– Ciao Babylamp! – Lo salutò un uomo con le orbite vuote ma che dava l’impressione di vederci benissimo. I suoi abiti erano laceri e puzzava come un animale. – Una volta tanto sei in compagnia. E di un terrestre per giunta. Non ce la fanno di solito! – Ridacchiò sdentato. In molti diedero il benvenuto al bimbo, evitando però accuratamente di toccarlo. Notarono lo straniero e lo guardarono con disprezzo, ma anche ammirazione, sapendo che per essere lì aveva dimostrato grande coraggio.
Si infilarono per un corridoio che conduceva, salendo delle scale, in un luogo ben areato. Un individuo attendeva in quell’anticamera vicino ad una porta posta al lato opposto al loro.
– Ora conoscerai Sandog – premise il bimbo. – Stai attento a come parli. Non fare il furbo o lo capirà all’istante. Ti accompagnerà da lui il suo vice. Il mio compito è terminato. Ci vediamo dopo. Vedi di non fallire proprio ora.
Percorsero l’ampia sala.
– Ciao Jenè. Henry desidera parlare con il capo.
L’uomo dal nome vagamente francese lo sorprese. Era stranamente normale, nessuna mutazione apparente. Alto e magro, sulla cinquantina, dalla barba appena accennata e dai radi capelli. Un tipo non bello ma affascinante.
– Vedo che non hai cenato stanotte, Babylamp. Non so se esserne dispiaciuto – gli strizzò l’occhio.
Il bimbo sorrise.
– Sei sempre il solito pa’. Smettila! Sicuramente rimedierò qualcosa dal macellaio in piazza.
Era difficile immaginarsi il ragazzino come la peggiore delle fiere.
– A dopo Henry – lo salutò e sparì rapidamente.
Anche Jenè si allontanò. Doveva annunciarlo.
Attese parecchio, ma ormai vi era abituato. D’altronde era un tipo paziente.
Il mutante tornò dopo circa un’ora. Gli riferì che l’attesa si protraeva perché Sandog era impegnato in una riunione con gli artigiani locali.
L’argomento ricadde su Babylamp.
– È forte il ragazzino – esordì Henry.
– Già – rispose Jenè con orgoglio – è come un figlio per me.
– Mi ha detto che la madre è morta mettendolo alla luce.
– È quello che ricorda lui, ma le cose non sono andate così. Sandog ha sterminato la sua famiglia. Nell’intento di sopprimere anche lui, lo trascinò qui, convinto che le radiazioni avrebbero completato l’opera, ma anziché morire, il bimbo mutò. Entrò prima in uno stato di catalessi durato circa tre mesi. Quando si risvegliò, aveva dimenticato tutto e si era creato un nuovo passato. Da allora è mansueto di giorno ma pericolosissimo di notte. Per questo dorme fuori, per cacciare indisturbato e non essere minaccioso per noi.
– Non temete che affamato si introduca qui durante l’oscurità?
– Le principali gallerie nelle ore notturne sono sbarrate. I suoi influssi maligni hanno portata limitata. Non arrivano a lambire le case degli altri mutanti.
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