Paure

– Siete un branco di svitati! Non ne posso più di stare in questo manicomio! Andate a fare in culo, voi, le vostre moto e soprattutto la vostra fottutissima faccia!Candy uscì dal capannone dei Faxer e sbatté con rabbia la porta sgangherata dietro di sé. Ne aveva abbastanza di quella gente e soprattutto non aveva nessuna intenzione di assoggettarsi alle leggi del branco, secondo le quali tutti gli appartenenti al gruppo dovevano sottoporsi a un delicato intervento di plastica facciale per assumere le sembianze del Judge, la figura che tutti veneravano e che era il fondatore del movimento dei Faxer.Non tutte le bande adottavano la faccia del Judge: alcuni sceglievano qualche personaggio famoso del passato, come Abraham Lincoln o Michael Jackson. Una volta Candy, in un raduno, aveva incontrato un branco di Faxer tutti uguali a Marilyn Monroe, uomini e donne, con tanto di vestitino svolazzante e rossetto infuocato.

Candy invece andava fiera della sua bellezza tutta americana e non aveva la minima intenzione di sacrificare il suo viso per farsi fare una faccia da bulldog incazzato da un chirurgo senza licenza.

Andare in giro con i Faxer era una cosa, diventare una di loro era un’altra e non rientrava nei suoi progetti a lungo termine.

Il suo lavoretto alla Xander aveva fruttato ai Judge un bel po’ di grana, ripagando loro con gli interessi il disturbo di averla accolta nelle loro fila. L’idea del ricatto era stata ottima: per una volta Judge Freak, il leader della banda, aveva messo in funzione il cervello invece che il motore della moto e i soldi erano fioccati per tutti.

Ma poi Freak non aveva saputo fermarsi e aveva continuato a chiedere danaro, mettendosi in una situazione molto pericolosa.

In quel momento i virtual-surfer di Xander dovevano essere già sulle loro tracce e quei deficienti di biker cosa facevano? Una festa in onore di Judge Bozo, il più schizzato del gruppo.

Mentre Candy si dirigeva a grandi passi verso la moto, palpò per un attimo la tasca interna del giubbotto. Il piccolo rigonfiamento che sentì la rassicurò subito: la clip era ancora al suo posto.

Per evitare scherzetti poco simpatici da parte dei Judge, si era tenuta l’originale della clip: su quel disco ottico c’era il numero di serie della sua eyecam e la donna non ci teneva a trovarsi dietro gli scagnozzi di Xander.

La moto le rombò tra le gambe come un amante fedele e partì, lasciando una bella striscia di gomma nera sull’asfalto, un ricordino per quei balordi dei Judge.

Per Candy era arrivato il momento di sparire.

Ordini

Alexandra?La voce baritonale di David Xander echeggiò nel garage della Torre A attraverso l’interfono, distraendo istantaneamente Alex dal lavoro frenetico dei meccanici. Non si era ancora abituata a essere chiamata per nome dal Capo e il fatto che lui l’avesse appena fatto davanti ai meccanici della Compagnia le sembrò una sorta di ufficializzazione molto promettente. Ma quel pensiero effimero venne subito schiacciato in un angolo del cervello e la risposta che le uscì dalla bocca fu pronta ed efficiente.

– Dica, Capo.

Gli onnipresenti microfoni captarono la sua voce e la trasportarono in un attimo nell’ufficio privato di Xander.

– Può raggiungermi nel mio ufficio? Devo parlarle di una questione di estrema importanza.

Poteva sembrare una normale richiesta, ma Alex era diventata molto brava a riconoscere il tono della voce del Capo: quello era un ordine. E il Capo era irritato.

– Sarò da lei in un attimo.

– Perfetto.

Un click appena percettibile avvertì Alex che il Capo aveva chiuso la comunicazione.

– Datevi da fare, gente! – esclamò rivolta ai meccanici. – Questa macchina deve essere in forma smagliante entro domani.

Quindi si diresse verso l’ascensore, domandandosi cosa l’aspettasse di lì a poco, sperando che l’irritazione del Capo fosse passeggera e non fosse in alcun modo collegata a lei.

David Xander, esteriormente, appariva una persona estremamente calma e misurata: solo un occhio attento poteva cogliere le variazioni d’umore dietro quel viso impassibile.

L’unico vizio che si concedeva da quando si era imposto di smettere di fumare, cioè masticare bastoncini di ginseng, era per Alex un’utilissima finestra sui suoi pensieri. Nei momenti tranquilli il Capo ne teneva uno tra le labbra, distrattamente, quasi fosse una sigaretta dimenticata a un lato della bocca; quando era nervoso invece giocherellava con i bastoncini secchi, roteandoli tra le dita; ogni tanto poi li masticava con veemenza, divorandone quantità impressionanti in tempi brevissimi. Quest’ultimo era un brutto segno, perché voleva dire che Xander era molto preoccupato.

Quando poi il Capo ignorava i bastoncini di ginseng, era furioso.