- Io non sono un soldato, né un condottiero: voi  avete dei capi con i quali  non potrei mai competere. - L'allusione era chiaramente per tenere buono Dan, che ascoltava con aria corrucciata e il fucile stretto in pugno. - Ma io posso essere una guida, per voi. Perché conosco gli Inalterati, e la loro Città, fin nei minimi particolari. Perché so tutti i loro punti deboli, e come sfruttarli.La pausa a effetto che seguì fu troppo  lunga - un errore da parte di Aelc, mi dissi, visto che puntuale arrivò l'obiezione, da una delle ultime file.- Altri di noi hanno la stessa conoscenza, ma nessuno ha mai capito come servirsene. In cosa tu saresti migliore?

- Qualcuno di voi conosce forse il Mattatoio?

A quella replica, e al silenzio sgomento che seguì, capii come la pausa e la domanda precedente fossero esattamente calcolate. Che idea, pensare che Aelc avesse potuto compiere un passo falso in un discorso.

"Mattatoio" era il nome dato dai Mutanti al Centro Ricerche Sperimentali sulle Mutazioni Umane, un edificio segreto, dall'accesso proibito ai più, che sorgeva accanto alla Città Protetta, collegato ad essa solo da un lungo ponte coperto. Non tutti i Mutanti, infatti, erano abbandonati nel Difuori: i più "interessanti" venivano trasferiti al Centro, per essere studiati in laboratorio. Aelc vi aveva lavorato a lungo, come medico e psicologo, e il suo bel volto aperto era sconvolto al solo nominare quel luogo. Si era sempre rifiutato di parlarmene.

Sentii che riprendeva, sicuro: - Qualcuno l'avrà conosciuto, certo. Ma non è mai tornato indietro a raccontarlo! Io ho resistito là dentro, ho imparato a conoscere meglio i miei fratelli, ho sopportato di assistere a ciò che vi accadeva, pur di preparare la nostra riscossa. E ora, se vorrete seguirmi, vi aiuterò a impadronirvene! Una volta là, potremo dettare le nostre condizioni ai signori Inalterati, visto che è in quell'edificio che si trova la loro centrale energetica, e costringere lo stesso governo dei Mondi ad accorgersi di noi. Sarà la fine dell'oppressione, la fine dell'incubo. Mi volete ascoltare, dunque? Volete che vi spieghi il mio piano, per decidere se accettarlo?

Un unico, lungo grido di rabbia ed esultanza seguì quella domanda. Alcuni iniziarono a descrivere a voce alta le loro intenzioni nei confronti degli Inalterati, ed erano propositi da brivido. Altri sollevavano le loro armi improvvisate. Persino i pochi soldati meglio attrezzati, al comando di Dan, benché per natura più freddi e brutali, mostravano uguale entusiasmo. Lo stesso Dan aveva gli occhi luccicanti di feroce orgoglio.

Sentii di potermi rilassare: li aveva convinti. Persino con quell'orda multiforme e variopinta, il potere di Aelc aveva avuto successo.

Un Pastore di Menti. Così si chiamava. Era una delle mutazioni più sfuggenti, misteriose, e forse più antiche, della razza umana: chissà quanti leggendari condottieri, quanti fondatori di religioni, quanti dittatori megalomani e crudeli, capaci di trascinare le masse, avevano avuto in sé quel dono. Se ad esso si univano ambizione e sete di potere, l'individuo diveniva veramente pericoloso per il suo tempo, e la sua ascesa poteva essere sanguinosa e irresistibile.

Ma questo non era il caso di Aelc: era l'essere più idealista, sensibile e disinteressato che avessi mai conosciuto. Per questo me ne ero sentito così attratto.  E lo stesso era per lui nei miei confronti; mi aveva raccontato come anche i suoi simili del passato amassero avere al proprio fianco un Percettivo, che in qualche modo accresceva e rafforzava il loro potere, sia che fosse un indovino, un mago, un astrologo, o un sensitivo. Aelc aveva studiato a fondo la storia dell'umanità, anche quella più antica, e rimaneva a parlarmene per ore, affascinandomi.