Vista dall’alto, la stazione assomiglia ad un grande ragno, con dei corpi centrali rotondi (le Cupole), e una serie di diramazioni. L’organizzazione interna degli spazi sembra invece aver preso spunto dalle navi da crociera. Le parti centrali sono adibite agli spazi di relax come il Forum (con cinema, teatro, museo, ristoranti e bar), i Campi Sportivi e due grandi mense. Nella parte nord si trovano i laboratori scientifici, le colture idroponiche e la centrale di riconversione dei rifiuti; a sud, vicino all’astroporto, vi sono i laboratori tecnici e i motori che garantiscono aria all’intero complesso. Ad est e ovest si diramano i lunghi corridoi con gli appartamenti degli abitanti, interrotti da piccole cupole, ad intervalli regolari, per gli spazi comuni di prossimità. Il nostro era il gruppo dirigenziale che rilevava il comando per la fase finale del Terraforming.Ci adattammo bene alla vita marziana, con i suoi ritmi scanditi dal lavoro, dagli obiettivi da raggiungere e dai momenti di relax. Ci piacque come avevamo immaginato. Forse solo Ivan non sembrò inserirsi al meglio nella nuova situazione.
Dopo quattro anni (che sulla Terra sono otto), il nostro comando stava raggiungendo non solo tutti i risultati scientifici, ma anche un consenso unanime sulla gestione. Questo avvenne grazie al carisma di Lazarius. L’idea originaria del “Punto Zero” fu però di Joanna.
Stavamo cenando, io, Lazarius, Joe, Ivan, Joanna e mia moglie Rosemarie, che avevo conosciuto su Marte. Per la seconda volta nella nostra vita, una cena avrebbe definito il nostro futuro.
“Come sta il vostro bimbo?”, ci chiese Joanna.
“Molto bene, direi”, rispose Rosemarie.
“È il trentesimo nato qui, non è vero?”
“Sì, e so che altre tre donne stanno aspettando dei bambini”
“Stiamo creando qualcosa di nuovo, non si tratta più di una semplice comunità tecnico-scientifica. Ormai stiamo gettando le fondamenta per una nuova società”, proseguì Joanna.
“Non ti sembra di esagerare?”, intervenne Joe.
“No, Joe, per niente”, Joanna aveva posato il bicchiere e lo guardava fisso negli occhi. “Sei tu che non ti stai rendendo conto della situazione. Ma guardaci, e non mi riferisco solo a noi della Squadra. Lazarius”, disse rivolta a lui, “hai visto i lavori di Gloria sugli ologrammi? E le scoperte di Walter Milius? E i racconti di quel tale, come si chiama…”
“Popovic”, intervenni.
“Esatto! Proprio lui. Ho sentito dire che sta aprendo nuove vie alla letteratura. Insomma, qui stiamo creando un nuovo inizio, volete rendervi conto o no che siamo al Punto Zero di una nuova epoca?”
Per alcuni secondi ci fu silenzio. Lo spezzò Lazarius: “Forse Joanna ha ragione. La società terrestre è in una fase di decadenza da oltre un secolo, e la globalizzazione ha distrutto sul nascere la possibilità di sviluppo autonomo di una qualsiasi regione del mondo. Qui noi abbiamo il privilegio di un punto di vista diverso. Possiamo partire da un nuovo “punto zero”, come dice Joanna, e non è poco”
“Ci manca solo l’autodeterminazione”, aggiunsi sottovoce.
Lazarius, che era di fianco a me e aveva sentito, concluse: “Siamo già a buon punto”
Nei giorni seguenti fu proposto un Programma per l’Autodeterminazione della Comunità marziana, le cui basi teoriche furono redatte da Joanna. Fu indetta una sorta di elezione pubblica, e venne deciso che Lazarius fosse il Primo Ministro marziano. Coloro che avessero dichiarato la loro contrarietà al nuovo Programma avrebbero avuto il tempo di chiedere un trasferimento sulla Terra. Solo pochi si dichiararono contrari, e accettarono la scelta della maggioranza.
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