Subito dopo m’è venuta in aiuto la mia esperienza di pesca. Non ci sono dati certi, ma è mia convinzione che i polpi si pescavano allora come si pescano oggi, con la polpara utilizzando granchi o pelose per esca. Per pelose, per chi non è delle nostre parti, si intendono quei granchi pelosi di scoglio, saporitissimi. Oggi si pescano i polpi con i granchi, perché sono molto comuni e non molto prelibati, a differenza delle pelose che, piuttosto che appese a un filo a fare da esca, le si preferisce in una bella pentola colma di sugo. C’è un fatto curioso che mi ha sempre colpito: i granchi e i polpi sono nemici giurati, nel senso che si cibano a vicenda. Difatti per pescare i polpi si usano come esche i granchi, per pescare i granchi si usano come esche i polpi. Insomma, come se le mucche mangiassero noi, visto che noi le mangiamo. Che idea balzana!Nel capitolo seguente, quello della spada, per intenderci, ho dovuto documentarmi con la storia locale. Chi regnava su Molfetta in quel tempo? Dopo una ricerca non troppo lunga ho trovato Roberto di Bassavilla, conte di Conversano e signore di Molfetta, anche se, per la verità, questo personaggio si colloca intorno alla metà del secolo. Che poi il giovanissimo Corrado non sognasse che partecipare a una Crociata è abbastanza scontato. In quel periodo le crociate….. Non molti sanno che il termine crociata fu utilizzato per la prima volta nel XIII° secolo, quando le crociate erano terminate. La prima crociata (1096-1099), secondo alcuni eminenti storici come Franco Cardini, doveva essere semplicemente un pellegrinaggio a Gerusalemme, pellegrinaggio armato per ragioni di sicurezza. Quindi quando Papa Urbano II chiese, per la prima volta nella storia, a tutti i cristiani, nobili o popolani che fossero, di raggiungere Gerusalemme, nessuno pensava al risvolto militare che queste avrebbero avuto in seguito. Soltanto con la seconda crociata, datata 1147-48, il fine bellico divenne esplicito.È a quest’ultima che Corrado affida i suoi sogni.Ma torniamo alla nostra vicenda.Nel dialogo di introduzione del terzo capitolo tra Corrado e il nonno ci sono i nomi di molte conchiglie del nostro mare. Non ho dovuto faticare molto a trovarle, è bastato un vocabolario molfettese-italiano e altri testi facilmente reperibili nella mia biblioteca. Il problema era che avevo bisogno di un’altra conchiglia, che magari nessuno conoscesse. Ma delle conchiglie del nostro Adriatico si sa tutto. Allora non mi è rimasto altro che… inventamene una: la vesce, una conchiglia che richiamava la storia, ma che non esiste nelle nostre acque né in quelle di qualsiasi altro mare del mondo.Almeno spero…A questo punto ho pensato: bene, sono a posto, mi manca soltanto un mostro marino.Già, sembra facile trovare un mostro marino…Certo, la letteratura ne è piena, dalle piovre giganti ai serpenti di mare, dalle meduse velenose alle balene bianche. Ma il mostro di cui avevo bisogno era diverso, un mostro cattivo e orrendo, che abitasse le profondità più inaccessibili del mare, quelle che ancora oggi i pescatori evitano accuratamente. Eppure nelle nostre leggende non ce n’erano. Sì, c’era la Malombra, ma più che mostruosa era dispettosa, e poi era di terra, non di mare e…. IDEA! Perché non inventare una Malombra D’Acqua? Mostruosa e crudele, da descrivere sommariamente in modo da dare al lettore la possibilità di immaginarsela da solo.
Gli anacronismi e il difficile mestiere dello scrittore
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