Se H.G. Wells abbia scritto La Guerra dei Mondi avendo in mente una particolare melodia, l’aria di un’opera, o l’attacco di una sinfonia, non ci è dato di saperlo. Se Jules Verne, nelle notti insonni passate ad osservare il cielo stellato, abbia fantasticato di un missile lanciato verso la Luna vibrando sotto le note di una grandiosa fanfara, resterà un segreto custodito per sempre nelle viscere della storia. Certo è che l’epica della fantascienza non è mai stata muta. Tecnicamente, là dove il vuoto dello spazio impedisce il propagarsi dei suoni come noi li percepiamo, l’immaginario degli uomini ha colmato questo vuoto con musiche a volte roboanti, a volte sommesse, ma sempre intimamente connesse al pensiero del futuro che in quel momento si voleva rappresentare. Lo sanno bene tutti coloro che, leggendo un libro di fantascienza, hanno scelto quale cd mettere in sottofondo finché non hanno trovato quello “giusto”. Lo sanno perfettamente i compositori di colonne sonore per il cinema, che si sono sbizzarriti in musiche che espandessero tutta la gioiosa potenza dei mondi fantastici rappresentati sul grande schermo. Lo aveva capito Stanley Kubrick, il cui genio infinito creò l’identità tra il Bel Danubio Blu di Johann Strauss e il volo della navicella spaziale in 2001: Odissea nello spazio, magnifico istante che sintetizzava la potente avventura della conquista dello spazio.
Il trinomio fantascienza-immagini-musica è sempre stato affrontato in quest’ordine, almeno fino agli inizi degli anni settanta, periodo in cui si affacciò sulla scena televisiva una nuova forma espressiva. Il videoclip, nato inizialmente dall’esigenza commerciale di espandere la promozione di una canzone o di un disco, nel corso degli anni si è trasformato ed evoluto, arrivando a toccare, nelle sue espressioni più elevate, la forma artistica pura. Prendi una melodia, traducila in immagini; era inevitabile che prima o poi anche la fantascienza, la cui potenza evocativa è soprattutto immagine, facesse capolino tra un riff di chitarra e un giro di basso.
L’Alieno è “glam”
I videoclip hanno la propria origine nei videojukebox, invenzione tutta italiana che spopolò nei bar e nei locali negli anni sessanta. Da lì in poi, l’idea di mettere in immagini le canzoni per aumentarne la penetrazione commerciale si sparse in mezzo mondo, e coinvolse tutti i più grandi artisti a partire dai Beatles per arrivare nel 1975 a Bohemien Rapsody dei Queen, considerato a lungo e a torto il primo vero videoclip della storia. In tutto questo la fantascienza era quasi del tutto assente, con un’unica vistosa eccezione. Era il 1969 e usciva Space Oddity, il secondo album di un giovane musicista di Brixton. Nel filmato di presentazione del singolo omonimo trasmesso dalla BBC, si raccontava per immagini la storia triste di un astronauta perso nello spazio e delle sue riflessioni sul destino. L’astronauta era interpretato dallo stesso musicista, un tipo smilzo e lunare con un occhio diverso dall’altro: David Bowie irrompeva così sulla scena musicale mondiale, con il suo rock carico di suggestione fantascientifiche e atmosfere glam, con la suo essere alieno agli schemi del mondo musicale, caduto sulla Terra come il protagonista del romanzo di Walter Tevis – e non a caso Bowie fu scelto per interpretarlo nella trasposizione cinematografica del 1975. La produzione musicale di Bowie di quegli anni, fino al grandioso The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars del 1972, si inseriscono a pieno titolo nella corrente dello space rock, a cui aderirono parecchi gruppi compresi, a tratti, anche i Pink Floyd; tale corrente proseguì e trovò l’apoteosi dei contenuti nel gruppo francese dei Rockets, che spopolò nelle classifiche fino agli inizi degli anni ottanta. I riferimenti di questi artisti si trovavano quasi interamente nella fantascienza scritta: nei testi del Duca Bianco, come venne soprannominato Bowie successivamente, come in quegli degli altri gruppi, le suggestioni visive derivano dalle pagine dei romanzi degli anni sessanta e settanta. Le atmosfere postatomiche, i cambiamenti della società, l’alieno tra noi; tutto questo e altro ancora sono perlopiù trasposizioni in musica di immagini scritte, che poi trovano nuova forma nei primi tentativi sperimentali di videoclip con un abbozzo di trama. Da lì a poco sarebbe però arrivata l’autentica rivoluzione, con tutte le influenze che ne sarebbero scaturite.
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