Se volessimo sintetizzare in sole tre parole la carriera editoriale di Giuseppe Lippi, attuale curatore di Urania e uno dei massimi esperti della letteratura fantastica del nostro Paese, forse le più appropriate sarebbero: Robot, Lovecraft e Urania. Proviamo a spiegare il perché, anche attraverso le parole dello stesso Lippi che ha tenuto una conferenza durante l’Italcon numero 35, svoltasi lo scorso marzo a Fiuggi, in quanto Ospite d’onore italiano dell’annuale incontro dei professionisti e degli appassionati di fantascienza, che quest’anno ha visto svolgersi in contemporanea anche l’Eurocon, la convention europea.
Giuseppe Lippi ha parlato a cuore aperto con gli appassionati presenti, raccontando il suo personale viaggio nel mondo dell’editoria di fantascienza e la sua concezione di questo genere letterario, grazie anche all’aiuto della sua più recente fatica editoriale: 2001: Odissea nello spazio. Dizionario ragionato, edito dalla casa editrice Le Mani-Microart’S, – attraverso una serie di voci, proprio come nei dizionari. Il saggio è incentrato sull’immenso capolavoro di Stanley Kubrick, ma delinea anche la fantascienza che è più cara al suo autore.
Nato a Stella Cilento, in provincia di Salerno, nel luglio de 1953, ma vissuto dal 1958 al 1971 a Napoli, dove ha studiato, Giuseppe Lippi – dopo aver esordito con articoli su Oltre il Cielo e su il Cosmo Informatore dell’Editrice Nord - ha iniziato nel 1976 la sua collaborazione con Robot, l’ormai mitica rivista di fantascienza diretta da Vittorio Curtoni, con un articolo dal titolo Fantascienza e letteratura popolare, che conserva ancora oggi, a oltre trent’anni dalla pubblicazione, molti spunti interessanti. Di Robot divenne ben presto il redattore e a lui si devono anche la cura delle collane della casa editrice Armenia dedicate alla fantascienza e all’horror: I Libri di Robot – curato con Giuseppe Caimmi - e Psyco. I Racconti della Paura.
Nel 1979, dopo la chiusura di Robot, ha cominciato un'intensa attività di traduttore per Mursia, Mondadori e altri editori, divenendo poi nel 1980 - e fino al 1998 -, anche consulente della Mondadori, curando le collane Oscar fantascienza, fantasy e horror.
In apertura del suo intervento, Lippi ha ricordato come proprio quest’anno ricorrano i suoi venti anni alla guida della collana mondadoriana, perché fu proprio: “Nel febbraio dell’89, che l’allora amministratore Mondadori della divisione degli Oscar, Leone Buonanno, mi telefonò e a sorpresa mi propose l’incarico di curare Urania”.
La svolta della sua vita è stata proprio la collana della storica casa editrice milanese, la pubblicazione di fantascienza più longeva del nostro Paese. Una grande responsabilità che lo stesso Lippi così ha ricordato: “Urania ha cambiato radicalmente la mia vita, perché prima di assumere l’incarico di curatore della collana, per sbarcare il lunario ero consulente degli Oscar, ma traducevo anche molto, perché solo così potevo vivere. Con la cura di Urania - ha continuato Lippi -, non è stato più necessario lavorare come traduttore, e quindi è cominciato una fase nuova. Questa situazione ha avuto, comunque, vantaggi e svantaggi, perché se da un lato non ero più costretto più a tradurre molto, dall’altro non ho potuto più dedicarmi ad altri progetti. In effetti, l’ultimo lavoro ad ampio respiro che ho realizzato è stata proprio la cura dei racconti di Howard Philips Lovecraft, usciti in quattro volumi proprio per Mondadori”.
Come ha ricordato lui stesso, tra il 1989 e il 1992, Lippi ha realizzato, per gli Oscar, un'edizione in quattro volumi di Tutti i racconti di H.P. Lovecraft, che rimane a tutt’oggi un punto di riferimento imprescindibile per chi vuole leggere e studiare le opere del Solitario di Providence. Il curatore di Urania, infatti, non solo ha tradotto personalmente molti racconti del grande Maestro della letteratura fantastica, ma ha anche scritto delle brillanti e accurate introduzioni ai volumi e ad ogni singola opera di Lovecraft.
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