Avatar, il nuovissimo film di fantascienza di James Cameron in uscita il prossimo 18 dicembre, avrà come ormai di consueto il suo videogioco collegato, prodotto dalla francese Ubisoft. La quale ha approfittato dell'edizione 2009 dell'E3, appena chiusasi a Los Angeles, per presentarne in anteprima alcune immagini, sicuramente affascinanti dal punto di vista grafico e che lasciano ben sperare. Il gioco non seguirà le vicende del film, permettendo di prendere le parti sia degli umani che degli alieni Na'vi in missioni esplorative e di combattimento. I fotogrammi del gioco sono raccolti nella galleria in fondo all'articolo.
Ma la vera notizia è un'altra. Mentre all'E3 Cameron ha fatto solo alcune brevi comparsate senza rilasciare dichiarazioni, a farsi vedere e soprattutto sentire è stato Jon Landau, produttore tra gli altri di Titanic e Solaris, oltre che di Avatar. Sarà stata l'atmosfera "giocosa", la stanchezza o chissà cosa, ma davanti alle domande di alcuni giornalisti sui particolari del film, finora custoditi con molta attenzione, Landau non si è solo lasciato andare. Ha fatto di più: ha raccontato gran parte della trama del film, senza alcuna remora. Come in una chiacchierata a cena in casa di amici. Solo che gli amici in questione erano giornalisti, così il racconto di Landau è finito sul web, a disposizione di chiunque voglia leggerselo.
Da questo punto in avanti l'articolo è un totale spoiler, per cui chi non vuole rovinarsi la sorpresa è bene che salti direttamente alla galleria delle immagini.
In breve, la vicenda inizia sulla Terra. Jake (Sam Worthington) è un ex marine, sconfitto e privato dell'uso delle gambe, il quale accetta l'offerta di recarsi sul pianeta Pandora per un incarico minerario. Pandora è importante per la Terra poiché solo su questo pianeta si trova Unobtanium, un minerale molto particolare in grado di risolvere per sempre i problemi energetici dell'umanità. Ovviamente ottenere il minerale non è proprio facilissimo; Pandora è un pianeta lussureggiante ma duro da affrontare, l'aria è velenosa per gli uomini, ci sono piante carnivore e grossi predatori ovunque e gli indigeni, umanoidi blu alti tre metri chiamati Na'vi, non sono disposti a farsi saccheggiare le risorse naturali. Poiché le tradizionali tute protettive si sono dimostrate inefficaci per proteggere i minatori, la scienza terrestre è riuscita a costruire un programma di clonazione che unisca il DNA degli umani a quello degli indigeni. Il risultato è un Na'vi, che ospita al suo interno la coscienza di un essere umano, che di fatto lo controlla a distanza tramite un collegamento neurale. Il fratello di Jake è stata la prima cavia di questo esperimento, prima che venisse assassinato; a Jack viene chiesto di prendere il suo posto nel controllo del Na'vi ospite, in quanto l'unico con DNA compatibile. Per Jack si tratta della possibilità di ricominciare a camminare.
La scena si sposta alcuni anni più tardi, con l'arrivo di Jack su Pandora. Il pianeta è una grandiosa foresta lussureggiante, con montagne galleggianti nel cielo, un'enorme quantità di fauna e flora che, nelle ore notturne, diventa bioluminescente facendo somigliare il pianeta a un giardino incantato. Jake inizia a lavorare nella miniera, ma presto fa il suo primo incontro pericoloso, il predatore ViperWolf. Jake se la vede brutta ma viene salvato da una femmina Na'vi (Zoe Saldana), che diventa la sua guida spirituale. Attraverso di lei Jake inizia a comprendere la filosofia e le ragioni dei Na'vi, condividendone lo stile di vita e trovando dopo tanti anni una causa in cui credere. Ma schierarsi con gli indigeni nella loro insurrezione armata contro gli umani comporta un terribile prezzo. Infatti Jake non può occupare l'ospite indigeno sempre, ma solo quando è sveglio. Nel momento in cui il Na'vi si addormenta Jack ritorna nel suo corpo umano, e deve riattivare la connessione neurale per tornare a essere un Na'vi. Schierarsi con loro significherebbe per Jack perdere la libertà acquisita e tornare a essere paraplegico per il resto della vita.
Qui termina il racconto e iniziano le considerazioni. Landau definisce Avatar come una sorta di Pocahontas ambientata su un pianeta alieno, anche se pare scorgere accenni di pellicole come, ad esempio, Balla coi lupi, con i Na'vi a fare la parte dei nativi americani oppressi (e in effetti il nome del popolo alieno un po' li richiama). A questo punto la domanda è stata: ma se alla fine il film è una storia di personaggi vista nel rapporto con una natura selvaggia, perché attendere quasi quattordici anni (dal momento in cui Cameron concepì il progetto) per la realizzazione? Landau ha confermato che il punto fondamentale stava proprio nella credibilità. Occorreva che i personaggi alieni, umanoidi blu alti circa tre metri, fossero in grado di esprimere sensazioni e sentimenti in modo credibile, e che l'intera ecologia aliena fosse credibile quanto gli attori in carne e ossa. Quindi occorreva la tecnologia adatta. La proiezione di 25 minuti di film, riservata a un selezionatissimo gruppetto di esperti, pare confermare che l'attesa non sia stata vana. Pur vincolati al segreto, coloro che hanno potuto visionare il film hanno riferito di un'esperienza visiva assolutamente unica, corroborata dall'uso delle riprese in 3D.
Soprattutto la visione di Pandora notturna, con piante e creature bioluminescenti, ha ricordato per realismo certi documentari sulla vita nelle profondità degli oceani, e di cui Cameron è un appassionato. All'E3 è stato presentato anche un modello di Power Suit, specie di armatura da combattimento che ricorda vagamente gli automi che Ripley manovrava in Aliens: Scontro finale, e che si vedrà sia nel film che nel gioco. Insomma, se le premesse saranno mantenute, potremmo trovarci davanti a un prodotto dal potenziale difficilmente valutabile oggi, sia in termini di franchising che in termini di potenza evocativa, in grado di ridefinire lo standard per gli anni a venire.
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