Babylamp aveva ragione. Non poteva essere così stupido da cedere. Non lui. Non Henry Broome.

Colpì la creatura, ferendola. Sentì un profondo e interminabile rantolo che scosse la quiete notturna. Le visioni improvvisamente sparirono. L’essere sembrò allontanarsi.

Henry si buttò sulla brandina, svuotato da ogni forza,  semisvenuto e spaventato. Questa volta non se la sentì di cantare vittoria. Non sapeva se l’entità sarebbe tornata.

Guardò l’orologio. Non doveva mancare molto all’alba. I giorni e le notti su Artemide erano più brevi rispetto alla Terra. Ad ogni modo non prese più sonno. Era troppo agitato e sul chi va là per riuscire a dormire.

Attese in silenzio. Rimase così per un tempo indefinito dopo il quale si rimise in piedi. Guardò fuori dalla finestra anche con un certo timore. Era tornato il silenzio. La notte stellata era sempre affascinante. Restò lì a lungo, preso dal gioco di riconoscimento dei vari astri osservati da un’altra angolazione. Era ancora sgomento per ciò che aveva visto.

Non poté osservare, dalla sua posizione, Lalande sorgere, ma il chiarore dell’alba sancì la sua vittoria. Ora poteva gioire, il peggio era passato.

Notò, accanto al bordo dell’apertura, un liquido nero: forse tracce di sangue del mostro.

 

La carovana di jeep era ancora ferma. Dovevano raggiungere la corte dei mutanti prima che Lalande fosse allo zenit, quelli erano gli accordi.

Dimitri invitò i suoi uomini a ricontrollare che tutto fosse in regola e ripartirono. Il deserto assumeva connotati dorati e affascinanti. Le dune carezzavano il suolo magicamente, come velluto soffice e candido.

La notte era stata piacevole. Quella terra selvaggia aveva su di lui un gran fascino, peccato fosse tutto contaminato. Le frequenti guerre avevano ucciso gran parte del pianeta abitato da donne bellissime. Si ripropose di farsene un paio prima della partenza. Non si poteva passare da Artemide senza approfittarne.

 

Babylamp raggiunse Henry dopo poche ore.

– Vieni – gli disse – sei stato bravo. Ti conduco da Sandog.

Balzarono in auto, il ragazzino sempre seduto sul sedile al suo fianco.

Accese il motore e prima di avviarsi, notò che il bimbo nascondeva qualcosa. Il suo visino verdognolo gli sembrò sofferente.

– Che succede Babylamp?  C’è qualcosa che non va?

Gli carezzò il capo.

Scoppiò a piangere e con un salto scese dall’auto e scappò via, lasciandolo esterrefatto. 

Spense il motore e lo seguì al di fuori dell’abitacolo.

Il bimbo si era rintanato nella sua abitazione. Al di fuori di questa, altre tracce di sangue sulla sabbia.

Spinse la porta, rivelando una casupola molto umile e spartana come quella in cui lui aveva soggiornato la notte passata. Era più grande e con qualche elemento di arredo in più.