I tuoi eroi sembrano decisamente poco convenzionali e hanno una notevole dose di autoironia. Quanto conta l'autoironia nella sf?
Credo che la gente nella realtà ami ridere molto più di quanto non ami autocommiserarsi e preoccuparsi. Credo che l'ironia sia l'abilità di relativizzare il dramma della vita. Di rimettere le cose nella giusta prospettiva, senza lasciarsi abbattere dalle pessime apparenze del reale. Chi sviluppa l'autoironia, sviluppa un ottimo antidoto contro il pessimismo, contro quella visione perdente che vede comunque il bicchiere mezzo vuoto per paura del fallimento. Per timore della sconfitta così vituperata nella nostra cultura della vittoria. Credo che l'unico modo di imparare qualcosa sia nell'errore. In fondo uno ricorda meglio il male che il bene. Il bene passa in fretta, il male lascia il segno. Se le convenzioni attuali non prevedono l'autoironia tra le virtù del momento, beh allora i miei eroi vestono più volentieri i panni degli anti-eroi. Ma in realtà non sono neppure questo. Sono gente normale che tenta di essere se stessa, qualunque cosa voglia dire essere se stessi.
SARS, influenza aviaria e suina: il mondo di domani sembra proprio essere in attesa di una singolarità, ma molto meno benigna di quella che si aspetta Vernor Vinge. Che ne dici tu?
L'idea stessa di singolarità esula da qualsiasi possibilità di fare previsioni oltre un dato orizzonte di eventi. L'unico modo che abbiamo per guidare questo oscuro percorso verso una direzione desiderabile è parlarne, affrontare i dilemmi del nuovo millennio senza paura né pregiudizi. Discutere di eutanasia, di clonazione, di crionica, in ultima analisi di sviluppare un'etica applicata alle sfide che la scienza e la tecnologia ci pongono davanti ogni giorno. Se l'unico valore resterà sempre e comunque il profitto, la singolarità sarà un incubo terrificante, se invece riusciremo, tramite la rete o altro, a indirizzare le scelte dell'umanità tramite strumenti di democrazia diretta, forse non sarà poi così male... in fondo c'è molta più gente che muore sulle mine che per un'influenza atipica.
Cosa dobbiamo aspettarci dopo Antidoti Umani?
Il mio secondo romanzo il Fabbricante di Sorrisi è già finito. In questo periodo sta girando per concorsi. E nel 2009 spero che vedrà la luce. Il mio terzo romanzo è ancora uno scheletro narrativo ma spero di finirlo entro quest'anno.
Modelli letterari?
Da buon connettivista onnivoro ho avuto molti padri letterari. Su tutti Frank Herbert della saga di Dune di cui posseggo tutti i libri. E poi restando nel genere Neal Stephenson, Pat Cadigan e ovviamente William Gibson. Ma profonde influenze mi sono venute da Michel Houellebecq, il cui romanzo Le possibilità di un'isola ritengo il migliore degli ultimi dieci anni. E poi le atmosfere alla Edgar Allan Poe e al neogotico Patrick McGrath. Ma anche la filosofia di Nietzsche e Kirkegaard, gli scritti sociologici di Jean Baudrillard, George Bataille e Herbert Marcuse. Adoro anche l'archeologia e alcuni testi di Graham Hancock e Robert Bauval mi hanno cambiato la vita. Ho viaggiato in cerca dei siti di cui parlavano nei loro libri tra Egitto, Turchia, Messico, Guatemala, Cambogia e Vietnam durante gli ultimi cinque anni.
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