A distanza di parecchi anni è stato pubblicato un "nuovo" romanzo inedito di Roger Zelazny. Non si tratta però di fantascienza, ma di un thriller scritto nel 1971, che però fino a ora non aveva visto la luce.
Lo scrittore americano, che nella sua carriera ha vinto 6 volte il premio Hugo e 3 volte il premio Nebula (oltre ad altri premi), non è per la prima volta al centro di una pubblicazione postuma. Dopo la sua morte, avvenuta a 58 anni il 14 giugno 1995 per un cancro, la scrittrice Jane Lindskold aveva completato due romanzi iniziati da Zelazny: si tratta di Donnerjack (1997) e di Lord Demon (1999). A sua volta Zelazny aveva terminato, proprio nel 1995, Psychoshop (Psychonegozio è il titolo italiano), manoscritto lasciato incompiuto da Alfred Bester. Il romanzo completo è stato pubblicato nel 1998.
Va comunque segnalato che Zelazny collaborava molto con altri scrittori (Dick, Saberhagen, Sheckey) e scriveva anche racconti per i "shared universe", ambientazioni comuni in cui inserire le proprie opere.
Non è quindi una totale sorpresa se la casa editrice Hard Case Crime ha proposto, in febbraio, The dead man's brother (Il fratello del morto), con una copertina di Chuck Pyle che si presenta in perfetto stile pulp/avventuroso, gridando al mondo che il romanzo veniva pubblicato per la prima volta in assoluto.
Ecco qualche nota, raccontata da Tom Jackson sul magazine online Sandusky Register (l'articolo originale è nelle risorse di rete), su questo romanzo dimenticato da tutti e saltato fuori nella maniera più classica: una risma di carta in uno scatolone abbandonato in un magazzino.
Nel corso di quasi tutta la sua carriera Zelazny è stato rappresentato dall'agenzia letteraria Pimlico Agency, diretta da Kirby McCauley insieme alla sorella Kay. Circa due anni fa, proprio Kay McCauley stava digitalizzando vecchi documenti che teneva immagazzinati, quando le è capitato di imbattersi in una scatola con su scritto: "da conservare, da non proporre adesso per richiesta di Roger". All'interno un manoscritto senza titolo, ma con ogni pagina contrassegnata dalla scritta “The Dead Man’s Brother”. Non si trattava, però, di una vecchia versione di qualcosa pubblicato in seguito, ma di un inedito rimasto lì per anni. Non un frammento, ma un intero romanzo.
McCauley dopo averlo letto ricordò di aver discusso di un romanzo mystery con Zelazny, ma che venne deciso di lasciarlo da parte perché l'attenzione sull'autore e dell'autore era sulla fantascienza. Zelazny ci avrebbe lavorato sopra prima o poi, ma quel poi non arrivò mai. In quel periodo stava anche lavorando su Today We Choose Faces (Scegli un nuovo volto).
The Dead Man’s Brother era un serio tentativo da parte di Zelazny di spostarsi al mainstream, tanto che aveva firmato un contratto per tre romanzi per la Berkley. Ma prima che arrivasse alla pubblicazione un nuovo editor della casa editrice aveva cancellato l'accordo, dicendo che in quel momento i mystery non stavano avendo particolare successo e che Zelazny era conosciuto soprattutto come autore di fantascienza: il pubblico l'avrebbe cercato in questa veste, anzi sarebbe rimasto deluso. L'agente di allora cercò di piazzare il romanzo (che a detta di alcuni editor aveva anche elementi fantasy e quindi non risultava inquadrabile in un genere ben definito), ma dopo due anni rinunciò alla cosa. Quando Zelazny cambiò agente, si portò con sé tutto il materiale.
Protagonista del romanzo è un ex-trafficante di opere d'arte di nome Ovid Wiley, che è diventato onesto e ha aperto una propria galleria. Quando però nel suo ufficio viene trovato morto un suo precedente compagno d'avventure, Wiley viene coinvolto dalla CIA in una serie di vicende che vertono su soldi rubati in Vaticano e che lo porteranno prima a Roma e poi nelle giungle del Brasile.
A questo punto McCauley e Trent Zelazny, figlio di Roger, si sono messi a cercare una casa editrice, trovando la Hard Case Crime. E le recensioni, cosa rara di solito in caso di pubblicazioni postume, sono state tutto sommato positive, tra cui quella di Neil Gaiman che, da appassionato dell'autore, ha detto che si tratta di uno Zelazny "classico e maraviglioso".
Unica nota negativa, a seconda dei punti di vista, è che molto probabilmente si tratta dell'ultimo postumo; Kirby McCauley ha infatti detto di essere certo che non ci siano più manoscritti ancora da scoprire di Roger Zelazny.
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