Nel 2002 lo scrittore China Miéville sul sito Fantastic Metropolis si è dilettato nel creare una lista dei cinquanta titoli di fantascienza che affrontano la possibile realizzazione dell’utopia socialista/comunista con tutte le sue sfaccettature. La lista è stata recentemente riproposta dal sito comunista Kasama dove ha suscitato un interessante dibattito. Questo vademecum fanta-socialista comprende opere selezionate non tanto per il loro valore artistico, ci sono infatti libri di dubbio valore qualitativo, quanto per l’interesse e l’inerenza con l’argomento in questione. Vanta al suo interno nomi noti e meno noti del panorama letterario mondiale, inclusi alcuni insospettabili (che probabilmente si rivolterebbero nella tomba se sapessero di essere stati inseriti in questa lista).
Fantascienza.com presenta l'elenco completo in italiano, che comprende anche libri purtroppo inediti da noi (e quindi riportati con il titolo originale).
Iain M. Banks – La guerra di Zakalwe (1990)
Opera di fantascienza socialista che narra di una società post-carestia. In termini narrativi e politici, i membri della “società della cultura” sono i buoni, ma le questioni di colpa e manipolazione tra culture complicano la storia rendendola più di una semplice utopia.
Edward Bellamy – Guardando indietro, 2000-1887 (1888)
Una burocratica utopia di uguaglianza naïve comunista. Tratta molto bene la confusione del “moderno” protagonista (del 19° secolo) in un mondo che non ha collaborato a creare (vedere Bogdanov).
Alexander Bogdanov – La stella rossa (1908; trad. in inglese 1984)
Fantascienza bolscevica. Un rivoluzionario viene inviato su Marte, pianeta socialista. Il libro è stato criticato, un po’ a ragione, per la sua tendenza proto-stalinista, ma in generale è stato ingiustamente diffamato. Tratta molto bene i problemi che una persona affronta quando cerca di adattarsi a una nuova società che non ha contribuito a creare (vedere Bellamy).
Emma Bull & Steven Brust – Freedom & Necessity (1997)
Bull è una liberale di sinistra e Brust è uno scrittore di fantasy trotskista. F&N è ambientato nel 19° secolo dei chartisti e dell’agitazione sociale. È stato definito come “il primo steampunk marxista” e “un fantasy per giovani hegeliani”.
Mikhail Bulgakov – Il Maestro e Margherita (1938; trad. 1967)
Un fantasy straordinario ambientato nella Mosca degli anni ’30, con protagonisti il diavolo, Ponzio Pilato, l’Ebreo Errante, e insieme una satira della Russia stalinista così tagliente da risultare incredibile che abbia passato l’esame dei censori. Assolutamente eccezionale.
Katherine Burdekin (aka Murray Constantine) – La notte della svastica (1937)
Un eccellente esempio del sottogenere fantascientifico “la vittoria di Hitler”. È inusuale in quanto fu pubblicato dal Left Book Club e fu scritto mentre Hitler era ancora al potere e la paura del futuro nazista era quindi immediata.
Octavia Butler – Sopravvissuta (1978)
Scrittrice nera americana, recentemente scoperta dal grande pubblico dopo anni di consenso nel più ristretto campo della fantascienza. Il suo romanzo più apertamente politico è Legami di Sangue, mentre più popolare è la serie Patternmaster. Sopravvissuta tratta brillantemente le questioni di colonialismo e razzismo in un contesto fantascientifico.
Julio Cortàzar – Casa occupata (1963?)
Un racconto spaventoso che minaccia il concetto di casa come santuario e rifugio. Una sottile distruzione del dualismo borghese pubblico/privato e interno/esterno.
Philip K. Dick – Un oscuro scrutare (1977)
Si sarebbe potuto scegliere quasi uno qualunque dei suoi libri. Come gli altri, questo tratta di identità, potere e tradimento, qui collegati più direttamente alla struttura sociale che in altre sue opere (vedere In Senso Inverso e La svastica sul sole). Incredibilmente commovente.
Thomas Disch – Il prete (1994)
Opera anticlericale spietata. Un lavoro di dark fantasy contro la chiesa cattolica (dedicata, tra gli altri, al Papa…).
Gordon Eklund – Tutti i tempi possibili (1974)
Uno studio di mondi alternativi che tra le altre cose prende in esame ipotetici movimenti di sinistra in una USA alternativa.
Max Ernst – Una settimana di bontà (1934)
Il romanzo definitivo di collage surrealista. Una successione di immagini che il lettore è direttamente invitato a decifrare. Un giallo con personaggi che sembrano usciti da garbati cataloghi commerciali in una storia di piccole morti e grandi avventure.
