La zona dell’impatto

Una confusione di modelli matematici
— La configurazione standard di un neuroblastoma può essere descritta da un insieme di equazioni differenziali. Così come per le tecniche di infibulazione, ma anche per quelle di circoncisione, si può elaborare un preciso algoritmo. — Il dottor Nathan commentava le diapositive che si davano il cambio sulla parete, e che mostravano alternativamente immagini al microscopio elettronico di asettici accoppiamenti tra virus e altrettanto asettiche immagini di incidenti automobilistici, in cui i cadaveri assumevano ambigue posizioni. I pazienti seguivano la conferenza in religioso silenzio; quando apparve l’ultima diapositiva, il fungo atomico di Hiroshima, la cappa di silenzio si fece addirittura palpabile. Nathan si sentì in dovere di precisare: — C’è chi sostiene che il fungo sia una rappresentazione dell’organo genitale maschile privato della sua semantica di base. Naturalmente è un interpretazione, ma c’è da chiedersi se la matematica delle teorie relativistiche sia in grado anche di descrivere la dinamica di un amplesso, e in tal caso quale sia la controparte vaginale. La città colpita? Lo spostamento d’aria? Ripeto, si tratta solo di interpretazioni.
Sì o no sulla zona di confine
L’isola spartitraffico triangolare era ormai anche troppo famosa per i suoi gusti. Troupe televisive si alternavano ai bordi dei guard rail compiendo ampie zoomate sugli snodi e sui raccordi, mentre alcuni elicotteri facevano riprese in campo lungo da inserire nelle edizioni dei telegiornali in prima serata. Kurt Vonnegut e Michael Moorcock stavano rilasciando un’intervista congiunta a una cronista americana, mentre i poliziotti avevano il loro da fare per tenere a bada i curiosi che tentavano in continuazione di scavalcare. Maitland li odiava tutti. Dal basso della scarpata li odiava per lo stupro continuato che compivano di quel luogo sacro, un enclave di libera dignità immersa nell’aria resa fetida dal gelido respiro del consumismo. Si inabissò nel suo rifugio alla ricerca delle vibrazioni giuste, quello che lo univano alle erbacce sempre più folte e alla terra fangosa e umida in cui affondava gli stivali, come un tempo avrebbe affondato nel caldo ventre di una donna. Rivolse ancora lo sguardo verso l’alto: Karen Novotny era l’unica figura immobile nel magma caotico di un’umanità perversa come il sibilo di un predatore affamato. Maitland incrociò le dita prima di dire addio.
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