Sui fili tirati davanti alla fattoria sventolavano nella brezza tiepida i panni bianchi, blu, neri e grigi stesi dalle donne dopo averli lavati sulle assi e nelle tinozze. Geremia e Jona, chiacchieravano allegri attraversando i campi di mais, di grano e di tabacco; Zoe e Martha, poco distanti, sfioravano con le loro risate le coltivazioni di sedani, destinati in dono alle spose recenti e usati in fascine come decorazione nelle feste di matrimonio. Le sottane pesanti e modeste dai colori sbiaditi delle giovani donne incrociarono un gruppo di bambini all’ingresso di Lancaster: biondi i capelli dei maschi, tagliati con la scodella sotto i cappelli di paglia; le trecce delle bimbe scendevano dalle cuffie bianche, le bambole di pezza senza volto tra le braccia.
I calessi degli adulti portavano lentamente indietro gli uomini dal mercato agricolo di Mennon City, dove i padri mietevano il cibo col sudore della fronte.
Zoe fendeva con la gonna larga e grigia, staccandosi dal gruppo delle amiche, il campo di pannocchie frusciante e ingiallito al termine della stagione: aveva abbandonato le ammiccanti indiscrezioni di Martha su Edward Gingerich, il ragazzo più bello e più scapolo di Lancaster e su Karl Bowmann, che avrebbe sposato Emma Deitsch il mese prossimo. Jona dal canto suo si sorprese, come tante altre volte, a guardare il cielo che assumeva lentamente la tinta dell’imbrunire.
- Dunque, ragazzi, partirete domani. Destinazione Bethlehem, Punto di Lagrange XVI…
- Cristo, Vandervelt! Proprio noi? – protestò Serrano, il caposquadra.
- Mi dispiace, Marcos: tu, Harrison e Theo andate lì, sostituite il pannello danneggiato e tornate in fretta su Tycho.
- Evitando di essere visti, di comunicare con chicchessia… - recitò svogliato Harrison.
- Proprio così. Conoscete le regole: nessun contatto con i coloni tranne che al momento dell’attracco e solo con la Sala controllo.
- I vecchi saggi! - si esibì in un grottesco inchino il caposquadra - Saremo costretti a lavorare di notte...
- Marcos – fece Vandervelt – Non è la prima volta che vai in missione su Bethlehem, mi pare…
- Ok, ok… Voglio dire: non è per niente piacevole.
- Nessuno ha detto che sia “piacevole”. Ma la prima squadra di turno siete voi. E tocca a voi la patata bollente.
- Avremo l’antigravità individuale? – domandò senza troppo entusiasmo Marcos.
- Tranquillo. La dotazione tecnica è di prim’ordine. Imbarco domani, dicevamo, alle 12 ora lunare con l’Asteria. – riprese Vandervelt con piglio operativo – Aggancio al molo tecnico di Bethlehem il 23 del mese prossimo. Naturalmente di notte.
In sala mensa il più eccitato sembrava Theo. Alla sua prima uscita come riparatore non stava nei panni dalla voglia di lasciare l’officina per un viaggio – checché ne dicesse Marcos – che si presentava comunque eccitante.
- Cos’avete contro Bethlehem? – chiese sinceramente curioso a Harrison, approfittando della temporanea assenza di Serrano, già al secondo giro intorno al banco del self service.
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