Stefano strinse i pugni. — Sta parlando come se fossimo di fronte a un nemico.Lorieri si voltò di scatto. — Farò finta di non aver sentito la sua ultima frase. Dobbiamo comunque considerare tutte le possibilità. La Terra intera è soggetta a questo fenomeno, anche se non se ne accorge e neppure lo sa. E noi pochi fortunati che ne siamo a conoscenza, dobbiamo fare il possibile per proteggerla.— Stiamo ancora cercando di capire…— Certo che stiamo ancora cercando di capire, ma, in ogni caso, nella cittadina apparsa in Francia è stata necessaria la sua intera squadra per portarla via prima che la situazione sfuggisse di mano. Se dovesse ripetersi una cosa del genere, io ho ordini di non restare a guardare — Lorieri si diresse verso il pulmino portando con sé Colette.Davide scosse la testa e fece cenno a Stefano di lasciare perdere, poi indicò il cartello stradale presso cui avevano fermato i veicoli. La scritta era bianca su fondo blu.

— Merzate, 3 chilometri.

— Cosa sappiamo? — chiese Stefano toccando la superficie del cartello.

— Abbiamo già fatto qualche ricerca. Non c’è nessuna Merzate nei dati schermati, mentre il fallout delle informazioni ha già prodotto, nelle 44 ore dal fenomeno, parecchie cose.

— 44 ore?

— Sì. L’allarme satellitare lo hanno dato gli americani. Hanno una copertura dell’area del Mediterraneo che è superiore alla nostra e sono terribilmente scrupolosi in questo periodo. Non appena vedono sullo schermo una capanna che non c’era prima si lanciano come dei forsennati sul pulsante dell’allarme e si mettono a telefonare a tutte le agenzie CCA del mondo. Quando il responsabile di turno ha messo giù la cornetta, ha attivato la nostra squadra; ma io ho pensato che avevamo bisogno del nostro comandante. Siamo arrivati solo un paio d’ore prima di te.

Stefano scosse la testa. —Non sono sicuro di voler essere qui.

— Ci servi, soprattutto con il cane da guardia che abbiamo con noi. Ci sono voci insistenti che i militari vogliano prendersi un ruolo più attivo, soprattutto con i russi in crisi da prestazione — Davide alzò la macchina fotografica e fece una foto al cartello —Senza dimenticare la storia dei fondi.

— Tipico dell’uomo moderno. Il suo mondo scivola nella cacca e lui si preoccupa di non spendere troppo per pulire il pavimento.

Davide lo squadrò.

— Questa è finalmente una battuta tipica dello Stefano Danelli che conoscevo.

— Grazie.

— Dimmi una cosa, ma sii sincero: come stai?

Stefano frugò nell’erba e raccolse una lattina che esaminò con cura e infine mise in una busta.

— Diciamo che sono perennemente tentato anche io di smettere di spendere. Non ho ancora deciso se farlo oppure no. La voglia di farlo c’è, ed è tanta.

— Capisco. Comunque, bentornato — disse Davide voltandosi.