Il fabbricatore era brutto, rumoroso, a rischio d’incendio, e puzzava. Borislav l’aveva acquistato pensando che i ragazzi del quartiere lo avrebbero utilizzato.
Nevicava la mattina in cui arrivò, allora si mise i guanti da lavoro, indossò il cappotto lungo e il cappello di pelliccia,quindi trapanò rumorosamente il muro del suo chiosco, poi con il nastro adesivo e filo di ferro sistemò il fabbricatore.
Non appena i ragazzi del quartiere si accorsero di quello che faceva, iniziarono a prenderlo d’assalto,e ogni giorno spendevano tutti gli spiccioli che riuscivano a racimolare. La nuova impresa di Borislav ebbe in breve un grande successo.
Il fabbricatore creava piccoli giocattoli di plastica a partire da modelli 3D generati al computer. Dopo una settimana, i giocattoli del fab diventavano letteralmente spazzatura: si sbriciolavano in una sostanza non tossica, simile a cera, che i ragazzini più piccoli amavano masticare.
Naturalmente, Borislav aveva pensato che la breve vita di quei giocattoli avrebbe scoraggiato i bambini dal comprarli. Ma non fu così, perché quello non si rivelò un difetto, bensì una caratteristica. Ogni giorno, dopo la scuola,un’ansiosa banda di ragazzi si radunava intorno al chiosco verde di Borislav e, con le mani inguantate, inserivano nella macchina i loro magri risparmi. Poi esultavano, litigavano e a volte arrivavano ad azzuffarsi per accaparrarsi le luccicanti fab-card.
Bastava infilare la fab-card (sulla quale era riprodotta un’immagine del giocattolo) nella fessura del fabbricatore. Dopo un rovente attimo di profonda eccitazione, fra sibili, spruzzi e cattivi odori, il fabbricatore rigurgitava un dinosauro nuovo di zecca,un bambolotto o un pompiere.
Al traffico pedonale non sfuggiva la ressa di ragazzi ammassati attorno al chiosco.
Mentre camminavano sulla strada innevata, gli adulti rallentavano, davano un’occhiata alle numerose tentazioni esposte nelle vetrine di Borislav, e poi compravano qualcosa, d’impulso: la sciarpa di una squadra di calcio, per
esempio, o un pacchetto di fazzoletti per un naso che colava.
Ancora una volta Borislav aveva visto giusto e anticipato gli eventi: in città era l’unico chiosco con un fabbricatore.
Lui era un veterano commerciante di strada e il fabbricatore sembrava fatto proprio per lui. Non sapeva il perché,ma certamente c’era una ragione se quei chiassosi ragazzini erano tanto ansiosi di comprare giocattoli che si sfasciavano e diventavano spazzatura nel giro di poco tempo.
Prima di installare il fabbricatore, nel chiosco di Borislav si potevano trovare le solite cose che avevano tutti gli altri chioschi: gomma da masticare, cioccolatini, bottiglie di alcol scadente da comprare all’ultimo momento, scintillanti portachiavi souvenir che i turisti non avrebbero mai usato in nessuna occasione. Quegli oggetti erano l’essenza stessa della vita di un chiosco.
Ora però le cose erano diverse, grazie a quelle colorate schede di plastica con i modelli 3D. I ragazzi più grandi già le collezionavano: non i giocattoli che ci si facevano, ma le schede stesse.
E proprio quel giorno, dal suo solito posto nel cubicolo dalle pareti in vetro, Borislav aveva compiuto il passo logico successivo.
Aveva offerto ai ragazzi schede da collezione ultra-scintillanti, carissime, che non avrebbero mai prodotto nessun tipo di giocattolo. E naturalmente i ragazzini erano impazziti per averle. Ne aveva vendute cento.
E anche in questo c’era una logica che Borislav non comprendeva. Lui agiva con l’istinto del venditore da strada.
Sapeva che i ragazzini, per la loro stessa natura, non erano in grado di comprendere
l’importanza del denaro. E Borislav si rendeva conto che prendere quello che gli potevano offrire non era il suo vero scopo.
Loro portavano il senso del futuro. Il ribollire della loro energia era il sintomo di qualcosa di più grande.
Borislav non aveva una parola per definire tutto questo, ma lo percepiva, nello stesso modo in cui con la sua gamba dolorante percepiva l’approssimarsi di un temporale.
Il senso del futuro poteva portare soldi a un uomo. I soldi non avevano mai salvato un uomo senza futuro.
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