— Abbastanza chiaro, colonnello — disse Stefano — Ma io quelle prove non gliele posso dare. Resto dell’idea che non sia un’aggressione, ma un fenomeno naturale.— E allora ce lo spieghi.Stefano non rispose.
La discussione terminò lì. Lorieri uscì dall’albergo con il cellulare in mano, senza aggiungere altro, e loro cinque rimasero sui divanetti della hall a consultare le mappe della città che avevano recuperato negli uffici del comune. Davide aveva recuperato un paio di volumetti che trattavano la storia della città sotto il profilo artistico e politico. Oltre a citare ampiamente il musicista Tullio Soreni, dicevano come il paese fosse stato la culla natale di letterati e avvocati famosi e avesse ospitato, durante i loro spostamenti, ben due papi, Martino IV nel medioevo e poi Giulio II.
— Ci sarebbe anche il Museo Storico e Archeologico locale da visitare. Apre solo tre giorni alla settimana e oggi era chiuso — disse Davide sbadigliando.
— Me ne posso occupare io — rispose Stefano — Non è il primo che vedo.
— Va bene. Cercherò di tenerti occupato herr colonnello, magari lo porto con me a consegnare i campioni.
— Grazie, sei un amico. Anche se in fondo lo capisco, deve fare il suo lavoro.
Davide ridacchiò.
Prima Erica, poi Marco e infine lo stesso Davide salirono nelle loro camere, lasciando soli Stefano e Colette.
— Posso domandarti una cosa? — disse Colette a Stefano dopo essere rimasta in silenzio a guardarlo.
— Certo.
— Tu cosa ne pensi, intendo personalmente. Lascia perdere le teorie dei fisici che lavorano attorno al computer quantistico standone al riparo come se fossero dei puffi sotto a un fungo.
Stefano sospirò. — Quattrocento anni fa il filosofo Hobbes scrisse che l’uomo, per sua natura, è portato a essere perennemente in guerra contro sé stesso, nel senso di guerra contro tutti. Le cose non sono cambiate da allora. L’unico modo per uscirne, per lui, era se tutti, ma proprio tutti, rinunciavano ai loro diritti singoli e li davano a un governo così enorme che avrebbe garantito la pace. Il Leviatano, lo aveva chiamato.
— Questo forse risolverebbe il problema che abbiamo con i russi. È un poco quello che vuole fare Lorieri con le agenzie della CCA.
— Non mi riferivo proprio a lui. Prova a pensare che esistano più Terre, che ci siano più umanità divise, che le realtà a livello quantistico siano molteplici se non infinite.
Colette si spostò di divano, sedendosi nel posto accanto a lui.
— Facevo la segretaria, ma uno dei corsi riguardava la meccanica quantistica e un certo Everett, mi pare.
— Sì. Però lui e altri lavoravano solo sulla teoria e la Società Londinese aveva scoperto ben poco, aveva dedotto alcuni casi in Inghilterra e sul continente, ma non sapeva andare oltre la parte descrittiva. Noi abbiamo la fortuna di avere la pratica e la tecnologia, oltre che la teoria, per cercare di intuire cosa significhi il fenomeno. Vent’anni dal primo computer a matrice quantica.
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