Takeshi Kovacs era uno di loro, prima di ritirarsi nel suo mondo natale: uno Spedi. Nato sotto

i fuochi d’angelo degli orbitali, le inespugnabili sentinelle marziane che presidiano il cielo di Harlan’s World, abbattendosi con furia implacabile su qualsiasi velivolo troppo rapido o non abbastanza primitivo, Tak ha appreso qui la legge della strada. Dopo essersi barcamenato come piccolo gangster nei bassifondi di Newpest, per qualche tempo si era unito ai marines tattici di Harlan’s World. Poi si era lasciato arruolare nel corpo di punta delle armate al servizio del Protettorato. Ovunque ce ne fosse bisogno, il Corpo di Spedizione arrivava e risistemava le cose per conto delle NU. Senza prestare molta attenzione ai danni collaterali.Ma ormai quella è vita vecchia: insieme a Innenin, Sharya, Nkrumah’s Land, Adoracion, Hun Home e i mille orrori che costellano la sua vita al servizio del Corpo. Tutto quello che resta a Kovacs di quegli anni è il condizionamento (l’intuito da Spedi), gli insegnamenti di Virginia Vidaura, e una manciata di pessimi ricordi che proprio non vogliono saperne di lasciarlo in pace.Tra il suo presente e la sua vita da Spedi Kovacs ha cercato di frapporre una barriera fatta di altre memorie, imprese diverse, volti nuovi. Purtroppo non tutti riescono a rasserenarlo quando gli si ripresentano nel ricordo. Catturato insieme alla sua donna, Sarah Sachilowska, mentre cercava di organizzare un piccolo giro di contrabbando su Harlan’s World, Kovacs si è ritrovato coinvolto in una indagine sulla vecchia Terra, per le strade di San Francisco e nei cieli della West Coast (raccontata nel sorprendente romanzo d’esordio di Morgan, Altered Carbon, 2002, qui da noi uscito con il titolo di Bay City per l’Editrice Nord e poi in edizione economica da Tea Due). La sua indagine sui retroscena della morte di un Mat, maturata in circostanze anomale, ha portato allo scoperto una quantità di marciume nascosta sotto il velo di rispettabilità che maschera manovre politiche di dubbia moralità e la perenne logica del dominio che disciplina i rapporti sociali anche nel mondo del XXV secolo. Abbastanza da allontanarlo dalla culla e sospingerlo nuovamente indietro verso la frontiera, su Sanzione IV, pianeta stravolto dagli strascichi di una ribellione che non esita a ricorrere ad armi non convenzionali che non tardano a trasformarlo nel teatro di un genocidio (Fallen Angels, del 2005, pubblicato sempre dalla Nord con il titolo di Angeli Spezzati). È qui che lo abbiamo ritrovato dopo l’ennesimo salto sull’abisso del tempo, a gestire una complessa trattativa che coinvolgeva tecnologia e archeologia marziana nel tentativo di guadagnare un agognato diritto al riscatto. L’esito di quell’impresa, per quanto lo avesse arricchito di nuove cicatrici, ci aveva congedati da un Kovacs che sembrava finalmente sulla via di ritrovare se stesso, in rotta verso Latimer e – forse – di nuovo a casa, su Harlan’s World.

All’inizio de Il ritorno delle furie (Woken Furies, 2006) lo ritroviamo in effetti su Harlan’s World, più precisamente a Tekitomura, rilanciata nell’economia planetaria dall’Iniziativa Mecsek, il nuovo governo mondiale. Tek’to è la testa di ponte per New Hokkaido, continente-isola infestato dagli strascichi dell’ultimo conflitto che ha opposto i ribelli quellisti alle truppe governative. E questi strascichi hanno le fattezze di micidiali armi nanotecnologiche, le mamint (che sta per Intelligenza Macchina dei militari), la cui distruzione offre collocamento alle squadre speciali dei disAt, mercenari specialisti in disinfestazione perfettamente collaudati per agire in gruppo, sincronizzati attraverso un sistema di coordinamento bioware. Quando un affare andato male lo costringe ad abbandonare la città in cerca di acque più tranquille, Kovacs – che, come i lettori che lo hanno già conosciuto sapranno bene, è la quintessenza del cinismo individualista e non poco nichilista – si ritrova coinvolto proprio in una di queste squadre, gli Infiltratori di Sylvie, alla cui comandante ha appena salvato la vita.

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