…E prima ancora
Da tempo la televisione di stato britannica percorreva le vie della fantascienza, come già aveva fatto la radio, ritenendo il genere perfettamente in grado di raccogliere e descrivere le inquietudini della società alle prese con un futuro incerto e indefinibile. I tempi di Doctor Who dovevano ancora arrivare, ma la BBC aveva già una buona esperienza di fiction scientifiche, e i suoi dirigenti e autori erano sempre a caccia di idee nuove e interessanti. Così verso la metà degli anni cinquanta la strada dell’emittente si incrociò con quella di un fisico e astronomo brillante e non convenzionale, che proprio in quegli anni si impose all’attenzione del mondo accademico e non solo. Fred Hoyle, inglese di Bingley, non era esattamente il prototipo di astronomo anglosassone tutto d’un pezzo. Acuto pensatore e teorico della ricerca, fu protagonista di alcune importanti scoperte che allargarono gli orizzonti dell’astronomia, come ad esempio quelle sulla nucleosintesi stellare e sulla frammentazione del gas nelle stelle. Egli però fu anche autore di teorie controverse, come quella dello stato stazionario, che attribuiva l’espansione dell’universo alla creazione continua di materia. E soprattutto come la teoria del panspermia, secondo la quale la vita sui pianeti è originata da forme primitive di batteri presenti nelle nubi stellari che attraversano le galassie. La teoria è tuttora sotto discussione, mantenendo comunque intatto il suo fascino. Tutto ciò conferì a Hoyle una fama in grado di travalicare i confini dell’ambito accademico che, unita alla sua naturale verve comunicativa, gli permise già dai primi anni cinquanta di tenere un ciclo di trasmissioni radiofoniche di divulgazione scientifica presso la BBC. Hoyle si cimentò anche con la fantascienza scrivendo alcuni romanzi tra i quali La nuvola nera, in cui si immaginava che le nubi interstellari fossero in realtà esseri intelligenti, e che gli servì per descrivere meglio le sue teorie.E fu proprio questo libro ad attirare l’attenzione dei dirigenti dell’emittente pubblica inglese, intenzionati a produrne un adattamento televisivo.Così Norman James, capo designer della BBC, contattò l’astronomo per acquistare i diritti del romanzo e per chiedergli di collaborare alla stesura della sceneggiatura. Ma Hoyle non era più interessato a La nuvola nera, del quale peraltro aveva già curato un adattamento radiofonico nel 1957; piuttosto era interessato a scrivere una nuova storia che parlasse sempre di civiltà extraterrestri, ma che si svolgesse sulla Terra. Hoyle aveva avuto notizie da Frank Drake, astronomo anch’egli, dell’avvio del progetto Ozma, uno dei primi tentativi di ricerca di intelligenze extraterrestri mediante l’intercettazione di segnali radio provenienti dallo spazio, e la sua fantasia ne era rimasta molto impressionata. Espose la sua idea a James, il quale ne intuì subito le potenzialità. Così venne contattato John Elliot, responsabile del dipartimento sceneggiatori della BBC, affinché studiasse insieme a Hoyle la possibilità di una serie di sei-otto puntate sviluppata intorno a questo argomento. I due si misero al lavoro e il risultato fu A for Andromeda, serie in sette puntate di 45 minuti l’una scritte da Elliot sulla base della storia fornita da Hoyle. L’accordo fu stipulato nel giugno del 1960: all’astronomo fu offerto un compenso di 250 ghinee, che Hoyle giudicò “scandalosamente basso”. Alla fine venne trovato l’accordo economico e la BBC poté dare il via alle riprese della serie, che venne trasmessa nell’autunno del 1961 ottenendo ottimi ascolti e critiche positive. Hoyle e Elliot lasciarono aperto il finale della serie, che proseguì infatti nel 1972 con il sequel The Andromeda Breakthrough, meno fortunato del precedente.Di A for Andremeda purtroppo non è rimasto quasi nulla.; infatti i master originali della serie andarono distrutti qualche anno dopo la messa in onda per motivi ancora sconosciuti. Solo uno dei sette episodi venne recuperato, per merito di un appassionato che era riuscito a farsene una copia. Quest’unico episodio è comunque sufficiente per apprezzare la bravura di una giovanissima Julie Christie, al suo primo ruolo da protagonista, nella parte di Andromeda, la creatura delle stelle. Successivamente Hoyle e Elliot diedero alle stampe un romanzo tratto dalla sceneggiatura, e fu questo libro a costituire la base per lo sceneggiato prodotto dalla RAI.
L’avvio del progetto
Non potendo ovviamente basarsi sul lavoro già svolto dalla BBC, la RAI decise di rifare tutto da capo, costruendo una nuova sceneggiatura sviluppata sulle vicende narrate dal romanzo. A lavorare sullo script fu incaricato Inisero Cremaschi, un passato da disc-jockey e un presente da giornalista, critico letterario, scrittore e autore televisivo. La scelta cadde su Cremaschi poiché aveva già lavorato come autore per la RAI, ma soprattutto per la sua conoscenza della fantascienza; l’autore infatti era stato curatore per Garzanti di Universo e dintorni, antologia tematica che raccoglieva il meglio della narrativa breve fantascientifica di quegli anni. Cremaschi si mise subito al lavoro sull’adattamento del libro, facendo alcuni aggiustamenti, eliminando scene e aggiungendone altre, lavorando sui personaggi. All’inizio del 1971 la sceneggiatura definitiva era ormai pronta; per la direzione venne incaricato Vittorio Cottafavi, regista di lungo corso proveniente dal cinema, che per la televisione aveva già girato, tra gli altri, Umiliati e offesi, Quinta colonna, Cristoforo Colombo, Una pistola in vendita. Le riprese iniziarono a marzo dello stesso anno nelle location prescelte, ovvero gli studi Rai di Milano per gli interni, e nella zona della Gallura, in Sardegna, per gran parte degli esterni, con qualche breve incursione presso il centro della Telespazio del Fucino, le cui antenne di trasmissione radiotelevisiva vennero usate per “simulare” il radiotelescopio protagonista della vicenda.
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