Nel frattempo il francese Michel Gondry comincia il suo percorso visionario e onirico, presentando la propria visione del mondo in numerosi e immaginifici video per artisti del calibro di Bjork, Massive Attack, Portishead, Daft Punk, Rolling Stones e molti altri. In tutti questi lavori la componente fantastica è sempre presente, corroborata da un potente e innovativo uso delle tecnologie digitali; Gondry trasferirà poi questa esperienza nel mondo del cinema, in un film di successo come Eternal sunshine of the spotless mind.
Iniziano a fare capolino anche alcuni esperimenti italiani. L’uso della fantascienza è ruvido in La fabbrica di plastica (1996), nel quale Gianluca Grignani si muove in una claustrofobica fabbrica di cloni. In Gli Angeli (1996), diretto da Roman Polanski, Vasco Rossi volteggia al limitare del sistema solare per poi precipitare in un buco nero e viaggiare oltre lo spazio alla ricerca del vero senso dell’esistenza.
Il millennio termina con un’altra pietra miliare. Questa volta è Chris Cunningham, regista inglese che ha iniziato la propria carriera collaborando con Ridley Scott e David Fincher, a traghettare nel mondo dei videoclip la propria poetica visiva. Dopo il pluripremiato Frozen, esperimento digital-mistico targato Madonna, nel 1999 si mette al servizio di Bjork, artista islandese sensibile e raffinata. Il risultato è All is full of love, un video che riesce nel piccolo miracolo di unire estetica androide, sensualità tecnologica e poesia dei sentimenti intrisi nell’acciaio. La passione dei due robot antropomorfi, entrambi con le sembianze della cantante, è in grado di accendere la fredda e asettica fotografia che ricorda le atmosfere di 2001: Odissea nello spazio; l’acqua che scorre sulle giunture di titanio è l’amore che pervade ogni essere vivente, di carne o di metallo che sia.
Il videoclip del 2000
Il terzo millennio vede il consolidarsi delle tendenze già viste nei decenni passati. Nelle sale cinematografiche arrivano le riscoperte dei classici come Il pianeta delle scimmie, Solaris e Star Wars, che riprende la sua cavalcata con la seconda trilogia; le disperate visioni del futuro di Minority Report e A.I. – Intelligenza artificiale; gli equilibrismi mentali di Donnie Darko e l’adrenalina maschia di Pitch Black. Gli aspetti superficiali e spettacolari delle tematiche fantascientifiche continuano a popolare i video degli artisti pop più commerciali: così il rapper 50 Cent è un androide antropomorfo nel video di In da club (2003), Justin Timberlake si muove tra spazi virtuali e interferenze digitali in Lovestoned (2007), mentre in She wants to move (2004) il raffinato Pharrell Williams si lascia scappare un saluto vulcaniano. In un analogo percorso si muovono anche artisti nostrani come ad esempio Eros Ramazzotti in Fuoco nel fuoco (2000) e Laura Pausini in Surrender (2002), riprendendo le atmosfere fanta-chic dei video pop anglosassoni. Intanto l'istrionico rapper Caparezza riempie molti dei suoi video di citazioni fantascientifiche: in Fuori dal Tunnel (Del divertimento) del 2003 viene inseguito dalla mitica "palla" vista nella serie tv Il prigioniero, in Vengo dalla luna interpreta uno stralunato alieno, mentre Abiura di me (2008) è un divertito omaggio allo stile di un film di culto degli anni ottanta quale Tron.
Il più spregiudicato è ancora George Micheal, che in Freeek! (2002) propone il suo modello di erotismo, tra tute in latex per il cyberspazio e atmosfere che oscillano da Blade Runner a Il Quinto Elemento. The Cranberries dell’algida Dolores O’Riordan, in This is the day (2002) scendono sulla Terra a bordo di un monolito rosso simile a quello nero del capolavoro di Kubrick; ancora una citazione di tale film arriva dagli italiani Verdena nel loro ultimo singolo Caños (2007), nel quale due astronauti si fronteggiano davanti a una tavola imbandita. Invece Ligabue, nel video della nuova versione di Piccola stella senza cielo (2003), canta sullo sfondo di una Venezia futura sospesa tra le nuvole, tra gondole volanti e vestigia di un passato che non vuole farsi dimenticare.
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