Nel 1952, Sunny proclamò la sua vocazione: Egli era un cittadino di Saturno, non del Pianeta Terra; era non umano, piuttosto un “angel race”; si riteneva un messaggero, il servo di un Comunicatore Cosmico di cui doveva recapitare il messaggio.

Ma qual'era questo messaggio? Cosa voleva dirci Sun Ra attraverso la sua musica? Sebbene il suo punto di vista fosse spesso descritto come una filosofia, egli ne rifiutò il termine preferendo invece “equazione”. La premessa deve allora essere ricercata nella sua ferma credenza di un essere eterno che lo conduce ad associare al termine “nascita” un valore erroneo. La parola inglese “Birth” corrisponde dunque e per una equazione di suoni a “berth” (attracco). Essere nati significa cercare il proprio posto ed è per questo motivo che Sun Ra sosteneva di essere “arrivato” sul pianeta terra in un' epoca indeterminata. La trasgressione dell'ordine temporale che mischia il passato in quanto ricordo, al presente e al futuro, contribuisce a costruire un labirinto concettuale, sollevando una riflessione propria del nostro secolo: la capacità di organizzare e vivere il tempo in maniera storica. È questo uno dei cardini rintracciabili nella letteratura fantascientifica di Philip K. Dick di cui a breve parleremo e del movimento Afrofuturista in cui Sun Ra si inserisce a pieno e  inconsapevolmente. Egli ha creato una mitologia complessa che, attraverso la musica, si oppone al pensiero oppressivo occidentale che esclude i Neri dalla società, rendendoli non reali. La sua mitologia si permette strumento di conoscenza per la comunità nera che vive un conflitto di ordine storico e sociale: riconoscersi come il primo popolo esistito sulla terra e allo stesso tempo come “l'essere estraneo” che non ha un ruolo definito nella società. A questo proposito Sun Ra è stato visibilmente ispirato dal concetto di “Doppia-coscienza” che W.E.B Du Bois rimarca frequentemente all'interno dei suoi saggi. In Strivings of Negro People e in The Souls of Black Folk si legge di un conflitto, una guerra interiore subita dai Neri, i quali percepiscono loro stessi attraverso i pregiudizi altrui, perdendo a mano a mano la loro vera identità. Due nature combattono tra loro, l'una Americana e l'altra Nera: due anime, due pensieri, due ambiti non conciliati, due ideali guerrieri in un corpo la cui forza ostinata si esercita in direzioni diverse. La risoluzione di questo conflitto è vista dunque come l'unica possibilità per la comunità Nera di recuperare la propria vera identità, liberandosi dal pregiudizio subito passivamente dopo secoli di schiavitù.

Le performances di Sun Ra, spettacolari ed elaborate, muovono dal bisogno di una riconciliazione; lui, l'alieno che proviene da un altro pianeta, la cui musica si proclama evocazione di una realtà a venire, di un viaggio spirituale che nello shock dell'estraneità conserva una carica speculativa.

Nel 1972, Darko Suvin definisce la fantascienza come un genere letterario la cui condizione necessaria e sufficiente è la presenza e l'interazione di estraneità e cognizione che permetta all'autore di elaborare un contesto immaginario alternativo alla realtà empirica circostante. Per trasporre questo concetto su un piano più vasto che comprenda tutte le arti in genere possiamo pensare all'esame particolare fatta dai formalisti russi del concetto di “ostranénie” (estraneità). In Resurrezione della parola, Victor Chklovski propone una connotazione del concetto di de-familiarizzazione in rapporto alla funzione speculativa dell'opera d'arte. La potenza dell'arte non è quella di un realismo che sarebbe adatto a fornire una rappresentazione adeguata della realtà storica e sociale supposta, al contrario la destabilizzazione della rete dei significati e delle rappresentazioni che costituiscono la nostra immagine della realtà. Questa sospensione permette di concepire “l'estraniamento” come una chiave capace per la mente di aprire una porta in grado di mostrare una nuova percezione del mondo. Chiunque abbia avuto l'occasione di ascoltare Sun Ra, avrà notato la particolarità del suo fare musica che accresce la difficoltà dell'ascoltatore per le sue dinamiche improvvise e spesso estranianti. Lo stesso vale per i romanzi dickiani degli anni 60-70 in cui il problema di una realtà univoca ed autentica disorienta il lettore catapultandolo in un labirinto cognitivo non facilmente districabile.