E pensare che quando l'avevo intravisto per la prima volta, alla mensa del laboratorio, l'avevo giudicato uno di quegli individui boriosi e vanesi che mettono se stessi su un piedistallo, amando circondarsi di un pubblico adorante di discepoli. Anche se già allora ero rimasto colpito dal suo aspetto, dai grandi occhi scuri e dai riccioli castani che gli davano un'aria da eterno fanciullo. Poi c'era stato quel giorno, più cupo di ogni altro, in cui me ne stavo seduto a capo chino, a fissare il mio vassoio ancora pieno, ripensando al mio recente colloquio con l'addetta alle immigrazioni. Sa, dottor LeNoir, domattina dovrebbe recarsi alla visita. Una pura formalità, s'intende... E così entro poche ore, dopo quella "pura formalità", il dottor Genes LeNoir, insigne botanico, giovane e promettente scienziato, avrebbe visto troncata la sua brillante carriera, e con la sua bella "M" in fronte avrebbe potuto studiare dal vivo la flora del Difuori. Oppure, avrebbe visitato un nuovo laboratorio, questa volta nel ruolo di cavia per esperimenti...Posso? Lui era venuto a sedersi proprio di fronte a me, con il suo vassoio, sorridendo, e non avevo osato allontanarlo. Era solo, senza il solito codazzo. Si era messo a chiacchierare banalmente, mentre io rispondevo a monosillabi. Poi a un certo punto aveva intinto il dito nell'acqua del bicchiere, e aveva tracciato una "M" sul piano del tavolo. Lo avevo guardato con occhi dilatati dal terrore, ma lui aveva continuato a sorridere, cancellando la scritta e dicendomi: Non ti preoccupare per domani. Andrà tutto bene.Naturalmente, l'indomani lui aveva fatto parte della commissione, e io ero stato dichiarato Inalterato. E così era cominciata anche la nostra amicizia...Fui bruscamente distolto dai miei ricordi. C'era stato un nuovo arrivo, da un cunicolo vicino a dove mi trovavo io, proprio nell'ora più calda, e a quanto sembrava aveva creato scompiglio.Era una strana creatura, una giovane donna, del tutto normale all'aspetto, ma con un'aria assolutamente selvaggia, lunghi capelli chiari ispidi e arruffati, grandi occhi scuri dilatati, viso incrostato di sporcizia, dai lineamenti contratti in una espressione quasi animalesca. Difficile persino capire se avesse mai avuto una qualche bellezza: ora appariva orribile. Fu accolta da commenti malevoli.
- E lei cosa ci fa, qui? - Chi ce la vuole? - Vattene, Manodifuoco! - Tornatene ad arrostire in superficie, dove stai così bene!
Queste furono solo alcune delle frasi che percepii, e me ne meravigliai molto. Non li avevo mai visti rifiutare nessuno, per quanto mostruoso all'aspetto, che portasse una "M" sulla fronte. E quella ragazza l'aveva.
- L'ho chiamata io - intervenne Aelc, pacato.
Questo li calmò, anche se vidi che continuavano a scostarsi da lei, tanto che mi chiesi se non fosse portatrice di qualche strano morbo. Lei li squadrò tutti con estremo disprezzo, e poi guardò Aelc.
- Solo perché te l'ho promesso. E per salvare il mio uomo. Ma se fosse per questa massa di vomiti di Simbionte...- sputò per terra, con aria significativa. Vidi che la sua saliva evaporava subito al contatto del suolo, e questo mi rafforzò nella mia idea, che avesse qualche misterioso male. Al suo insulto, ci furono dei mormorii minacciosi. Lei li fronteggiò tutti, ringhiando come un animale.
Dan e i suoi soldati le si fecero incontro, spianando le armi. Ma Aelc si mise di mezzo.
- No! L'aiuto di Katiina ci può essere prezioso. Lei è riuscita a fuggire dal Mattatoio. E può girare liberamente notte e giorno.
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