- Non puoi affidare l’operazione a loro!
- Sono la nostra migliore squadra, Ross, quindi vedi di farti piacere l’idea - rispose Darren, con il tono di chi non ammetteva repliche, guardando il Capitano da sopra una cartellina a molla sulla quale era intento a scribacchiare, prima che il collega furente facesse irruzione nel suo ufficio.
- Non seguono le regole, lo sai benissimo. Sono indisciplinati e inaffidabili - ringhiò il Capitano, senza demordere. - Come fai a fidarti ancora di loro?
- Mi fido perché fino a questo momento hanno portato a termine tutte le missioni loro assegnate - sospirò Darren, lottando contro l’impulso di cacciarlo semplicemente via a pedate. Il fatto che Ross non accettasse i successi della task-force N. 3 non era una novità, ma il Supervisore era ormai stanco di quelle rimostranze. Ogni volta che assegnava una nuova missione alla squadra, Ross si lamentava come se avesse subito un’offesa personale. Avrebbe dovuto parlarne al Consiglio a capo del Governo Centrale quanto prima.
- Siamo professionisti, Ross - aggiunse poi, con aria estremamente seria. - Cerchiamo quindi di fare il possibile per mantenere intatta la nostra integrità professionale. Sono sicuro che un richiamo ufficiale non farebbe piacere nemmeno a te.
Indietreggiando involontariamente, come se l’avessero appena colpito, Ross rimase a guardare il Supervisore per un lungo momento, valutando le sue opzioni. In tutta la sua carriera non era mai stato ammonito, né richiamato all’ordine dai suoi superiori. Aveva dedicato la vita a servire il Governo Centrale e ne andava fiero. Certo, qualcuno aveva provato a fermarlo, ma nessuno ci era mai riuscito. Ora quel vecchio pazzo minacciava di macchiargli per sempre la reputazione e per cosa? Per una squadra di donnicciole la cui fedeltà ai valori che governavano la galassia era alquanto discutibile. Non poteva permetterlo.
- Hai ragione - si costrinse a dire, sfoderando il suo migliore sorriso diplomatico per tentare di distendere i toni. Era un politico consumato ormai e sapeva come districarsi nelle situazioni più ingarbugliate: bastava saltare sempre dalla parte dei vincenti. E poi magari stavolta quei maledetti sarebbero crepati in missione, facendogli il favore immenso di sparire dalla sua vita.
- Devi scusarmi, ma sono sotto pressione. Mi occuperò io personalmente di informare la task-force N. 3 della nuova missione. Partiranno immediatamente.
Darren annuì, osservando il cambiamento nell'atteggiamento del collega con malcelato disgusto. Ancora si chiedeva come potesse essere tanto viscido. Ross era l’unica persona della quale non sarebbe mai riuscito a fidarsi e purtroppo anche l’unico che doveva guardare le spalle a quei ragazzi. Lui li avrebbe sorvegliati dal Centro di Controllo, certo, ma la gestione operativa della squadra toccava comunque a Ross. Non li invidiava per niente.
- Lasciala andare immediatamente, Cyrus - intimò il vampiro alto, reggendo una pistola a due mani e puntandola verso l’altro vampiro, che aveva afferrato la donna umana per i capelli. Era consapevole del fatto che non avrebbe potuto sparare al suo capo, se non voleva morire a sua volta, ma doveva almeno provare a fermarlo prima che la uccidesse.
Lunghi capelli neri gli circondavano un volto dai tratti marcati, ma comunque contraddistinto da grazia ed eleganza. Gli zigomi alti e il mento sottile erano infatti incorniciati da un paio d’occhi di un blu carico e da labbra piene e rosate, che nascondevano i lunghi canini da vampiro. Linden era stato trasformato prima di compiere trent’anni e il vampirismo gli aveva, dunque, donato un’eterna giovinezza, congelando il suo aspetto per tutto il resto della sua vita. Il suo corpo possente era avvolto in un pesante mantello di velluto nero, foderato all’interno da raso di un rosso scarlatto. Il cappuccio era stato spinto all’indietro solo qualche momento prima, quando aveva estratto l’arma per puntarla contro il suo capo. La presa sulla pistola era salda, ma i suoi occhi tradivano incertezza e confusione: dovevano trovare il modo di evitare quel massacro.
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