vediamo e che facciamo. A differenza della guerra fredda quando, negli anni Cinquanta, pensavamo all’atomica con nel cuore la consapevolezza che qualcuno avrebbe o non avrebbe potuto premere un bottone, oggi, non sappiamo se quel tasto è stato già premuto. E da chi…La minaccia derivata dal non avere tenuto conto dell’ecologia e del nostro pianeta ci spaventa perché trascende il nostro controllo. In questo senso credo che questa idea mi abbia influenzato mentre scrivevo la sceneggiatura.
Come ha ‘arruolato’ Nicolas Cage?
Volevo un attore in grado di rendere al meglio il concetto alla base di questo film: io e Nic abbiamo scoperto di essere molto vicini da questo punto di vista e di pensarla alla stessa maniera. Personalmente, poi, io amo gli attori in grado di sfidare me e la storia e di portarla dove io stesso non mi aspettavo arrivassero. Io li incoraggio sempre ad analizzare la trama che raccontiamo e ascolto con piacere i loro consigli e idee. Volevo sempre lavorare con lui e non mi era mai riuscito fino ad oggi. Ho sempre ammirato il suo lavoro e la sua capacità di non ripetersi mai in un ruolo. Ogni personaggio cambia il suo approccio. E’ una qualità che amo molto in un attore e che ho trovato, ad esempio, in un interprete come Will Smith.
A cosa lavorerà adesso?
Una volta tanto non mi occuperò di fantascienza, che resta il mio genere preferito, bensì delle origini di Dracula in una versione molto inusuale della storia del vampiro più famoso del mondo. La sceneggiatura è fantastica, perché racconta la storia di Vlad, principe di Transilvania, che accetta di diventare una creatura mostruosa pur di salvare il proprio regno. E’ un passo dopo l’altro verso il buio.
Cosa l’attrae della fantascienza?
Il fatto che si tratti di un genere fatto di idee. Sono le buone idee ad attirarmi verso il cinema fantascientifico. Le idee sono la parte più interessante del cinema e, forse, della nostra intera esistenza.
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