Stefano guardò ancora il cartello per qualche istante e poi si mosse verso la sua auto. Merzate si trovava ai piedi di una collina. Il suo nucleo centrale era un borgo medioevale con strette stradine che sembravano procedere a zig zag tra case e chiese, ma in seguito si era allargato e si era circondato di interi quartieri. Una fonte termale, poco più in alto rispetto al paese, giustificava la presenza di numerosi alberghi e le indicazioni dichiaravano una popolazione residente di quasi diecimila abitanti.— Diecimila persone. Un bel numero. Diecimila persone apparse dal nulla che si vanno a incastrare con precisione da noi — mormorò Stefano, mentre osservava lo stabilimento termale — Chissà quanta gente normale è sicura di essere venuta a curarsi qui.Colette gli toccò il braccio e indicò una casa dall’altro lato della piazza.
— Lì è dove sarebbe nata la personalità locale, il musicista e compositore Tullio Soreni, nel 1797. Chissà quanta gente ha a casa i suoi sd.
— O i suoi cd.
La donna sorrise. — Giusto, o i suoi cd di musica classica vecchi almeno di trent’anni.
Davide, che aveva lasciato il pulmino nella piazza del mercato del mercoledì, a poca distanza, si schiarì la voce.
— Può essere utile dividersi viste le dimensioni di Merzate?
Stefano annuì.
— Facciamo tre coppie. Marco ed Erica la prima, tu e Colette come seconda e io sto con il colonnello.
Lorieri non si accorse del tono sarcastico o fece finta di non notarlo.
— Ci troviamo qui fra tre ore.
Stefano aspettò che le altre due coppie si fossero allontanate nelle direzioni stabilite e poi annuì rivolgendosi a Colette. — Iniziamo da qui, dalla stazione.
L’atrio era spoglio e tipico delle stazioni di provincia. Da un lato c’era la biglietteria, con un unico sportello aperto dietro cui sonnecchiava una signora soprappeso di mezza età e dall’altro un bar con rivendita di giornali. Si avvicinarono al tabellone degli orari e guardarono l’elenco degli arrivi e delle partenze.
— Se vogliamo andare a Milano abbiamo quattro possibilità al giorno passando da Piacenza e altre tre passando da Alessandria. Sembrerebbero tutti dei locali. Bisognerebbe capire come è messa la linea, anche se sembrerebbe una parallela della linea principale.
— Per ora — aggiunse Stefano.
— Come?
Lui si guardò in giro, ma non c’era nessuno che potesse sentirli.
— Ho detto per ora. Il fallout d’ingresso non si ancora depositato del tutto; ci sarà ancora qualche aggiustamento secondario nei prossimi giorni. Non mi stupirei se in seguito si tornasse ad avere una sola linea che passa da qui e la sparizione della vecchia tratta. Fatti un appunto di assicurarti che alla centrale scarichino le foto satellitari della zona e le mettano sotto schermatura. Bisognerebbe anche andare a fotografare la linea. Manda un messaggio per far fare un viaggio a qualcuno.
— Sì.
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