Tornò alla RitterBahnof.

Sedeva sulla medesima panchina presso i binari, in attesa del treno per ReisfeldStadt, quello delle undici. Si sentiva svuotato, ingrigito, orfano di speranza…grigio nel grigio… siamo nati per morire… che altro dire? Riaprì il Quotidiano di Regime. Era più forte di lui, e di tutti, non si poteva fare a meno di leggere e rileggere l’Elenco Ufficiale delle Morti Previste.

Preso dalla lettura di quei nomi, nella febbrile ansia di leggere e non leggere altri nomi di lontani conoscenti, non aveva notato la donna che gli si era seduta accanto.

- Avete i capelli bianchi ma non siete un vecchio…

Lui si voltò verso il bel viso che aveva pronunciato quelle parole, un viso bello ma teso, tormentato. Era la donna che poco prima disturbava i passanti.

- Mi chiamo Edda Kraus.

- Piacere di conoscervi, signora… - disse lui tornando ad abbassare gli occhi sul Quotidiano di Regime - …mi spiace ma non ho monete da regalare.

- Non voglio monete…voglio solo dirvi…che il mio nome è sull’elenco di Settembre.

- Settembre?

- Sì, sì, controllate pure.

Il giovane controllò. Sfogliò le pagine e giunse agli elenchi di Settembre:

- Ecco qui, si… Edda Kraus, il dodici settembre tocca a voi: condoglianze signora.

- Ma non capite?

Il giovane non capiva. Gli occhi limpidi della donna lo invitavano supplicanti a una qualche illuminazione.

- Mi spiace, signora, non capisco cosa…

- Ho ancora nove mesi e sedici giorni di vita!

- Signora…cosa volete farci? Siamo nati per…

- Ho giusto il tempo per mettere al mondo un bambino!

Il giovane cominciava a capire.

- Signora… signorina, da me cosa volete?

- Solo l’indispensabile per la procreazione! Nient’altro. Penserò io a sistemare Andrea, ho predisposto tutto...

- Andrea? Avete già deciso il nome del bambino?

- Si! Si chiamerà Andrea Kraus! Un nome che…

- È qui…sull’elenco di Novembre.

2.

Era stabilito, Andrea Kraus moriva il quattro Novembre alle ore sei antimeridiane, in AufstiegPlatz, al numero civico 7. Causa del decesso: soffocamento per corpo estraneo in gola.

Il giovane dai capelli bianchi prese posto in uno scompartimento senza altri viaggiatori, il treno sbuffava i suoi vapori e lui chiuse il finestrino per evitare l’affumicamento.

Gettò sui sedili il Quotidiano di Regime e restò ad osservare al di là del vetro i marciapiedi della RitterBahnof, la panchina di ghisa su cui aveva atteso l’arrivo del treno ospitava ora la scarpa di un tale che doveva allacciarsi le stringhe. Dov’era la donna? Edda Kraus… l’aveva lasciata su quella panchina, l’aveva silenziosamente abbandonata alle sue lacrime.