Claude Farrére – Useless Hands (1920)
Cupo darwinismo sociale e prototipo di argomentazioni tipo “addio alla classe operaia”. La rivolta delle “mani inutili”, i lavoratori, viene vista come patetica di fronte all’inesorabile avvento della tecnologia. Un libro interessante, freddo, reazionario.
Anatole France – Sopra la pietra bianca (1905)
Parzialmente una risposta alla febbre del “pericolo giallo” di quei tempi. Si tratta di un libro sul “pericolo bianco” e la crescita del socialismo. Altrettanto interessante “la ribellione degli angeli” che prende in esame l’oramai usurato tema di Lucifero dalla parte del giusto, che si ribella a un Dio tirannico.
Jane Gaskell – Strano male (1957)
Scritto all’età di quattordici anni con tutti i difetti che questo comporta, è comunque un’opera straordinaria. Una fiaba crudele con una sessualità densa, con riflessioni su Tom Paine e Marx attraverso uno sconvolgimento rivoluzionario descritto in modo solidale, ma senza sentimentalismi. Inoltre presenta un personaggio cattivo davvero inquietante.
Mary Gentle – Il tramonto degli Dei (1990)
Ambientato in una città che mina il concetto di feudalism lite della maggior parte del fantasy di genere, tratta delle avventure di un’inusuale protagonista femminile in una città in preda a lotta sociale, corruzione e oppressione razziale.
Charlotte Perkins Gilman - La carta da parati gialla (1892)
Importante opera di una pensatrice radicale. Un racconto spaventoso che mostra come la più crudele oppressione femminile possa essere presente in una relazione affettuosa, così come in una più ostentatamente violenta. Vedere anche le sue utopie femministe/socialiste, Moving the Mountain (1911) e Herland (1914).
Lisa Goldstein — Gli anni fantastici (1985)
Un viaggio nel tempo che salta tra la Parigi del 1920 durante il movimento surrealista e il 1968 durante la rivolta.
Stefan Grabinski — The Dark Domain (1918–22)
Un horror brillante di questo scrittore polacco che in maniera inconsueta piazza l’inquietudine e la minaccia proprio nei simboli di un industrialismo modernizzante in Polonia quali i treni, l’elettricità ecc. Questa consapevolezza dell’instabilità del quotidiano lo separa dagli scrittori di storie di fantasmi tradizionali e nostalgici.
George Griffith — The Angel of Revolution (1893)
Piuttosto datato ma inusuale in quanto i suoi eroi sono terroristi rivoluzionari. Molto diverso dai cattivi subdoli e anarchici di, ad esempio, Chesterton.
Imil Habibi — Il Pessottimista (1974)
Habibi era un membro del partito comunista palestinese, un veterano della lotta anti-britannica degli anni ‘40 e un membro del Knesset per molti anni. Questo libro affabile e fantastico, completo di alieni e surrealismo, racconta la vita di un palestinese in Israele.
M. John Harrison — Viriconium Nights (1984)
Uno scrittore brillante che esprime l’alienazione del quotidiano moderno con una forza terribile. Un fantasy che senza pietà mette a nudo la natura alienante del desiderio per la fuga fantastica e mostra come quella fantasia rimarrà sempre irraggiungibile. Punisce i lettori e i personaggi per il loro coinvolgimento con il fantasy. Vedere anche The Course of the Heart.
Ursula K. Le Guin — I reietti dell’altro pianeta (1974)
Tra gli eccellenti lavori di questa scrittrice anarchica, questo è il più apertamente politico. Un’analisi delle relazioni tra un mondo di capitalismo e sfruttamento e un mondo comunista povero, quasi arido, seppur tecnologico.
Jack London — Il tallone di ferro (1907)
Il capolavoro di London. In un mondo socialista del 27° secolo alcuni studiosi trovano documenti che descrivono un’oligarchia fascista negli Stati Uniti e la rivolta del proletariato. Altrove, l’indubitabile socialismo di London è minato dal razzismo più sconvolgente.
Ken MacLeod — Il piano clandestino (1996)
Un trotskyista britannico di tendenza fortemente libertaria, le cui eccellenti opere analizzano la politica di sinistra senza fanatismi. The Stone Canal, ad esempio, discute delle distorsioni del marximo. Tuttavia, qui viene scelto Il piano clandestino poiché vede come protagonisti degli eroi di sinistra in una realtà virtuale, è un appello ai veri rivoluzionari rivisitato in forma digitale.
Gregory Maguire — Strega (1995)
Un brillante fantasy revisionista su come i vincitori scrivono la storia. Il libro è dalla parte del perdente, la Strega Cattiva dell’Ovest, una lottatrice per la politica di emancipazione del dispotico impero di Oz.
