Mai sentito parlare di Stoddard, Anders, de Vries, Lyn Powell o Cramer? Non c’è da stupirsi: i loro nomi non hanno ancora preso piede in Italia, a parte forse quello di Anders, del quale è uscito un racconto su Robot. Eppure questi scrittori, più o meno emergenti, stanno dando vita a un vivace dibattito a colpi di post sui loro blog, rimbalzandosi commenti e suggestioni da una sponda all’altra dell’oceano Atlantico. Oggetto del contendere: niente di meno che una nuova visione della fantascienza.
Ecco, in poche parole, cosa è successo sin qui.
Inizia tutto Jason Stoddard (43 anni, californiano) nel febbraio 2008, quasi per scherzo: “Alcuni testi che leggo oggi sono tanto cupi da farmi venire la voglia di tagliarmi le vene e infilarmi nella vasca da bagno. Per cui date uno sguardo al nuovo titolo del mio blog: Strange and Happy”. Strano, perché il mondo in cui viviamo è in rapida evoluzione e diventa sempre più difficile da riconoscere. Felice, perché ciò non deve essere per forza interpretato in senso negativo. Anzi, la tecnologia è il mezzo per farci vivere meglio. Chiaro? Detto da uno che si è guadagnato nomination ai premi Hugo ed è stato finalista al Theodore Sturgeon Memorial Award (con Panacea nel 2005), poteva mai passare inosservato?
No. E infatti: qualche mese dopo ecco la risposta di Damien Walter (31 anni, inglese) sul Guardian (dove ha un suo blog personale). Costui, al termine di un’interessante retrospettiva sul storia della fantascienza, afferma: “Oggi la vera sfida è creare visioni del futuro in cui la gente possa identificarsi”. Walter, oltre ad aver collaborato con varie testate fantascientifiche e scritto racconti brevi, lavora per la BBC Radio e sta attualmente scrivendo il suo primo romanzo (con una ‘borsa’ assegnata dall’Arts Council of England). Segue Lou Anders, altro americano e altro ‘nominato’ agli Hugo (www.louanders.com), direttore editoriale della Pyr (parte della Prometheus Books) con un intervento dal titolo Sono stufo delle macchine volanti, dove sposa in pieno l’auspicio di Walter.
È poi la volta poi di Kathryn Cramer (www.kathryncramer.com), che invece critica qualche punto della ricostruzione storica di Walter (soprattutto su alcune ‘etichette’ affibiate a Asimov) e indica la fantascienza come la fonte che può fornire gli ‘strumenti percettivi’ per interpretare il presente (e giustifica anche l’attuale predominio di toni negativi, ‘visti i tempi’…). Intervengono poi anche Jetse De Vries (http://eclipticplane.blogspot.com) e Gareth Powell (www.garethlpowell.com). Il consiglio è di partire dal blog di Stoddard (www.strangeandhappy.com), in cui sono presenti tutti i link, e ripercorrere un dibattito ricco di spunti, impossibile da sintetizzare in poche righe.
Sta di fatto che Stoddard, forse galvanizzato dall’attenzione riservata al suo primo blog, è tornato sull’argomento e l’ha ampliato fino alla creazione di un vero e proprio manifesto. Tutto parte da un dato di fondo: riconosciamo che stanno accadendo cose positive. E partiamo da qui, attribuendo alla fantascienza ‘positiva’ la possibilità di apportare un cambiamento allo stato delle cose. Gli scrittori che aderiscono a tale ‘spirito’, accolgono la sfida di ispirare i lettori verso comportamenti ‘positivi’ e verso il cambiamento. Lo stesso Stoddard ammette poi di non avere ancora un’idea precisa di cosa sia concretamente questo ‘futuro migliore’, ma il suo vuole essere un primo spunto. Una chiamata a raccolta di scrittori di buona volontà.
Del resto, di dichiarazione d’intenti e manifesti è piena la letteratura moderna. In Italia ricordiamo il Manifesto del futurismo di Marinetti (siamo nel 1909, quasi cento anni fa). I due testi ovviamente non hanno nulla da spartire, se non una generica sensibilità verso la tecnologia come fattore determinante per il cambiamento della condizione umana (Marinetti: “Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli aeroplani…” Stoddard: “I want people to be inspired to do the work necessary to get us off the planet. To create workable nanotechnology. To create space elevators…”). Ma forse le parole di Stoddard rimandano ancora più indietro, ai viaggi straordinari di Verne (Ventimila leghe sotto i mari, 1870) o ai pulp magazines di Gernsback e poi di Campbell, quando si narravano storie avventurose basate su meravigliose invenzioni. Ecco: la meraviglia, lo stupore di fronte a ciò che l’uomo può creare sembra essere al centro di questa spinta ‘ottimista’ che si respira su Internet. Vedremo se attecchirà o sarà solo una fumata bianca.
Intanto, volete leggervi Winning Mars, l’ultimo romanzo di Stoddard? Eccolo qui: http://strangeandhappy.com/pdf/Winning_Mars-F1.1.pdf
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