Movimenti interstellari di capitale 

Nell’ultima sezione l’analisi si sposta sull’arbitraggio, che possiamo vedere come l’equivalente della speculazione quando il dominio di interesse si sposta dal tempo allo

spazio. Mentre la speculazione è un’operazione che consiste nel lucrare sulle differenze di prezzo di uno stesso bene in due momenti diversi, l’arbitraggio opera sulle differenze di prezzo tra due luoghi diversi. Possiamo quindi vedere l’arbitraggio come l’operazione che consiste nell’acquistare un bene su un mercato e rivenderlo sull’altro, giocando sulle differenze di prezzo al fine di ottenere un profitto.Krugman si chiede se l’arbitraggio interstellare tenderà a parificare i tassi di interesse. L’arbitraggio interstellare è decisamente più complesso del suo progenitore internazionale, dove un investitore può scegliere su quale mercato piazzare i propri beni praticamente in tempo reale. In uno scenario interstellare, la comunicazione è soggetta agli stessi vincoli del trasporto di merci. Così l’arbitraggio simultaneo non è praticabile. I beni viaggiano a frazioni della velocità della luce; i messaggi sono più veloci, ma comunque mai più veloci della luce. I prezzi relativi dei beni variano da pianeta in pianeta in conseguenza di questo fatto. Ma cosa possiamo dire sui tassi di interesse?Un po’ sorprendentemente, i tassi di interesse non risulterebbero così variabili come il prezzo delle merci. Per spiegarcelo Krugman considera un particolare esempio di una transazione interstellare di capitale. Mettiamoci nel caso semplificato che i costi degli interessi sulle merci in transito siano solo costi di trasporto.

Adesso consideriamo un trantoriano condurre la seguente serie di transazioni:

1. Trasporta beni sulla Terra.

2. Investe i proventi dalla vendita di questi beni in bond terrestri per K anni.

3. Acquista infine beni terrestri e li trasporta su Trantor.  

Il risultato di queste transazioni, viste come un investimento, deve essere lo stesso del mantenimento delle obbligazioni per lo stesso periodo, ovvero 2N + K anni. Avendo supposto che i costi di interesse siano solo costi di trasporto, si conclude dopo una serie di semplici ma rigorosi passaggi matematici che il tasso di interesse su Trantor non può essere diverso da quello sulla Terra.

Krugman arriva pertanto a enunciare il Secondo Teorema Fondamentale del Commercio Interstellare:

Se esseri senzienti potessero mantenere asset su due pianeti nello stesso sistema inerziale, la competizione equalizzerebbe i tassi di interesse sui due pianeti

Combinando così i due teoremi, ci accorgiamo di avere gli strumenti necessari per una teoria del commercio interstellare. I viaggi commerciali interstellari possono essere considerati alla stregua di investimenti, da valutarsi a un tasso di interesse che sarà comune ai diversi pianeti. Gli effetti del commercio sui prezzi di produzione, distribuzione del reddito e benessere possono essere descritti usando gli strumenti convenzionali dell’analisi dell’equilibrio generale. 

Ritorno alla Frontiera 

Krugman conclude la sua divertente scorribanda teorica nello spazio-tempo domandandosi se lo spazio si attesterà davvero come l’Ultima Frontiera dell’economia. Non possiamo dirlo ora. Quello che possiamo apprezzare è però il contributo fornito dall’autore all’immaginario del futuro. Parlarne, anche in questi termini al tempo stesso rigorosi e scanzonati, non può che essere un bene. Tanto più che il vecchio Krugman, malgrado i riconoscimenti internazionali, sembrerebbe non aver perso il suo vizio per la fantascienza: il suo prossimo lavoro, sul quale si trova attualmente all’opera, sarà infatti un saggio sui sistemi economici presentati nei romanzi di Charles Stross, che dovrebbe vedere la luce il mese prossimo.Se, ed eventualmente in che modo, lo spazio saprà rivelarsi Ultima Frontiera, sarà solo il tempo a dircelo.