Blog, Vlog, YouTube, Second Life, MySpace, FaceBook, Wikipedia: benvenuti nel Web 2.0.
La società industriale è stata sostituita da tempo dalla società dell’informazione - dove l’elemento informazione gioca il ruolo che fu del petrolio e del carbone nella società industriale, ma siamo alla vigilia di una nuova rivoluzione. Alcuni segnali sono evidenti. Prendiamo l’informazione giornalistica. Nell’epoca di internet è cambiata radicalmente e il mutamento è ancora in atto. Basta pensare che Arthur Sulzberger, editore del prestigioso New York Times, ha dichiarato che entro cinque anni sparirà la versione cartacea del quotidiano, a favore della versione on-line. Tutto ciò grazie alla possibilità che offrono le nuove tecnologie di diventare giornalisti e/o editori. Blog, Vblog, YouTube sono tutti fenomeni che hanno messo in discussione il modo di fare informazione: ognuno, dotato di pochi e semplici mezzi tecnologici, può diventare giornalista e fare informazione grazie alla Rete. Ma non è solo una questione di tecnologia, ma anche di un approccio diverso a Internet. Quest’approccio si chiama Web2.0.
Di che cosa si tratta? In poche parole: ci si riferisce alla possibilità di produrre dati in grado di diventare indipendenti dalla persona che li crea o dal sito in cui vengono inseriti.
L'informazione - suddivisa in unità - viaggia liberamente da un sito all’altro, spesso in modi che il produttore non aveva previsto o inteso. Web 2.0 lascia ai dati una loro identità propria, che può essere cambiata, modificata o remixata da chiunque e per uno scopo preciso. Col web 2.0 stiamo vivendo una rivoluzione dei contenuti in cui tende a scomparire ogni distanza tra chi produce e chi consuma informazione.
Questo nuovo approccio alla rete – che in poco tempo è diventato business, come tutti i fenomeni sociali nati intorno e dentro la rete – affonda la sua essenza in due concetti: partecipazione e condivisione. Oppure social network, per chi ama gli inglesismi.
Ogni utente della Rete può realizzare un video e condividerlo con tutti attraverso YouTube, ma se quel video è stato ripreso con il proprio telefono ed il contenuto è un avvenimento significativo, ecco che il video diventa informazione, ripresa a sua volta dai giornali “ufficiali” di tutto il mondo.
Si producono enormi banche dati disponibili ed accessibili potenzialmente da tutti.
Wikipedia, ad esempio, è l’enciclopedia del sapere, a cui può partecipare chiunque, non solo chi è giornalista od esperto. Ognuno può aggiungere o modificare una voce dell’enciclopedia.
MySpace e FaceBook sono spazi in cui ognuno diventa in qualche modo un personaggio pubblico, condividendo quotidianamente i propri pensieri (ovviamente scritti e non solo). Uno spazio a cui partecipano e possono interagire fra loro tutti gli iscritti al servizio.
E se tutto questo non vi basta, allora potete realizzare i vostri sogni attraverso una seconda vita. Siete stanco di essere un impiegato o una casalinga frustrata? Allora Second Life è la risposta ai vostri desideri. Un mondo virtuale 3D on-line, di proprietà della LindenLab, a cui ci si accede via Internet con un software scaricabile dal web, e si interagisce con i contenuti e con gli altri residenti tramite una rappresentazione digitale di noi stessi, chiamata avatar.
Non c’è una narrazione prefissata, ma si è liberi di interagire e fare quello che si vuole.
È l’apoteosi del cyberspazio ideato dallo scrittore canadese William Gibson, o se preferite è la realizzazione concreta di ciò che è stato prefigurato nel 1992 dallo scrittore Neal Stephenson in Snow crash, romanzo in cui si ipotizza – prima di Second Life – un Metaverso molto simile al prodotto della LindenLab.
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