Liquido ematico anche all’interno.
Il ragazzino aveva smesso di piangere, ma sedeva afflitto sulla sua branda.
– Che succede Babylamp? Me ne vuoi parlare? Posso aiutarti in qualche modo?
Vide che nascondeva un braccino dietro la spalla.
– Fammi vedere, cosa hai qui?
Tirò leggermente l’arto verso di sé. Non trovò resistenza.
Vide un’ampia ferita. Ne fu addolorato.
– Chi ti ha fatto una cosa del genere? Chi può essere stato così spietato? – Si adirò. – Non dovresti dormire in questa baracca così esposta! Dove sono gli altri? Perché nessuno ti ha difeso? È stata sicuramente la creatura di stanotte. Mi pento di averla solo ferita e non averla ucci…
Le parole gli morirono in gola. Solo allora comprese di essere stato lui l’artefice di quel taglio profondo.
Esitò un attimo. Lo abbracciò commosso.
– Perdonami, non potevo sapere. Eppure, mi sei apparso… grazie per avermi salvato.
Il bambino lo allontanò. Aveva il timore che la sua alta radioattività potesse far del male all’uomo. Henry comprese.
– Non temere. La tuta sembra reggere – cambiò argomento. – Vieni, dobbiamo pensare a curare la tua ferita adesso.
Tornarono al veicolo. Estrasse dalla cassetta dei medicinali il coagulante istantaneo. Lo spruzzò sulla lesione, la quale immediatamente cominciò a rimarginarsi.
– Forte! – Esclamò il piccolo.
– Te lo regalo. È tuo. Applicalo per un altro paio di giorni e quello che ti è successo rimarrà solo un brutto ricordo.
Riavviò il motore diretto verso la corte di Sandog.
All’interno dell’immensa cattedrale nel deserto mutante, finalmente Henry ebbe modo di comprendere dove erano tutti gli altri abitanti del luogo. Solo Babylamp dormiva all’esterno perché di notte era temuto perfino dai suoi simili.
Il bimbo lo introdusse nella fitta rete di cunicoli che si dipartiva al di sotto della struttura esterna creando una vera e propria città sotterranea. Il primo tratto era totalmente al buio, ma si vedeva benissimo, essendo il suo accompagnatore estremamente luminoso e fosforescente.
Sbucarono dopo una decina di minuti di cammino in una sala ampiamente illuminata con delle fiaccole. Ricordava la descrizione di una vecchia miniera.
Salirono su un trenino che il bimbo manovrò con destrezza. Inforcò alcune gallerie scartandone altre, scendendo talvolta per manovrare gli scambi dei binari abilmente, mostrando di aver percorsa la medesima strada infinite volte.
Si arrestarono in un’immensa caverna molto affollata. Doveva essere la piazza principale. Vi erano personaggi strani dalle fattezze più disparate e un vociare confuso ogniddove.
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