Sono trascorse solo poche settimane dal nuovo passaggio ravvicinato della sonda Messenger sul pianeta Mercurio (avvenuto il 6 ottobre) e già ci sono delle novità.
Il volo ha permesso di fotografare parti della superficie (circa il 30%) che mai erano state riprese fino a ora e quindi ha contribuito a formare una sua prima visione globale dando indicazioni sulla composizione mineralogica e sulla possibile attività vulcanica del passato. Questa manovra era la seconda di una serie di tre (l'ultima della serie è prevista per il settembre del 2009), prima dell'inserimento della sonda in un'orbita definitiva nel 2011.
Il passaggio ha rivelato strane zone superficiali di colore bluastro che non erano mai state viste in precedenza. I ricercatori non si sono subito resi conto che la diffusione di queste zone è più ampia di quanto pensato inizialmente, tanto che sono state riconosciute anche in altre parti del pianeta.
Il materiale è più scuro del resto della superficie e pare sia stato estruso a causa degli impatti meteorici, anche se non tutti i crateri (di cui Mercurio è pieno come tutti i corpi celesti privi di atmosfera) ne mostrano la presenza. Questo indicherebbe che i depositi di minerali non sono distribuiti in maniere omogenea al di sotto della superficie.
La composizione è ancora sconosciuta, anche se i ricercatori ipotizzano che sia a base di minerali opachi, come l'ilmenite (minerale di ferro e titanio), che è abbastanza diffuso sulla Luna o di silicati contenenti atomi di ferro disposti in maniere particolare.
Saranno ovviamente necessari i dati dei prossimi passaggi.
Altri dati ricavati da misurazioni laser indicano che le variazioni di altitudine della superficie in questa parte del pianeta sono inferiori a quelle della parte già "conosciuta", a indicare che l'emisfero occidentale è più liscio di quello orientale. Sono anche stati riconosciuti segni di attività vulcanica superiori a quelli finora ipotizzati.
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