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...per quanto dura l'eternità!
3. æthernæ
:> programma Golem attivato <:
:> funzioni sensoriali ripristinate <:
Hybris Noèsis æthernæ Meth.
Un breve fremito percorse i suoi fotorecettori.
Il Golem che un tempo era stato Bèl, ora un ammasso di carne sintetica e metallo, mosse la propria mano verso uno di quei glifi elaborati e per lui senza senso: vi posò lo sguardo estendendolo allo spettro oltre il visibile. I suoi occhi biomatici si accomodarono e i sensori organotattili rilevarono una micrometrica differenza tra la vernice ultravioletta e la parete, ma la sua mente non si soffermò sul significato...
Ne aveva? Forse...
Hybris Noèsis æthernæ Meth.
Il Golem subitizzò nella propria mente l’immagine del pianeta nel vuoto siderale. Chiuso in un guscio di metallo e carne, una goccia allungata nello spazio, come un amante proteso ad avvolgere la luna. Nell’unità degli opposti, nell’uno che origina dalla colma di ogni divisione, la luna era per metà coperta dalla bocca vorace della Bestia: filamenti simili a rivoli di sangue, tendini e plastica lentamente l'avvolgevano.
Hybris Noèsis æthernæ Meth ripeteva la scritta.
Cosa significava?
Il Golem non capiva, non sapeva. Era Bhaga a sapere, capire, volere, guardava attraverso di lui… lui… come un cortocircuito quella parola sottintendeva un concetto che il Golem ormai non possedeva più da molto tempo. Era un ‘lui’ riflesso su un lato ignoto e non oggettivo della propria neurostruttura.
Un’appartenenza più che non oggettiva!
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