Ad uno sguardo d’insieme i due volumi finora usciti per la Magic Press, che come abbiamo già detto coprono il contenuto del primo Omnibus Dark Horse, riescono a dare conto dei primi passi e dei primi tentativi di portare uno dei più validi elementi fantascientifici della cinematografia anni Ottanta nella sua incarnazione a fumetti. Con qualche debita eccezione la narrazione cui ci troviamo di fronte si rivela in effetti alquanto perfettibile e magari troppo legata all’atmosfera di rottura e ricca d’azione convulsa, non troppo ragionata, che stava dilagando in quel momento, stile Image Comics insomma, ma soprattutto si rivela non completamente matura, non consapevole delle sue piene possibilità. Se tralasciamo One Shot, una perla alquanto originale, pur tentando di discostarsi dagli accadimenti nudi e crudi del primo film, secondo la filosofia inaugurata dalla NOW Comics, gli autori di questo primo ciclo di storie rimangono però impelagati nella sua struttura più profonda che si ripete incessantemente per quasi tre miniserie senza nessuna variazione. Si comincia sempre da una piattaforma temporale e si finisce in poco tempo in uno scontro-inseguimento mozzafiato fra i cyborg e gli umani fino a quando una delle due parti, solitamente quella meccanica, non viene distrutta completamente. Nessun approfondimento, pochissime variazioni sul tema, se non d’ambientazione, ma soprattutto nessuna voglia di sfruttare le idee anche brillanti che cominciano a manifestarsi, nonostante tutto, nelle storie. Il Terminator deve uccidere in modo brutale venendo poi fermato in modo altrettanto brutale, ma molto più risicato, dall’eroe, meglio eroina, di turno: un lungo percorso per trovarsi davanti all’impalcatura del primo film. In effetti si potrebbe pensare che sia duro immaginarsi qualcosa di diverso per un essere meccanico programmato solo allo scopo di uccidere, se James Robinson non ci avesse proprio da subito dimostrato il contrario. L’ibrido uomo-macchina ed il suo rapporto con il colonnello dei ribelli, gli intrighi del Dottor Hollister, l’interesse del governo per la tecnologia proveniente dal futuro, le trame del suo assistente ed infine gli stessi rapporti fra i Terminator sono tutti percorsi per il momento sfruttati solo in parte e malamente, non più di accessori per un nucleo lineare non più complesso dell’antico adagio “uccidere per non essere ucciso”. Ci viene fornito quindi un buon spaccato di fumetto “d’epoca” e l’inizio stentato di un percorso che proseguirà evolvendosi nei due probabili prossimi volumi in uscita nel 2009. Sono due paperback, quelli che ci troviamo di fronte, immancabili magari per gli appassionati della saga di Terminator ma allo stesso tempo adatti per soddisfare la curiosità degli appassionati di fumetto: una lettura assolutamente non impegnativa con cui passare qualche ora.
Terminator: la saga a fumetti
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