J. Leslie Mitchell (Lewis Grassic Gibbon) — Gay Hunter (1934, ripubblicato 1989)
Scritto dall’autore marxista di classici vernacolari scozzesi quali A Scots Quair e Spartacus, questo è il romanzo che dimostra che la propaganda può essere un’arte. Questa è grande fantascienza. Forse è un po’ romantico riguardo ai cacciatori-raccoglitori, ma tuttavia eccellente, con la gratificante aggiunta di un titolo che oggi suona buffo. Consiglio i suoi racconti, molti dei quali sono di genere SF/Fantasy.
Michael Moorcock — Hawkmoon (1967–77, ristampato in un’unica edizione nel 1992)
Moorcock è un erudito anarchico di sinistra e un gigante della letteratura fantasy. Quasi tutto ciò che ha scritto è interessante, ma qui viene selezionato Hawkmoon poiché Moorcock di questo libro disse: “Con spirito consapevolmente in contrasto con lo sciovinismo dell’epoca, scelsi un tedesco per eroe e un inglese per cattivo”. Vi sono anche numerosi riferimenti satirici e battute da decifrare sulla politica degli anni '60 e '70.
William Morris — Notizie da nessun dove (1888)
Un’utopia socialista (seppur ingenuamente pastorale) scritta in risposta a Bellamy (vedere sopra) che non si tira indietro dalla dura questione politica dei mezzi per ottenere la desiderata rivoluzione utopistica-proletaria. Vedere anche Il pozzo al termine del mondo e gli altri suoi fantasy.
Toni Morrison — Amatissima (1987)
E’ noto che Beloved è un libro magnifico sulla razza, lo schiavismo e il senso di colpa, ma è generalmente meno accettato che sia un fantasy. Lo è. E’ una storia di fantasmi che senza l’elemento fantastico non avrebbe metà del suo peso.
Mervyn Peake — Gormenghast (1946–59)
Una descrizione austera del ritualismo atrofizzato e della necessità di trasformazione. Non credete a chi dice che il terzo libro è deludente.
Marge Piercy — Sul filo del tempo (1976)
Una donna di origine messicana chiusa in un manicomio entra in contatto con il messaggero di una futura utopia, nato dopo una “piena rivoluzione femminista”.
Philip Pullman — La bussola d’oro (1995)
Questo libro è presente nella lista poiché affronta complessità morali e politiche con un sobrio rispetto nei confronti dei suoi giovani lettori e dei suoi personaggi. Esplora la libertà e i meccanismi sociali, oltre alla questione dell’uso di mezzi malvagi al fine di ottenere l’emancipazione. Solleva la più grande questione possibile e non tratta con condiscendenza i lettori facendo loro credere che ci siano risposte semplici. E’ il secondo nella trilogia La lama sottile ed è un libro di passaggio perfettamente adeguato. Poi nel terzo libro, il Cannocchiale d’Ambra, qualcosa va storto. Ci sono parti eccezionali ed è molto al di sopra dei suoi concorrenti, ma c’è un sentimentalismo, un’esitazione, un formalismo deludenti. La bussola d’oro rimane un capolavoro.
Ayn Rand — Atlas Shrugged (1957 - trad. it in tre volumi: Il tema, L'uomo che apparteneva alla terra, L'Atlantide)
Conosci il tuo nemico. Questa panoplia di portentoso nietzschismo ha avuto un’enorme influenza sulla fantascienza americana. Rand era una oggettivista ossessiva, un'individualista liberale pro-capitalista, il cui odio per il socialismo e qualsiasi forma di collettivismo è palese in questo romanzo importante e influente, per quanto disgustoso e pesante.
Mack Reynolds— La sindrome della furia (1979)
Per venticinque anni Reynolds fu un attivista per il partito socialista laburista americano. La sua prospettiva radicale sulle questioni politiche si riflette in tutte le sue opere. Questo libro, che senza sentimentalismi esamina una semi-utopia, ne è solo un esempio. Di grande interesse anche Tomorrow might be different (1960) e Genoa-Texcoco: zero a zero (1960), che esaminano esplicitamente la relazione tra capitalismo e stalinismo.
Keith Roberts — Pavana (1968)
Questi racconti collegati tra loro sono ambientati in un presente dove Elisabetta I fu assassinata e la Spagna conquistò la Gran Bretagna. Questo racconto esamina la vita in un mondo in cui un cattolicesimo feudale militante agisce da restrizione sulle funzioni sociali e produttive. Ma Roberts non era affatto di sinistra e con l’energia che il suo rivoltarsi nella tomba produrrebbe per essere stato incluso in questo elenco si potrebbe illuminare l’intera Francia.
Mary Shelley — Frankenstein (1818)
Al contrario di ciò che si pensa comunemente, questo non è un avvertimento a “non pasticciare con cose che dovrebbero essere lasciate stare” (che sarebbe un messaggio reazionario anti-razionalista), bensì un monito riguardante la necessità di destreggiare le forze che vengono liberate e sul fatto che la natura delle persone non è innata, ma costruita socialmente.
