Le storie apparse su Weird Science, come nella altre testate EC Comics, erano molto brevi: si andava da un minimo di sei ad un massimo di otto tavole. I disegni però erano curati al massimo, in ogni vignetta si possono notare una ricchezza di particolari unica, sempre tenendo conto dello standard dell’epoca.Altra caratteristica fondamentale delle storie di Weird Science è che avevano una struttura narrativa sempre uguale: si partiva con una scoperta scientifica rivoluzionaria od un evento bizzarro, si continuava con il protagonista che subiva le conseguenze di ciò che era accaduto e si finiva con un capovolgimento totale di ciò che si era letto fino a quel momento.La già citata prima storia apparsa su Weird Science, il cui titolo italiano è Perso nel microcosmo, segue proprio questo schema: c’è uno scienziato riesce a sintetizzare una sostanza liquida che se spruzzata sulla materia la rimpicciolisce. Il suo giovane assistente involontariamente si espone alla sostanza e comincia a rimpicciolirsi. Si ritrova piccolissimo nella mano dello scienziato fino a sparire del tutto anche alla vista del microscopio e scopre che glia atomi di quella che era la mano dello scienziato altro non sono che galassie, intorno alle quali girano pianeti simili a quelli che conosciamo. Il giovane continua a diventare sempre più piccolo, passando di volta in volta da un universo all’altro, da un pianeta all’altro, in cui a volte incontra mondi con esseri viventi simili e progrediti quanto lui, e a volte veri e propri barbari. Ad un certo punto riesce a raccontare la sua storia ad un uomo che prima di scomparire riesce a capire che lui stesso fa parte di una galassia che altro non che l’atomo di una mano di uno scienziato, ma scopriamo che l’uomo che sta riflettendo su questo scenario cosmico altro non è che un americano degli anni Cinquanta. Il giovane scienziato, dunque, con cui il lettore si è identificato fin dalle prime vignette era in realtà un essere appartenete ad un’altra dimensione, un universo simile al nostro ma comunque diverso.Questa storia ci introduce anche in un altro elemento importante delle storie di Weird Science: non ci sono intenti morali e quasi sempre non c’è il lieto fine. Due caratteristiche estremamente innovative per l’epoca che configuravano a tutti gli effetti i fumetti della EC Comics adatti forse più per adulti che per bambini e ragazzi. Le storie - pur rifacendosi a tutto l’armamentario della fantascienza, dalle invasioni ai mostri, dagli esperimenti sulla morte ai viaggi nel passato e nel futuro - facevano riflettere soprattutto sul posto dell’uomo nell’universo, con concetti ed idee che spesso sembravano tratte da vere e proprie riflessioni filosofiche e sociologiche. Ma questa caratteristica fu in qualche modo anche la condanna a morte per la casa editrice.Gli albi a fumetti horror e quelli dedicati al giallo suscitarono più di una critica da parte dell’opinione pubblica, ma tale onda di dissenso si trasformò in una vera e propria crociata contro i comics quando venne pubblicato nel 1954 il libro Seduction of the innocent, dello psicologo Frederic Wertham. In questo testo, si definivano i fumetti come in grado di sedurre i ragazzi con immagini di sesso e violenza. A seguito di tale crociata fu creata la Comics Code Authority, un organo di censura che doveva leggere ed approvare tutti gli albi prima di essere pubblicati. Quest’organo, per la verità, non aveva nessuna autorità legale, ma le case editrici imposero ai loro sceneggiatori di attenersi alle indicazioni dell’organo e molti negozi rifiutavano gli albi che non avessero in copertina il marchio di approvazione della CCA.
Venne creato un vero e proprio codice che imponeva a sceneggiatori e disegnatori di non raffigurare scene di sangue, violenza e sesso, di non mettere mai in ridicolo nelle storie le autorità governative, di fare in modo che i personaggi “buoni” vincessero sempre e di non disegnare vampiri, licantropi, zombi e simili creature. Inoltre, nelle storie a fumetti era proibito anche la presenza di liquori, tabacco, coltelli, esplosivi e donne nude o poco vestite.
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