"Dunque, l'elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo un supereroe e un suo alter-ego: Batman è di fatto Bruce Wayne, l'Uomo Ragno è di fatto Peter Parker. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l'Uomo Ragno. Ed è questa caratteristica che fa di Superman l'unico nel suo genere: Superman non diventa Superman, lui è nato Superman, quando Superman si sveglia al mattino è Superman, il suo alter-ego è Clark Kent. Quella tuta con la grande "S" rossa è la coperta che lo avvolgeva da bambino quando i Kent lo trovarono, sono quelli i suoi vestiti; quello che indossa come Kent, gli occhiali, l'abito da lavoro, quello è il suo costume, è il costume che Superman indossa per mimetizzarsi tra noi." [Bill in Kill Bill vol. 2]
Qualche anno fa, chiacchierando con una cara amica su cosa si aspettasse da un fumetto (o film) di supereroi, mi è stato risposto che innanzi tutto l'opera in questione doveva essere veramente "super": doveva insomma riuscire a trasmettere al lettore un senso di meraviglia infinita con ogni sua pagina, doveva metterlo di fronte ad imprese immense, possibilmente correlate in una trama semplice ma accattivante e magari con qualche momento divertente. Un serie di caratteristiche quasi impossibili da trovare in un unico fumetto tanto da sollevare una mia risposta divertita sul fatto che magari si era scordata un climax strappalacrime, momenti di pathos avvincenti e ramificazioni della "semplice" trama che ad ogni successiva lettura riuscissero ad aggiungere nuovi livelli narrativi e di interpretazione della vicenda principale. Grant Morrison proprio quest'anno è riuscito nell'impresa di farmi rimangiare quel commento divertito con il suo All Star: Superman.
Con una naturalezza invidiabile Morrison coniuga sapientemente il senso del meraviglioso ed i valori di un fumetto che ha le sue fondamenta nella fantascienza anni '40 con il gusto smaliziato e le più difficili aspettative di un pubblico moderno. Formatosi sulla mitica rivista inglese 2000 AD, un caposaldo del fumetto di fantascienza europeo, Morrison sbarca alla DC Comics e comincia da subito a sfornare successi quali Animal Man e Doom Patrol. Passato in un secondo momento al progetto di rilancio della JLA, che riporta in cima alla classifica di vendite come una delle serie più apprezzate degli anni '90, l'autore scozzese comincia a corteggiare l'idea di occuparsi a tutto tondo di Superman, un personaggio dal quale si sente profondamente attratto. Lo speciale DC One Million, crossover estivo ambientato nel 853° secolo dell'universo DC, comincia a gettare, in un'esplosione di concetti geniali e fantascienza nuda e cruda, le basi del lavoro che Morrison vorrebbe intraprendere sul primo supereroe della storia. I tempi però non saranno maturi fino ad un decennio più tardi con l'uscita di questo fumetto. Molti scrittori non si trovano propriamente a loro agio con una figura come Superman proprio a causa della sua grandezza: troppo iconico, troppo potente, troppo epico, valori troppo datati, quasi dovessero confrontarsi con una figura mitologica vecchia di millenni. Grant Morrison non solo va a nozze nel gestire questo tipo di concetti eccessivi ma li porta ad estremi inarrivabili, non dimenticandosi nel processo del lato "umano" e sensibile del personaggio. In All Star: Superman abbiamo le due facce di un'icona che perfettamente si incastrano in una storia fatta ad hoc per esaltarle entrambe ed esaltarle attraverso una narrazione concitata e dai toni epici. Il mezzo principale usato da Morrison, lo possiamo definire il cappello magico da cui estrae i trucchi che utilizzerà come struttura portante del fumetto è naturalmente la fantascienza, una fantascienza costruita in modo da strizzare l'occhio sia a quei concetti che hanno dato la nascita a Superman sia alle ultime speculazioni degli autori contemporanei. Superman per Grant Morrison è quindi un fumetto che affonda le radici nella fantascienza, nei messaggi che questo genere può veicolare e negli assoluti che può mostrare al lettore. Viaggi nel tempo, buchi neri, clonazione, manipolazione genetica, universo quantico, ucronia, dimensiani alternative sono tutti i tasselli che compongono un mosaico con al centro Superman, come se l'autore scozzese fosse così riuscito a formare un'immensa lente d'ingrandimento per esaltare ancora meglio, fin nei minimi particolari, tutti i dettagli basilari che compongono i concetti chiave del fumetto dalla sua creazione fino ad oggi. Grant Morrison ci mette di fronte a cosa è Superman, cosa è stato e cosa potrebbe essere, contemporaneamente aprendoci gli occhi sul perchè, nonostante siano passati più di sette decenni, non può lasciarci indifferenti.
Perfettamente adeguati i disegni di Frank Quitely (Authority, Batman, X-Men), un artista particolare e non sempre adatto, nonostante la fama indiscussa, alle opere che gli assegnano. Lo stile ipertrofico e monolitico che lo contraddistingue viene temperato dalle atmosfere retrò del fumetto e trasformato nel mezzo perfetto per rendere visibilmente la storia di Morrison. Ci troviamo di fronte ad un'interpretazione artistica a suo agio tanto coi toni epici quanto con i momenti ironici della storia ma che riesce a rendere, soprattutto, la perfetta trasposizione visiva dei momenti chiave della vita del fumetto di Superman in chiave comprensibile ad un pubblico moderno. Vestiti, atteggiamenti, espressioni dei personaggi e gli ambienti in cui si muovono catturano ed esaltano un sense of wonder che ha avuto i natali negli anni '30 e che continua ancora oggi. Non sempre Grant Morrison, nonostante la genialità di certi suoi lavori, riesce a tradurre perfettamente quello che ha in mente in un'opera all'altezza delle sue, in primo luogo, aspettattive ma in questo caso non ci sono dubbi sul fatto che ci troviamo di fronte ad uno splendido fumetto, a un'alchimia di storia e disegni nello stesso tempo toccante, commovente e divertente. Da leggere.
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