L’idea di Abrams fu subito chiara: non produrre e dirigere un undicesimo film, uno Star Trek XI come ufficiosamente veniva chiamato; ma un film ex-novo, il primo di una nuova serie cinematografica. L’operazione era riuscita, del resto, a Martin Campbell col suo Casino Royal che proprio quell’anno (2006) aveva aperto un capitolo nuovo della storia di “007”. Si trattava, in altre parole, di “re-inventare” Star Trek. A rendere estremamente complesso il lavoro di Abrams fu da una parte la sceneggiatura, le cui modifiche furono fortemente rallentate dal lungo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood tra la metà del 2007 e gli inizi dell’anno successivo, e dall’altra il casting. Era stato deciso, infatti, di non chiamare nessun vecchio volto della serie sui set del nuovo film, a parte Leonard Nimoy (Spock) per un cameo. La stampa riportò una ridda di nomi per l’ambito posto del giovane capitano Kirk, e si rincorsero così le voci per Matt Damon, Ben Affleck e Tom Cruise (che aveva lavorato con Abrams proprio nel suo ultimo Mission: Impossibile), quest’ultimo pensato per la parte del capitano Pike, il primo vero capitano dell’Enterprise. Ma la scelta, quasi per caso come sempre capita per ruoli così importati, cadde infine su Chris Pine. Praticamente un esordiente, essendo apparso per la prima volta sul grande schermo solo nel 2004 in Principe azzurro cercasi della Disney, Pine aveva recitato come protagonista in ruoli sbarazzini per commedie romantiche come Baciati dalla sfortuna con Lindsay Lohan e Appuntamento al buio (entrambi del 2006). La prima audizione fu perciò fatta quasi per gioco, ma poi l’agente di Pine convinse la moglie di Abrams della bontà della scelta e a far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte fu il lobbying di Zachary Quinto, scelto prima di lui per la parte di Spock, che conosceva bene Pine per essere suo compagno di palestra. A differenza di Pine, Quinto era stato ben deciso quando si era presentato all’audizione per il ruolo di Spock (che aveva visto tra gli interessati anche Adrian Brody) e ottenne subito la parte per la straordinaria capacità di calarsi nel personaggio. Infine, il più celebre Karl Urban (Il Signore degli Anelli, Doom, Out of Blue) fu scelto per la parte del dottor McCoy, completando così il trio di protagonisti.Forse su pressione della Paramount e dei suoi esperti di marketing, forse per un suo calcolo personale riguardo la “vendibilità” del film, J.J. Abrams cambiò le carte in tavola non appena iniziò a lavorare sul progetto. Ancora durante la presentazione di Mission: Impossibile 3, Abrams pronunciava in un’intervista queste esatte parole: "È tutto vero: sono sempre stato un grande fan di Star Trek… sono cresciuto con Star Trek". Ma poco dopo non perse occasione di sbandierare a tutti i giornali, riviste e canali televisivi disposti ad ascoltarlo di non essere affatto un appassionato della serie, giungendo a dichiarare nella presentazione del film a Roma: "Devo confessarvi che prima di dirigere questa pellicola, non sono mai riuscito ad appassionarmi alla saga", e chiarendo un aspetto per lui importantissimo: "Questo film è proprio per coloro che non sono fan di Star Trek". Il preciso intento della produzione era infatti quello di convincere gli spettatori che il film di Abrams non sarebbe stato un film di Star Trek, ma qualcosa di completamente diverso, radicalmente nuovo, tutto tranne che coerente con la linea narrativa, lo stile e la filosofia “trek”. Scenografie ed effetti speciali più vicini al taglio di Star Wars (che Abrams ha riconosciuto come sua più vicina ispirazione), approccio più adolescenziale (con storie d’amore, qualche scena di sesso e filosofia da storia di formazione), design innovativo affidato a Ryan Church e per i costumi a Michael Kaplan, specificamente scelti per non aver mai visto i film della serie, e musiche affidate al tradizionale collaboratore di Abrams, Michael Gioacchino (che ha usato il tema tradizione di Alexander Courage solo nei titoli di coda), sono stati tutti espedienti per assicurare un’esperienza totalmente nuova, scindendo questo Star Trek da tutti i suoi predecessori.
Un nuovo "big bang" per l'Universo Trek
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