David Oppegaard è un robusto giovanotto nato e cresciuto nel Minnesota, e il cui cognome tradisce le origini decisamente nordiche. Ha iniziato a scrivere a quindici anni, mentre si diplomava in letteratura inglese al St. Olaf College; successivamente ha migliorato la tecnica con un Master in scrittura creativa alla Hamline University, iniziando a frequentare premi letterari mentre si dedicava a una miriade di altri mestieri, come nella migliore tradizione americana. Alla fine è riuscito a coronare il suo sogno di pubblicare un romanzo, The Suicide Collectors, uscito lo scorso dicembre nel mercato USA per i tipi della S. Martin Press. Un romanzo che tratta il tema dell'apocalisse in modo originale, tanto che è riuscito ad attirare subito l'attenzione di critica e pubblico.
L'autore immagina che il mondo intero sia stato preda di un'epidemia di suicidi, per via della quale quasi il novanta per cento dell'umanità si è tolta la vita. Il romanzo, che si svolge cinque anni dopo l'epidemia chiamata Disperazione, segue le vicende di Norman, un superstite che insieme ad altri due compagni affronta un viaggio attraverso gli Stati Uniti devastati, alla ricerca delle cause della catastrofe. "Non ho voluto trattare il tema dell'apocalisse in modo tradizionale" ha dichiarato Oppegaard in un'intervista a Sci Fi Wire, "così, dopo essermi spremuto le meningi per un po', sono arrivato all'idea di una piaga che l'umanità si autoinfligge letteralmente. Nella storia ci sono stati diversi casi di epidemie di suicidi. Ho trasferito quest'idea su scala globale."
Il protagonista Norman, senza famiglia e che ormai non ha più niente da perdere, si sposta dalla Florida al Kansas, fino a Seattle, con lo scopo di cercare una cura per la Disperazione. "Durante il viaggio, Norman e i suoi compagni si imbattono in un gruppo chiamato I Collezionisti" continua Oppegaard, "veri e propri avvoltoi che sembrano decisi a far sparire ogni traccia dei suicidi. Alla fine Norman arriverà alla sorgente della piaga, e dovrà confrontarsi con essa e il suo significato."
L'ambientazione del libro è posta in un futuro non troppo lontano. Spiega ancora Oppegaard: "ho voluto dare ai lettori l'impressione che questa piaga possa accadere in qualsiasi momento, anche domani mattina. Ho aggiunto soltanto pochi tocchi di tecnologia qua e là, come le autostrade in Duracrete - un materiale super resistente che poi ho scoperto esistere davvero, e le pile a combustibile che permettono a un camion di viaggiare per tutti gli USA senza preoccuparsi della benzina. Era necessario, visto che la vicenda si svolge in un mondo in decadenza da oltre cinque anni." La difficoltà principale che l'autore ha evidenziato è stata quella di dover convivere con l'idea del suicidio per diversi anni, il tempo necessario alla stesura del romanzo. "Ho veramente 'vissuto' la disperazione del suicidio mentre scrivevo il libro. Ho sperimentato anch'io una grave perdita per questo motivo, e credo di essere riuscito a trasferire le mie sensazioni nella scrittura."
Il romanzo, appena uscito in America, si preannuncia pertanto cupo e disperato, proprio come la piaga di cui racconta. Il secondo romanzo di Oppegaard, Wormwood, Nevada, sarà in uscita il prossimo inverno. Sperando che sia un po' più allegro.
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