Quali sono i tuoi punti di riferimento nel fumetto mondiale e che tipo di storie di fumetti ti piace leggere?
Domanda difficilissima. Potrei dire Frazetta, Liberatore, Castellini, Tetsuo Hara, Uderzo, Otomo, Miyazaki, ma sarebbe riduttivo. Mi piacciono, infatti, tanto Bonvi(Nick Carter) B.Bozzetto, Calvin e Hobbes, Luky Luke, Snoopy e Charlie Brown, insomma faremmo notte. Quello che posso dirti e che in assoluto oggi i Giapponesi con la loro straordinaria animazione rappresentano per me il TOP: Capolavori come “Akira”, “Le ali di Honneamyse”, “Cow boy bebop”, “Il castello errante di Howl”, “Venus Wars” ecc. rappresentano la costante documentazione per i miei lavori.
Parliamo della serie Engaso 0.220, una delle pietre miliari del fumetto indipendente italiano, uscita nel 1994 e arrivata a soli nove numeri e oggi ristampata dalla Cagliostro E-Press. Un’operazione coraggiosa quella di proporre, nei caotici anni Novanta, un fumetto seriale di fantascienza in un momento in cui furoreggiava in edicola Nathan Never….
Un’operazione che all’epoca risultò estremamente naturale. Mi spiego: eravamo tanti giovani con voglia di lavorare. Voglia continuamente frustata dai vari Editori italiani, che mettevano solo paletti ai nostri entusiasmi. Quindi ci venne naturale e spontaneo rimboccarci le maniche e darci da fare, senza più attendere. Partimmo da tre personaggi creati da me graficamente per tre fumetti diversi. Ci parve importante usare la connotazione politico sociale come protagonista delle storie e utilizzammo Marte, perché per rendere credibili e non pesanti certi argomenti, ci serviva un’ambientazione fantasy che alleggerisse il tutto. Nathan Never non fu un punto di riferimento anzi, fu un punto da cui allontanarsi il più possibile. In quanto alla fantascienza, la nostra più che classica era un cyber-punk con chiare connotazioni politico-sociali.
Quanto peso ha avuto la fantascienza letteraria nelle storie di Engaso 0.220 e a quali scrittori vi siete ispirati per realizzare il background della serie? Mi sembra che qualche debito sia nei confronti di William Gibson e del cyberpunk in generale…
La risposta di prima, conferma quando sia stata chiara la connotazione Cyberpunk, tanto che a distanza di tempo, tu non hai potuto fare a meno di associare Gibson ad Engaso. In effetti molti dei tanti sceneggiatori che hanno lavorato ad Engaso, erano magicamente folgorati da Gibson e il suo Cyberpunk. In ogni modo tutto iniziò da discussioni fra me e l’allora amministratore delegato Paolo Caputo. Entrambi volevamo un fumetto di chiara matrice fantascientifico-cyberpunk. A Paolo piacquero molto Enzo Squillo, Giuda Kant e Sasha che io gli proposi come tre protagonisti delle storie. Poi con alcuni disegnatori (i Gemelli Cestaro, G. Ricciardi, A. Marinetti e F. D’ambra) creammo ben 35 personaggi fra comprimari, prime donne e personaggi marginali. Il fatto che molti disegnatori fossero impegnati a vari livelli, fece sì che nessun personaggio fu trascurato ma anzi, tutti risultarono ben delineati ed accattivanti, tanto da essere tutti potenziali protagonisti. Con i personaggi tutti creati e il background ben delineato(Paolo ed io volevamo un fumetto con chiare connotazioni sociali) per i 7 sceneggiatori capeggiati da Francesco Casillo, mettersi a lavoro con un tale canovaccio, fu un gioco da ragazzi. Dopo 4 mesi avevamo un Dossier di ben 250 pagine.
In Engaso 0.220, come nei successivi tuoi lavori, c’è sempre stato un sottofondo sociale e politico alle storie, di cui in alcuni casi sei stato anche sceneggiatore. Come mai questa scelta che è, in ogni caso, nel segno più di un fumetto d’autore.
Queste tue considerazioni mi fanno venire in mente due frasi che una volta ho ascoltato per televisione. Una recente ad Invasioni Barabariche detta da Gipi, quando disse che dopo l’elezioni vinte da Berlusconi nel 94, lui stava così male che aveva dovuto esprimerlo attraverso delle vignette satiro-politiche. L’altra detta dal poeta Gianni D’Elia su Pasolini: “che ha comincia come poeta sublime, squisito della lingua italiana per arrivare a scoprire la storia ed il dovere di un impegno, in quanto essere umano sulla terra. Un poeta incivile, nel senso senza cittadinanza politico-letteraria, d’opposizione, contro! Un poeta che ha rischiato e ha perso la vita per il suo modo leopardiano di intendere la poesia, come ricerca del vero”. Per entrambi un’esigenza più che una scelta. Credo che la stessa cosa sia avvenuta anche per me. Prima per l’ascesa nella politica italiana di una persona sporca come Berlusconi e poi grazie a Beppe Grillo, dopo l’11 di settembre e grazie ad Internet e alla sua grande informazione libera, tutto questo anche per me ha fatto si che quella di denunziare, divenisse un’esigenza.
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