Kim Stanley Robinson — Trilogia di Marte (1992–96)
Questo è probabilmente il centro di gravità più potente per la letteratura fantascientifica di sinistra degli anni ’90. Un’analisi tentacolare e riflessiva della varietà di relazioni sociali che alimentano e portano al cambiamento rivoluzionario. Ci sono anche battute su Gramsci.
Lucius Shepard — Settore Giada (1987)
La terribile visione di una malcelata guerra del Vietnam. Oltre alla feroce analisi della verità sulla guerra e sulla politica estera americana, Shepard investiga la relazione tra fantascienza, fantasy e realismo magico, usando i loro mezzi comuni per tornare ad avere lo slancio di osservare la realtà.
Norman Spinrad — Il Signore della Svastica (1972)
Un romanzo di fantascienza di Adolf Hitler… Questa è la divertente, inquietante, feroce condanna di Spinrad nei confronti dell’estetica fascista in molte opere di fantascienza e fantasy. Come sarebbe stato Hitler se fosse diventato uno scrittore di fantascienza pulp a New York? Non è un libro su quella possibilità, bensì un libro che da essa nasce. Coraggioso e spietato.
Eugene Sue — Le Jeuf Errant (1845)
Grande libro di un Sue socialista radicale sulle avventure della famiglia dell’ebreo errante della leggenda. Gli elementi simbolici di fantasia sono: l’ebreo come l’operaio esiliato e la sua compagna come donna oppressa. Marx odiava Sue come scrittore (non senza motivo: per Sue, “di meno non è di più”), ma è un libro importante.
Michael Swanwick — Cuore d’acciaio (1993)
Grande opera che distrugge completamente gli aspetti sentimentali del genere fantasy. Dall’interno del genere, con fate, elfi e compagnia bella, Swanwick esamina la rivoluzione industriale, la guerra del Vietnam, il razzismo, il sessismo, e i sogni di evasione del genere. Un vero grande anti-fantasy.
Jonathan Swift — I viaggi di Gulliver (1726)
Un attacco spietato all’ipocrisia e alla falsità che non diluisce mai la sua fantasia con la satira: i due elementi si alimentano l’un l’altro perfettamente.
Aleksej Tolstoj — Aelita (1922; trans. 1957)
Un parente lontano dell’altro Tolstoj. La versione riveduta e corretta è meno buona, scritta nell’ambiente severo dello stalinismo. Un’ufficiale dell’armata rossa va su Marte e fomenta una ribellione di marziani. Un buon libro provocatorio, ma interessante anche in termini di esportazione della rivoluzione. Vedere anche la magnifica versione cinematografica d’avanguardia del 1924.
Ian Watson — Slow Birds (1985)
Un autore di sinistra che inserisce in questa raccolta una demolizione della Thatcher e del Thatcherismo. Il suo punto di vista sull’oppressione cognitiva e politica permea tutta la scrittura austera e cerebrale.
H.G. Wells — L’isola del dott. Moreau (1896)
Come molte delle opere di Wells, questa è un miscuglio destabilizzante di nozioni progressiste e reazionarie. E’ innanzitutto una delle più grandi storie dell’orrore di tutti i tempi. Una pesante analisi di colonialismo, scienza, eugenica, repressione e religione: un fantasy che riecheggia la Tempesta di Shakespeare.
E. L. White — Lukundoo (1927)
Una delle più straordinarie espressioni di ansia coloniale e senso di colpa (benché quasi di certo inconsapevolmente) nella storia della letteratura.
Oscar Wilde — Il principe felice e altre storie (1888)
Storie fantastiche per bambini di un autore socialista e romantico. Segnata da un’acuta mancanza di sentimentalismo, è un’opera di profondo cinismo sovversivo che non intacca la sua capacità di essere intensamente commovente.
Gene Wolfe — La quinta testa di Cerbero (1972)
Wolfe è un repubblicano religioso, ma la sua prospettiva tragico-cattolica porta a una consapevolezza della realtà sociale profondamente sincera e cruda. Questo libro è una meditazione molto triste ed estremamente densa su colonialismo, identità e oppressione.
Yevgeny Zamyatin — Noi (1920)
L’autore era un bolscevico che nell’USSR si guadagnò una diffidenza semi-ufficiale agli inizi degli anni ’20 con questa destabilizzante visione distopica della dittatura assoluta. Viene attualmente considerato, in retrospettiva, come una critica allo stalinismo, ma questo è un giudizio fuorviante e storicamente inesatto.
Traduzione di Ippolita Vigo dall’articolo di China Miéville. Si ringraziano Ernersto Vegetti e Salvatore Proietti per precisazioni e correzioni. Sul Catalogo della Fantascienza è possibile trovare tutte le indicazioni relative alle edizioni italiane.
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