— Ci abbiamo provato e più volte. Le riprese non mostrano nessun cambiamento anche se sappiamo che c’è stato. Il tabellone cambia rispetto a prima, ma le riprese mostreranno sempre e solo quello nuovo. Forse con una schermatura quantica adeguata otterremmo qualcosa, ma come facciamo a trasferire un computer quantico sotterraneo, che ha effetto solo se protetto dalla radiazione di fondo, per fare un filmino? Anche le foto che sto facendo non avranno nessun valore perché si adegueranno ai cambiamenti; se non potessimo confrontarle con le copie che inviamo alla centrale e che vengono schermate nel computer a matrice quantica, non ci renderemmo conto di nulla. Colette fissò il bracciale con il led verde. Anche loro erano schermati, anche se per un periodo limitato; bombardati da neutrini oscillanti a livello quantistico. In realtà la cosa, in termini fisici, era più complicata, ma lei non era esperta in fisica. Fino al momento del Disastro della periferia faceva semplicemente la segretaria dell’agenzia francese.— Anche noi dovremmo essere protetti, ma in realtà non lo siamo abbastanza.Stefano la vide cambiare espressione e si alzò per raggiungerla.— La nostra unica arma è il ricordo.— Già. E io mi ricordo benissimo il mio ufficio e anche tutta l’agenzia. Ricordo le persone con cui lavoravo e con cui ridevo, con cui andavo fuori a cena. Loro adesso non ricordano.

— Eravamo tutti convinti che la sezione francese fosse al sicuro.

— Non lo era.

Stefano ricordava bene il giorno del Disastro. La centrale francese di Contro Cronologia Apparente era stata costruita alla periferia estrema di Parigi, un posto che si riteneva privo di rischi, parzialmente già edificato e quindi, in teoria, non passibile di modifiche. La base, che doveva rimanere segreta al pubblico per ragioni di sicurezza, era stata ricavata sotto dei vecchi studi cinematografici. Tutti i casi studiati di città apparenti erano accaduti in zone disabitate, ma quella volta il cambiamento aveva travolto la sezione trasformando gli impianti e mutandoli in una città satellite sbucata fuori dal nulla, con strade, case e parchi arrivati da chissà dove. E tutti i membri il personale della base erano stati trasformati a loro volta, i loro ricordi piegati alla nuova realtà, compromessi per sempre. Si erano salvati solo i pochi che si trovavano in missione, come Colette. “Promossa sul campo come i sergenti della Prima Guerra Mondiale, che facevano carriera e salivano la scala gerarchica solo perché gli ufficiali morivano più rapidamente di quanto si potesse sostituirli”, aveva detto Colette la prima volta che l’aveva incontrata.

Subito dopo tutte le agenzie di Contro Cronologia del mondo si erano trasferite in fretta attorno alle sedi sotterranee dei computer quantici, presenti presso strutture come acceleratori di particelle o osservatori di neutrini abbastanza potenti da permettere una schermatura efficace. Quando il panico era passato, l’agenzia italiana aveva quindi preso quello che restava dell’agenzia francese sotto la sua ala protettiva, con l’incarico di aiutarla nella ricostruzione e di addestrare nuovo personale. Politicamente era stata una mossa perfetta per estendere la propria influenza rispetto alle agenzie più potenti e ricche, come quella americana e quella russa.

— Non lo era, è vero — mormorò Stefano. Se Colette si ricordava le persone della sua sezione per come erano, lui si ricordava Valeria. Quando era stato avvertito del Disastro era dovuto sparire per quasi una settimana; lei non glielo aveva perdonato. Non passava giorno che non desiderasse che le cose fossero andate diversamente: tutte, dalla prima all’ultima.